Cambiare si può, anche andando al cinema. Questo è l’impegno preso da Mandacarù cooperativa di commercio equo e solidale del Trentino e CTM Altromercato con il Festival di cinema, cibo e videodiversità “Tutti nello stesso piatto” che torna a Trento dal 4 novembre al 3 dicembre 2011 con la sua terza edizione. L’obiettivo durante le serate di proiezioni, incontri, dibattiti e oltre un mese di “Schermi & Lavagne”, le mattinate dedicate alla didattica nelle scuole, è ristabilire un canale di conoscenza tra consumatore e cibo. "Perché un cinema diverso, ignorato dai grandi distributori, un cinema fuori dalle regole - ha spiegato Paolo Facinelli presidente di Mandacarù presentando il Festival - può aiutarci a scoprire le conseguenze delle nostre scelte alimentari".
Così dopo il successo dello scorso anno con più di 4.000 spettatori adulti e 2.000 ragazzi che hanno assistito alle proiezioni organizzate nelle scuole, il Festival torna a mostrare, documentare e raccontare il processo di produzione che sta dietro il cibo “che è oggi più che mai un atto culturale”, ha continuato Facinelli. È qui che risiede l’urgenza e l’importanza della ormai rodata iniziativa. C‘è un legame tra quello che accade in Asia, Africa, America Latina e le nostre abitudini e scelte alimentari. “Con Tutti nello stesso piatto Mandacarù - ha concluso Facinelli - vuole far luce su questo legame, offrendo all’attenzione del pubblico film e documentari che raccontano il funzionamento delle produzioni agroalimentari e le loro ripercussioni sull’ambiente e sulla società aprendo, speriamo, sempre nuovi spiragli di equità e sostenibilità”.
Un intento divulgativo, ma anche educativo, quindi, che rimanda alla nostra responsabilità di consumatori e che già in primavera sempre a Trento durante il Festival dell’Economia, il premio Nobel per l’economia Amartya Sen aveva richiamato: “Il mercato deve essere libero finché promuove la libertà umana e migliora la nostra qualità di vita” aveva detto Sen. “Così se all’interno di una società povera le persone non possono liberamente scegliere di mangiare a sufficienza anche il mercato va limitato” o almeno orientato.
Con questo intento Tutti nello stesso piatto ci invita ad esercitare la libertà di cui disponiamo per essere consumatori consapevoli, impegnati a favorire la biodiversità e lo sviluppo sostenibile in un momento nel quale l’agricoltura mondiale è tornata alla ribalta sui media nazionali e internazionali. “In una fase storica in cui assistiamo all’aumento dei prezzi di tutti i prodotti di base - ha aggiunto Paolo Palomba direttore di CTM Altromercato commentando il programma del mese di proiezioni - anche nei paesi occidentali, conoscere e comprendere le politiche alimentari mondiali significa confrontarsi con i temi della globalizzazione e della giustizia sociale, ma significa soprattutto capire quali strategie produttori e consumatori possono mettere in atto per proteggere la propria salute, tutelare l’ambiente e garantire una maggiore equità tra nord e sud del mondo”. Principi, questi, cari anche a Slow Food che proprio inseguendo equità e qualità sarà tra i partner del Festival “per coniugare - ha sottolineato Sergio Valentini della condotta trentina - la sostenibilità del mangiar bene locale con l’equità della produzione globale attraverso degustazioni che accompagneranno alcune serate", valorizzando sia i piccoli produttori trentini, che una selezione di prodotti della rete del commercio equo provenienti da ogni parte del mondo. “Un modo - ha concluso Velentini - per non farsi mangiare dal cibo ed avere sempre un occhio di riguardo verso i paesi in via di sviluppo, focus anche del progetto 1.000 orti per l’Africa abbracciato anche dal festival con l'adozione di un orto.
Tutti nello stesso piatto, “che oltre all’importante opera di divulgazione - ha spiegato la direttrice artistica del Festival Beatrice De Blasi - premierà le migliori opere tra 17 lungometraggi, 25 cortometraggi e 4 fiction in concorso, ha quindi l’ambizione e la speranza di mostrare una selezione di 46 pellicole che cambieranno il modo di guardare al cibo che abbiamo nel piatto, toccando con diversi focus tutti i temi che vi ruotano attorno”, a cominciare da quello della criminalità, che per la sua importanza apre la rassegna ospitando venerdì 4 novembre Peppe Ruggiero. Il giornalista Campano responsabile dell’ufficio stampa di Libera e di Legambiente Campania, tra i curatori del Rapporto Ecomafia, ha da poco dato alle stampe “L’Ultima cena, a tavola con i boss” nel quale fa emergere la malapolitica, ma soprattutto il malaffare nell’agroalimentare. Un’occasione unica per raccontare l’altra faccia dell’industria alimentare italiana.
La criminalità organizzata raccontata da Peppe Ruggiero non è, infatti, quella degli omicidi, dei sequestri, della droga, degli appalti, ma è forse ancora più inquietante: affonda le radici in uno dei settori economici e culturali italiani d’eccellenza, lo vampirizza, lo intossica, lo inquina. Le inchieste della Direzione distrettuale antimafia rivelano dettagli agghiaccianti, che minacciano ogni genere alimentare: dalla pasta alla frutta, dalla carne ai datteri, tutto può essere “taroccato” per generare maggior profitto. E dove non basta la sofisticazione alimentare più bieca, arriva comunque il pizzo, l’imposizione di un marchio, la diffusione a macchia d’olio di un prodotto. Scrive Ruggiero nell’Ultima Cena: “Il meccanismo lo ha spiegato Franco Roberti, ex della DDA di Napoli, oggi procuratore capo a Salerno, in un’audizione alla Commissione parlamentare antimafia: I commercianti sono costretti a trattare questo o quel prodotto, questo o quel marchio, ma ricevono spesso dei vantaggi. Acquistano a prezzi abbordabili perché la camorra compra in grandi quantità e sottocosto. Ricicla. I commercianti hanno poi il vantaggio dell’esclusività. Si eliminano i concorrenti. Si crea un regime di monopolio”. E a pagare sono solo i consumatori: i prezzi, tra pizzo e tangenti, continuano a salire senza nessuna garanzia sulla qualità dei prodotti.
Non esistono vie d’uscita? In realtà ci sono sempre altri mondi possibili, come dimostra il progetto Libera Terra: cooperative sociali che producono cibo genuino sulle terre confiscate alla mafia, oppure l’impegno divulgativo e culturale di un festival come questo, servito con un antipasto di legalità, tanto per cominciare a capire grazie al ricco programma del prossimo mese, come e quanto siamo “Tutti nello stesso piatto”!
Alessandro Graziadei
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