sabato 8 novembre 2014

Global Gender Gap Index 2014: persiste il divario di genere

Alcuni giorni prima che, nel discorso di sabato scorso, Obama parlasse delle discriminazioni subite dalle donne nel mondo, “Meritate le stesse possibilità di successo” ha ricordato il presidente, la speciale classifica del “Global Gender Gap Index 2014” elaborata annualmente per monitorare la portata e l’ampiezza della disparità di genere nel mondo dal Forum economico mondiale (Wef) certificava anche quest’anno il persistere di pesanti iniquità tra uomo e donna. Il Global Gender Gap è stato introdotto nel 2006 come quadro di riferimento per catturare l’ampiezza delle disparità di genere a livello mondiale nel campo sanitario, economico-lavorativo, educativo e politico monitorandone il progresso con confronti tra più di 100 Paesi. Le diverse classifiche sono pensate per creare una maggiore consapevolezza attorno alle sfide poste dai divari di genere e le opportunità create dalla loro riduzione, mentre la metodologia e le analisi quantitative dietro le classifiche sono pensate come basi per la progettazione di misure efficaci per ridurre le disparità tra i sessi. Fino ad esso, almeno per quanto riguarda quest’ultimo intento, i risultati sono ancora pochi!

Si è scoperto, infatti, che se è vero che il divario di genere si è fatto minore in termini di salute e sopravvivenza, con 35 Paesi che hanno definitivamente annullato questa forbice tra uomo e donna, a quanto pare questo è l'unico sotto-indice che è calato. Sulla base dei nove anni di dati disponibili e delle 142 nazioni prese in esame, infatti, il mondo nel 2014 per il Wef ha visto minimi, ma non significativi progressi nella parità sul posto di lavoro, mentre la posizione economica e più in generale le opportunità educative e formative offerte alle donne non hanno subito variazioni significative degne del potenziale valore di una buona parte dell’universo femminile. Stessa sorte per “l’empowerment politico”, il quarto pilastro misurato, che presenta una forbice molto ampia, con una media tra i Paesi di solo un 21% di parità di genere effettivamente accertata (anche se questo campo ha visto un deciso miglioramento dal 2006 ad oggi... Immaginiamoci prima). 

Non in tutti i Paesi però il divario tra uomo e donna rimane ampio, e se nessuno ha ancora raggiunto un’effettiva parità, in alcuni stati manca veramente poco. L’Islanda, per esempio, è in cima alla classifica generale del Global Gender Gap Index per il sesto anno consecutivo seguita dalla Finlandia e dalla Norvegia, un terzetto che rappresenta un esempio unico con gli indici di “parità” prossimi all'1, cioè al 100%. La Svezia è solo quarta e precede la Danimarca che guadagna tre posizioni rispetto al 2013 e si colloca quest’anno al quinto posto. In generale i Paesi del Nord Europa dominano la top 10 con l'Irlanda in ottava posizione e il Belgio in decima, mentre un ottimo Nicaragua si posiziona al sesto posto seguito da Ruanda e Filippine che completano questa particolare top 10 per il 2014. Solo al 20esimo posto gli Stati Uniti di Obama preceduti dal Canada e seguiti dall’Ecuador.   

Le analisi paese per paese di quest'anno comprendono informazioni sempre più dettagliate sugli indici nazionali nel corso del tempo, in particolare per quei paesi che sono stati inclusi nell'Indice già dal 2006 e per i quali è possibile individuare i benefici della parità di genere e definirne i miglioramenti” ha spiegato il Wef. Similmente, in una generale "tensione alla parità", alcuni stati hanno visto crollare il loro posto in classifica. Il caso più eclatante è quello del Pakistan dove in pochi anni, la discriminazione uomo-donna è aumenta vertiginosamente. Il Paese asiatico è oggi 141esimo sulle 142 nazioni prese in esame con il penultimo posto per disparità di genere davanti al solo Yemen e poco dopo il Chad. Un risultato che fa precipitare Islamabad di ben 30 posizioni dal 2009 e conferma  in tutta la sua portata il dramma della condizione della donna in Pakistan, nazione teatro da tempo di violenze, attentati e persecuzioni contro le minoranze e contro le donne, come è accaduto alla giovane premio Nobel per la pace Malala Yousafzai, finita nel mirino dei talebani perché impegnata a promuovere l’istruzione femminile nelle aree tribali e per questo vittima di un attentato il 9 ottobre del 2012 nel quale è rimasta a lungo ferita in modo grave.

“Dal 2006, anno in cui vi è stata la prima pubblicazione del Global Gender Gap Reports, le donne in Pakistan hanno visto peggiorare in modo progressivo la propria condizione in termini di partecipazione economica e opportunità di ogni tipo” ha certificato nelle scorse settimane il forum organizzato dalla Association of Women for Awarness and Motivaton (Awam) all'interno delle iniziative promosse per il Gender Equity Program (Gep) a Faisalabad in Punjab. Intervenendo nell’assemblea, la parlamentare della provincia del Punjab Najma Afzal ha ricordato che a dispetto di timidi progressi “le donne pakistane devono ancora affrontare numerosi ostacoli” dovuti a una cultura generale che “le pone sistematicamente in posizione di inferiorità”. Nazia Sardar, direttrice di Awam, ha posto l’accento soprattutto sulla condizione delle lavoratrici domestiche e le casalinghe “alle quali viene ancora negata ogni forma di protezione giuridica” diventando spesso “oggetti nelle mani dei loro datori di lavoro”. Un percorso tutto in salita, che non ha però intimidito Malala e con lei altre donne pakistane. 

A questo punto la domanda che non potete non farvi è: e l’Italia dove si colloca? Ahinoi al 69esimo posto, dopo Paesi che negli anni hanno lentamente saputo costruire il riscatto delle donne come, tra gli altri, Burundi, Barbados, Kazakhistan, Giamaica e Bangladesh… “C’è da fare, c’è da fare - cantava Giorgia su un testo di Gatto Panceri - c’è sempre qualcosa da fare e da rifare… Ci sarebbe da cambiare mezzo mondo, dare a tutto un senso molto più profondo”. Sì perché se le donne rappresentano la metà del potenziale di base dei talenti di un Paese, la competitività, oltre che l’intelligenza e la civiltà di una nazione dipendono in modo significativo dalla capacità di eliminare qualsiasi ostacolo di genere!

Alessandro Graziadei

Nessun commento:

Posta un commento