domenica 27 luglio 2014

Florida: puma batte oil company 1 a 0 (fine primo tempo)

Non è un cartone della Walt Disney o una nuova saga ecologista stile Avatar di James Cameron. Succede veramente in Florida dove gli ambientalisti che hanno partecipato alla campagna Florida Panther di Sierra Club, Conservancy of Southwest Florida, Stonecrab Alliance, Preserve our Paradise e South Florida Wildlands Association festeggiano in questi giorni la vittoria dei puma della Florida (che qui chiamano pantere) dopo una battaglia durata un anno: sono state, infatti, bloccate la scorsa settimana le trivellazioni petrolifere nelle Everglades e Big Cypress Watersheds, nel sud-ovest della Florida, dopo che la Dan Hughes oil company ha annunciato l’abbandono del suo progetto di perforazione con la tecnica del fracking su un’area di 115.000 acri popolata dagli ultimi puma dello Stato.
La battaglia ambientalista contro la compagnia petrolifera texana era iniziata nell’aprile 2013, quando la Dan Hughes aveva inviato una lettera per informare i residenti di un quartiere di Naples che sarebbe stata istituita un’indagine esplorativa con la discussa tecnica di fratturazione idraulica per la realizzazione di un pozzo petrolifero a circa 300 metri dal sobborgo ed a 600 metri dal Florida Panther National Wildlife Refuge. La tecnica del fracking consiste nel perforare il terreno fino a raggiungere le rocce che contengono i giacimenti di petrolio e successivamente iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superfice del greggio. L’uso massiccio del fracking negli Stati Uniti ha rivoluzionato il settore energetico, ma ha anche destato preoccupazioni per le sue conseguenze sismiche e sul fronte ambientale per via dell’enorme quantità di acqua che deve essere trasportata nei siti di esplorazione causando sprechi significativi, per non parlare dell’utilizzo di sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute umana che potrebbero contaminare le falde acquifere presenti intorno all’area di estrazione (solo l’80 per cento del liquido iniettato nel foro, infatti, torna in superficie come acqua di riflusso, il resto rimane nel sottosuolo).
La poco allettante prospettiva ha scatenato le proteste della gente e dall’aprile del 2013 si sono susseguiti numerosi incontri con gli amministratori pubblici ed audizioni per valutare i costi ambientali dei pozzi di petrolio nelle Everglades occidentali. La contea era così preoccupata per l’impatto del progetto di perforazione che ha fatto un “consent order” tra la Dan Hughes e lo Stato della Florida. All’inizio di quest’anno, la US Environmental Protection Agency ha tenuto un forum pubblico per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini e alle oltre 167.000 pertinenti osservazioni presentate dal Sierra Club che chiedevano la revoca immediata del permesso esplorativo. Per il Sierra Club “Le preoccupazioni per la trivellazione nelle Everglades occidentali sono numerose: vanno dalla qualità delle acque all’idrologia, dalla frammentazione degli habitat all’aumento della mortalità dei puma”. Per queste pantere della Florida, il cui numero in questi anni è sceso a 100 - 180 unità, la costruzione dei pozzi avrebbe portato all’alterazione dell’habitat primario e delle aree utilizzate per cacciare, rifugiarsi e spostarsi. L’aumento del traffico con grandi camion lanciati su strade piccole ed isolate avrebbe inoltre aumentato le probabilità di investire le pantere, ad oggi la principale causa di decesso per la pantera autoctona. Forse ancora più importante per il pensiero green americano la Dan Hughes oil company “non ha condotto studi che dimostrino quali impatti ha la trivellazione di petrolio sulle pantere e altri animali selvatici”. Gli studi comportamentali sulle pantere sono pochi e datati, e oggi non è possibile sostenere che la perforazione non inciderà sui modelli di comportamento dell’animale tanto che per la comunità locale pensare che “pantere e pozzi di petrolio possono coesistere è inaccettabile”. Una cosa è certa: i dati della telemetria che segue le pantere identifica chiaramente un’enorme quantità di attività dell’animale nella zona, compresi i punti di telemetria sulla parte superiore del sito individuato dalla Dan A Hughes Società,  e “sostenere che non sono stati trovati nella proprietà tracce dell’animale è una menzogna palese” ha dichiarato il Sierra Club.
Il confronto tra ambientalisti e la Dan Hughes oil company ha preso la "giusta" piega per le pantere solo qualche settimana fa, quando il Florida Department of Environmental Protection, che fino ad allora aveva sostenuto le trivellazioni, ha emesso in un comunicato stampa nel quale dichiarava che la ricerca petrolifera avrebbe utilizzato la tecnica del fracking, “una tecnica illegale nelle aree protette della Florida” ottenendo l’appoggio del senatore democratico Bill Nelson (l’ex astronauta dello Space Shuttle) che in una conferenza stampa con il Sierra Club ed altre associazioni ambientaliste ha espresso tutta la sua preoccupazione “Per la sicurezza pubblica, la qualità delle acque e gli impatti sull’ecosistema delle  Everglades”. “Abbiamo speso miliardi di dollari per ripristinare la Everglades - ha aggiunto  Nelson - voglio essere sicuro di quello che vogliono fare non sia un pasticcio”. Il giorno dopo queste dichiarazioni la Dan Hughes oil company ha annunciato il blocco dei lavori.
Per il Sierra Club questa è stata “una grande vittoria per tutti gli attivisti ed i cittadini del sud-ovest della FloridaMa anche se abbiamo vinto questa battaglia, la guerra alla trivellazione petrolifera è tutt’altro che finita”. Altre due compagnie, infatti, la Tocala e la Burnett, stanno proponendo di fare alcune perforazioni esplorative su oltre 200.000 acri nell’area di Big Cypress mettendo nuovamente a rischio in nome della ricerca del petrolio uno dei più delicati ecosistemi del mondo. Come se non bastasse sulla Florida e sulle sue specie animali incombe già un’altra inaspettata minaccia: l’università di Miami all’inizio del mese ha venduto 88 acri di “pine rockland” in via di estinzione e l’acquirente, la società immobiliare Palm Beach County Ram Realty Services Ram, intende abbattere la pineta per costruirci un ipermercato Walmart, un LA Fitness, un Chik-fil-A, Chili e 900 appartamenti. Gli ambientalisti temono che il progetto abbatterà piante rare e danneggerà specie di animali in estinzione, comprese due rarissime farfalle, l’aquila calva, il serpente indaco e il pipistrello della Florida.  Per questo gli ambientalisti sono pronti ad una nuova battaglia per preservare uno degli ultimi brandelli della savana che ricopriva il sud della Florida e della quale ora rimane solo un 2%. 
Alessandro Graziadei

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