venerdì 14 novembre 2014

“La Guerra non è mai un buon affare”

La Guerra non è mai un buon affare”, lo ha ricordato Umberto Veronesi anticipando i temi della sesta conferenza mondiale di Science for Peace che si apre oggi a Milano presso l’Università Bocconi con una due giorni internazionale di approfondimenti utili per costruire un futuro di pace per tutti. L’evento, che con il contributo della sua Fondazione Veronesi organizza dal 2009, grazie alla partecipazione di tante menti d’eccellenza dal mondo della cultura, della scienza e della politica internazionale, si è posto sulla base di un decalogo elaborato nella prima edizione due obiettivi di altissimo respiro: la diffusione della cultura di pace con il superamento delle tensioni tra gli Stati attraverso la promozione di una cultura nonviolenta a partire dai più giovani, nelle scuole, nelle università e nella società civile e la riduzione degli ordigni nucleari e delle spese militari a favore di maggiori investimenti nella ricerca e nello sviluppo.

Un’utopia? Non proprio. “La guerra, per quanto straordinariamente proficua per alcuni, non è mai un buon affare. Basta guardare alla storia e, nel passato recente, alle vicende mediorientali, dal conflitto afghano fino alla Siria di oggi. Le guerre favoriscono solo le industrie che producono le armi, mentre il crescente bisogno di denaro necessario a finanziare un conflitto divora risorse destinate ad altro, risorse produttive, fiscali, intellettive e anche scientifiche”. Parole dello scienziato, ancor prima che del medico Veronesi che ci ha ricordato anche come la pace, quella “reclamata dalla ragione” è un fattore di sviluppo economico, a maggior ragione nel mondo di oggi, in cui vincono il pensiero razionale e il dialogo. “Esattamente 100 anni fa l’Europa precipitava in un conflitto senza precedenti nella storia del mondo, che ha lasciato milioni di morti, forse 650.000 solo in Italia, ma difficili persino da contare per gli storiografi. Milioni di invalidi e di mutilati, miseria ovunque. Come medico e come uomo pensante ritengo di avere un dovere, che credo sia anche il compito della comunità scientifica tutta, quello di ribadire con forza che la guerra è evitabile, è contraria a ogni logica economica, razionale e umana” ha aggiunto Veronesi.

Così  oggi e domani nell’Aula Magna dell’Università Bocconi con l’aiuto di tanti e preparati esperti nazionali ed internazionali come Shirin Ebadi Premio Nobel per la Pace 2003, Gherardo Colombo già Magistrato della Repubblica Italiana, attualmente Presidente di Garzanti Libri, Brian Wood Coordinatore “Arms Control and Security Trade” per Amnesty International, Steve Killelea Fondatore e Presidente Esecutivo dell’Institute for Economics and Peace, Viviana Mangiaterra The Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria, e Francesco Vignarca della Rete Italiana per il Disarmo (solo per citarne alcuni) si parlerà di disarmo, immigrazione, lotta alle malattie della povertà, come la tubercolosi, la malaria e l’Aids, di carceri e sistema giudiziario, di economia della pace. Tutti temi estremamente legati ad un appuntamento speciale, la “scadenza” dei Millennium Development Goals, gli obiettivi di sviluppo del millennio proposti dalle Nazioni Unite alla comunità internazionale, una sfida coraggiosa, ma solo parzialmente riuscita, per promuovere i diritti fondamentali di ciascun essere umano al mondo: ovvero nutrirsi, essere in salute, essere al sicuro e avere un posto dove vivere con la propria famiglia.

Anche se forse doverosamente troppo ambiziosi, gli obiettivi del millennio sono per Veronesi e il team di Science for Peace un pungolo per un impegno condiviso che ha dato risultato concreti, anche se siamo ancora lontani dalla risoluzione. “Si spera di riuscire a dimezzare entro l’anno prossimo il numero delle persone che soffrono la fame rispetto al 1990. Ma oggi ancora 842 milioni di persone non hanno cibo sufficiente e 99 milioni di bambini sono malnutriti e sottopeso. Le madri nei paesi poveri hanno un rischio di morte anche 14 volte maggiore di quelle nei paesi ricchi, doppio quello dei bambini sotto i 5 anni. Ma nessuna strategia di sviluppo può essere pensata senza l’impegno a ridurre e gestire i conflitti, che consumano risorse e alimentano ingiustizie e diseguaglianze”. Per questo ancora una volta “Con l’avvicinarsi del 2015, anno in cui dovrebbero concludersi le politiche volte a realizzare i Millennium Development Goals, Science for Peace si interroga sul ruolo della Pace come veicolo del benessere” hanno aggiunto gli organizzatori ricordandoci come “una società in Pace possa offrire condizioni di vita e sviluppo migliori ai suoi cittadini sia a livello locale che in uno scenario globale”.  

Questa la teoria, ma come fare ad assicurare al mondo un futuro di pace? Anche in questa edizione Science for Peace punterà su uno dei suoi principali obiettivi, diffondere una cultura di pace partendo dalla scuola, un lavoro che la Fondazione Veronesi porta avanti tutto l’anno grazie alla Carta di Science for Peace un documento sottoscritto da 6 Premi Nobel redatto nel 2010 da un pool di sociologi, filosofi e genetisti, teso a sfatare i miti dell’ineluttabilità della guerra. Il documento aggiorna i contenuti della Carta di Siviglia emanata dall’Unesco nel 1986, che intendeva dimostrare quanto fossero deboli le teorie circa la presunta “necessità biologica” ed evolutiva dell’aggressività e della guerra come attitudini umane profonde.  “Bisogna ripartire da questa certezza e dalle scuole” hanno assicurato gli organizzatori, per questo “Nel 2011 la Carta di Science for Peace è diventata uno strumento didattico per diffondere una cultura di nonviolenza, basata su assunti scientifici per la scuola secondaria di secondo grado, grazie al contributo del filosofo della scienza Telmo Pievani che ha elaborato 8 percorsi didattici multidisciplinari” che in questi anni,  grazie alla collaborazione con l’Assessorato all’Educazione e Istruzione del Comune di Milano, sono stati adattati e diffusi anche nella scuola primaria, al nido, alla scuola d’infanzia e alla scuola secondaria di I grado, elaborando dei suggerimenti didattici per i docenti che prevedono diversi livelli di lettura e di approfondimento. 

Così mentre scienziati ed intellettuali rilanciano oggi e domani il sempre attuale tema della pace “prosegue ben oltre questa due giorni un percorso di educazione alla scienza e alla cultura di pace, portando direttamente dentro la scuola un pensiero che non può non essere parte della formazione dei giovani e giovanssimi” ha concluso Veronesi. Una necessità tanto più rilevante in un’epoca in cui la scuola accoglie bambini e ragazzi che provengono da culture e tradizioni di ogni parte del mondo, per i quali la convivenza civile è una lezione da introiettare al più presto.  

Alessandro Graziadei

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