sabato 7 settembre 2019

Mentre i governi negoziano le specie spariscono!

Lo scorso mese l’International Union for Conservation of Nature (Iucn) ha aggiornato la sua Lista Rossa con le valutazioni di 105.732 specie, 28.338 delle quali sono a rischio di estinzione. Per la direttrice dell’Iucn Grethel Aguilar, “Con oltre 100.000 specie ora valutate nella Lista Rossa Iucn, quest’ultimo aggiornamento mostra chiaramente quanto gli esseri umani stiano sfruttando eccessivamente la fauna selvatica in tutto il mondo. Dobbiamo capire che la conservazione della diversità della natura è nel nostro interesse ed è assolutamente fondamentale per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli Stati, le imprese e la società civile devono agire con urgenza per arrestare il sovrasfruttamento della natura e devono rispettare e sostenere le comunità locali e le popolazioni indigene nel rafforzare i mezzi di sussistenza sostenibili”. Una situazione che per Jane Smart, direttrice dell’Iucn Biodiversity Conservation Group, “Conferma i risultati del recente Ipbes Global Biodiversity Assessmentla natura sta diminuendo a ritmi senza precedenti nella storia umana. Sia il commercio nazionale che quello internazionale stanno guidando il declino delle specie negli oceani, nelle acque dolci e sulla terraferma. Per arrestare questo declino è necessaria un’azione decisiva su vasta scala; la tempistica di questa valutazione è fondamentale poiché i governi stanno iniziando a negoziare un nuovo global biodiversity framework”.

Mentre i governi negoziano però “La pesca eccessiva ha spinto due famiglie di razze sull’orlo dell’estinzione, mentre la caccia alla selvaggina e la perdita di habitat hanno portato al declino di 7 specie di primati”. I pesci chitarra giganti (Rhinobatidae), conosciuti come razze rinoceronte per il loro muso allungato, sono diventate le famiglie di pesci marini più esposti ad una prossima estinzione. Imparentate con gli squali, le razze rinoceronte vivono in acque poco profonde nell’Oceano Indiano e nel Pacifico  occidentale, fino all’Oceano Atlantico orientale e al Mar Mediterraneo. Per l’Iucn la causa del loro declino “è la pesca costiera sempre più intensa e sostanzialmente non regolamentata grazie alla quale la maggior parte di questi pesci viene pescata accidentalmente”. La carne delle razze rinoceronte viene venduta localmente, mentre le pinne finiscono nel lucroso mercato internazionale per la zuppa di pinne di squalo. Similmente l’aggiornamento della Lista Rossa Iucn  dimostra chiaramente “come la caccia per la carne di animali selvatici e la deforestazione  stiano causando il declino delle popolazioni di primati: il 40% delle specie  nell’Africa occidentale e centrale sono ora minacciate di estinzione”. 

Secondo Carlo Rondinini, coordinatore del Global Mammal Assessment all’università La Sapienza di Roma, “La conversione dell’habitat naturale per l’agricoltura e lo sfruttamento diretto delle popolazioni di animali selvatici sono le due principali minacce alla sopravvivenza di molti grandi mammiferi in tutto il mondo, e in particolare nell’Africa occidentale. Poiché la crescita della popolazione umana dovrebbe raggiungere il picco nella regione nei prossimi decenni, gli ambientalisti dovranno fornire alternative alimentari sostenibili se vogliamo riuscire a preservare questa biodiversità unica”. Un problema che riguarda anche molte specie di pesci d’acqua dolce a livello globale la cui specie è messa in pericolo anche delle dighe che impediscono ai fiumi di scorrere liberamente, al degrado dell’habitat, dall’inquinamento e dalle specie invasive. Qualche esempio? Per William Darwall, capo dell’Iucn Freshwater Biodiversity Unit, “Le specie di pesci d’acqua dolce del mondo, che sono quasi 18.000, stanno subendo un declino globale drammatico e in gran parte non riconosciuto, come è evidente negli alti livelli di minaccia di estinzione per le specie di pesci d’acqua dolce in Giappone e Messico. La perdita di queste specie priverebbe miliardi di persone di una fonte essenziale di cibo e reddito e potrebbe avere effetti a catena su interi ecosistemi. Per fermare questi cali, abbiamo urgentemente bisogno di politiche sull’utilizzo umano delle acque dolci che consentano di soddisfare le esigenze delle molte altre specie che condividono questi ecosistemi”. Ma con questo aggiornamento, entrano nella Lista Rossa anche 500 specie di pesci ossei di profondità come pesci lanterna bioluminescenti. Queste specie possono vivere a più di 1.000 metri di profondità, ma sono sempre più esposte a potenziali minacce derivanti dall’attività della pesca di profondità e dall’estrazione offshore di gas e petrolio. 

Ma l'ultimo aggiornamento della Lista rossa non riguarda solo gli animali. Quest’anno nell’analisi di Icun sono state inserite più di 5.000 nuove specie di alberi di 180 Paesi, comprese quelle di 23 specie di palissandro e di dalbergia, fortemente sfruttate per il loro legno prezioso, tanto che nelle foreste secche del Madagascar oltre il 90% di queste specie è minacciato di estinzione. Il legname dei palissandri è uno dei prodotti selvatici più illegalmente trafficati al mondo. La sopravvivenza di questi alberi in Madagascar dipende da una maggiore applicazione dei piani di gestione locali, dalle leggi nazionali e dalla cooperazione internazionale. Ma nella Lista Rossa è entrato per la prima volta anche l’olmo americano (Ulmus americana) un albero che era moto diffuso in Canada e Usa e che è in declino da decenni a causa della grafiosi dell’olmo, una malattia provocata da un fungo invasivo che riduce la durata di vita di questi alberi, tanto che è difficile ormai trovare esemplari di grandi dimensioni. 

Quello di Ican non è un annuale esercizio di contabilità ecologica e andrebbe preso molto seriamente, perché la perdita di molte di queste specie priverebbe miliardi di persone di una fonte essenziale di cibo e reddito e potrebbe avere effetti a cascata su interi ecosistemi ed intere economie. Per fermare queste possibili estinzioni abbiamo urgentemente bisogno di politiche più sostenibili che consentano di soddisfare le esigenze di tutte le specie che condividono l’ecosistema terra e non solo della nostra. Ma ne saremo capaci?   
Alessandro Graziadei

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