domenica 1 luglio 2012

Malattie tropicali dimenticate: “non sono una maledizione”

È possibile che istituzioni e case farmaceutiche abbiano dimenticato tutto ciò che riguarda le malattie tropicali? È possibile, soprattutto se i margini di guadagno sono esigui. Per questo Medici Senza Frontiere (Msf) chiede in un nuovo rapporto dal titolo “Combattere l’oblio” (.pdf) di intensificare la ricerca e lo sviluppo a livello mondiale di nuovi farmaci per debellare alcune malattie tropicali troppo spesso “colpevolmente” dimenticate, ma che interessano un miliardo di persone per lo più concentrate nei paesi in via di sviluppo. In tutto sono 17 e uccidono ogni anno circa 534.000 persone, ma, come ha dichiarato Unni Karunakara, presidente internazionale di Msf, “Queste malattie non sono una maledizione. Sebbene siano una sfida enorme, esse sono curabili. Si può superare l’oblio e salvare milioni vite, ma c’è bisogno della volontà politica di finanziare i progetti e sviluppare strumenti che ci permettano di affrontarle”.
Il rapporto, che si basa sui 25 anni di esperienza dell’organizzazione medica durante i quali sono stati sviluppati programmi per combattere malattie come il Chagas, la Malattia del Sonno e il Kala Azar in America Latina, Africa sub-sahariana, Asia meridionale e Caucaso, mostra scientificamente che la diagnosi e il trattamento di queste infezioni veicolate da insetti sono possibili, ma decenni di inattività a livello globale hanno lasciato un vuoto profondo. Kala Azar (leishmaniosi viscerale) e Malattia del Sonno (tripanosomiasi umana africana) sono sempre mortali se non vengono trattate. Insieme al Chagas (tripanosomiasi americana), queste malattie tropicali non lasciano scampo, non tanto ai gruppi iper-vaccinati di turisti stagionali, ma alle popolazioni locali che hanno scarso accesso a cure il più delle volte sorpassate. Solo il Kala Azar causa oltre 50.000 morti all’anno mentre il Chagas invece colpisce 8-10 milioni di persone nel mondo e ne uccide 12.500 l’anno.
In Africa orientale, rileva il rapporto, il trattamento del Kala Azar si basa ancora su un farmaco tossico degli anni ‘30 che richiede una serie di 14 iniezioni intravenose dolorose che vengono somministrate in ospedale, sebbene nel 2009 sia comparsa sul mercato, per la prima volta dopo 25 anni, una nuova terapia per lo stadio avanzato della malattia. “Di fatto gran parte dei test diagnostici e dei farmaci disponibili sono ormai obsoleti - ha assicurato Msf -, devono essere somministrati da personale altamente qualificato e richiedono un notevole supporto logistico, il che rende complicata la loro diffusione capillare”.
“Ci troviamo di fronte a un terribile oblio - ha affermato Gemma Ortiz, referente sulle malattie dimenticate di Msf -, i responsabili politici non si occupano delle malattie dimenticate perché sostengono che non ci sono mezzi sufficienti per trattare i pazienti in modo adeguato. Le compagnie farmaceutiche, dal canto loro, non investono in ricerca e sviluppo di nuovi test diagnostici e trattamenti perché queste malattie colpiscono soprattutto le persone più povere del mondo, che non rappresentano un mercato economicamente rilevante. È necessario rompere questo circolo vizioso”.
Come? Per questi Medici che ignorano le frontiere quanto il profitto basta poco. In primo luogo, si possono ottenere rapidi progressi, offrendo maggior supporto ai programmi nazionali di controllo di queste malattie. “Bisogna implementare più programmi di lotta contro il Chagas in America Latina e adesso che è entrato sul mercato un altro produttore di benznidazol si potrebbe superare la scarsità di questo trattamento a livello mondiale. Allo stesso modo, bisogna ampliare la disponibilità di migliori trattamenti contro il Kala Azar nel subcontinente indiano, come le dosi fisse o combinate di amfotericina B liposomale, uno dei farmaci esistenti più efficaci contro questa malattia”. In secondo luogo, bisogna incrementare lo sviluppo di nuovi test diagnostici e trattamenti più sicuri per dare una migliore risposta alle necessità dei pazienti e facilitare la fornitura di trattamenti nelle zone più remote o di difficile accesso dove vive la maggior parte delle popolazioni colpite. L’obiettivo è chiaro: c’è bisogno di un trattamento per via orale che sia efficace e sicuro e che possa essere somministrato in ambulatorio per ciascuna di queste pericolose malattie.
Ma non è solo Msf a preoccuparsi di queste vecchie e nuove malattie tropicali dimenticate (come quella che ha colpito la popolazione del Nord dell’Uganda). A gennaio 2012, l’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms) ha reso pubblica una “roadmap” per il controllo e l’eliminazione di alcune malattie dimenticate, con l’appoggio della Fondazione Bill e Melinda Gates e di paesi finanziatori come gli Stati Uniti e il Regno Unito. Tuttavia, non ci sono ancora risultati concreti. A differenza di quanto proposto da Medici Senza Frontiere il piano dell’Oms non prevede di incrementare i fondi, né strategie per ampliare gli attuali programmi per il Chagas e la Malattia del Sonno. Nell’ultima Assemblea Mondiale della Salute dell’Oms, Stati Uniti e Unione Europea si sono addirittura opposti al tentativo di incentivare l’innovazione medica per le malattie tropicali dimenticate, bloccando la proposta di un accordo mondiale di ricerca e sviluppo che desse la priorità alle necessità dei pazienti.
Secca la replica di Msf: “Affinché si rendano disponibili migliori test diagnostici e trattamenti, non solo abbiamo bisogno di più risorse per l’innovazione, ma dobbiamo anche rivedere seriamente l’attuale sistema di ricerca e assicurare che l’innovazione risponda ai bisogni di salute pubblica nei paesi in via di sviluppo - ha concluso Judit Rius , responsabile negli Stati Uniti della Campagna di Msf per l’accesso ai farmaci essenziali -. Abbiamo bisogno di fatti e non più di dichiarazioni d’intenti per combattere le malattie dimenticate” e “armare” finalmente di vaccini i medici che si stanno occupando di questi malati.
Alessandro Graziadei

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