sabato 10 dicembre 2022

Casa dolce (ed energivora) casa…

 

Stiamo con buona probabilità per affrontare un inverno, che, dal punto di vista energetico, potrebbero essere tra i più difficili dal dopoguerra. Ma come ci arriviamo? Impreparati. Secondo i dati di Italy for climate, oltre i due terzi del totale dei consumi energetici nazionali arrivano da abitazioni residenziali, perché la performance energetiche delle nostre case non è affatto migliorata nel corso degli ultimi decenni. Quello degli edifici è il settore responsabile quasi integralmente dell’aumento del consumo nazionale di gas negli ultimi decenni, con un +50% dal 1990 e un consumo di circa 30 mld di mc di gas ogni anno. Si tratta di oltre il 40% del fabbisogno nazionale di gas, all’incirca la stessa quantità consumata da tutte le centrali termoelettriche alimentate con questo combustibile. In Italia ci sono 17,5 milioni abitazioni, su circa 26 milioni, che utilizzano caldaie a gas per il riscaldamento. Il dato che deve far riflettere è che la riduzione dei consumi di gas nel 2020 è stata di appena 0,3 mld di mc a fronte di 27 miliardi di euro di detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie. Gli ultimi in ordine di tempo, ecobonus e superbonus, hanno favorito un cambio di paradigma e un progressivo passaggio all’elettrico, ma è ancora presto per vedere tutti i frutti di questa transizione energetica, e ad oggi alimentare gli edifici è ancora la prima voce per consumo energetico di gas in Italia. Si tratta dell’energia necessaria a cucinare, ma soprattutto a scaldarci d’inverno, per questo è sempre più urgente, soprattutto in questo contesto di crisi energetica ed emergenza climatica, favorire il passaggio dagli impianti di riscaldamento più inefficienti come le caldaie a metano, gpl, e gasolio, a quelli in grado di assicurare i minori impatti sull’ambiente come sul portafogli, ovvero le pompe di calore. 


Secondo un nuovo studio realizzato da Agici per Enel e presentato lo scorso 15 settembre a Milano, “Sostituendo il 60% degli impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria più inefficienti con sistemi a pompa di calore, elettrificando i consumi, si potrebbe generare un beneficio netto economico, ambientale e sociale, compreso tra 95 miliardi di euro in assenza di ulteriori investimenti sulle rinnovabili, e fino a 222 miliardi nel caso in cui le pompe di calore fossero completamente alimentate con fonti rinnovabili. Questo si tradurrebbe in un risparmio di gas compreso tra i 5,6 e gli 8,9 miliardi di metri cubi all’anno, quindi tra -18% e -28% del totale dei consumi di gas residenziali, e a un risparmio netto di emissioni di CO2 di circa il 7% sul totale delle emissioni dell’economia italiana. Certo oltre agli incentivi economici premianti rispetto all’efficienza energetica ed al minor consumo di gas, sicuramente utili in questa fase, una maggior consapevolezza dell’utilità di rinunciare al gas nelle nostre abitazioni residenziali può essere raggiunta solo attivando una capillare sensibilizzazione in merito ai benefici economici, ambientali e di comfort delle pompe di calore con campagne informative istituzionali; l’attivazione di corsi di formazione per installatori, amministratori di condominio, architetti e altri soggetti, in modo che possano guidare i clienti finali verso una scelta consapevole e infine con un maggior supporto alla filiera italiana delle pompe di calore, per far fronte all’aumento della domanda. Secondo Stefano Clerici, consigliere delegato di Agici “Le pompe di calore rappresentano una risposta ottimale alla crisi energetica che il Paese sta affrontando. Rappresentano una tecnologia matura, tecnicamente ed economicamente fattibile, sono in sinergia con le fonti rinnovabili e favoriscono l’indipendenza energetica”. 


Peccato però che i costi  siano ancora tutt'altro che "fattibili" spesso anche in presenza degli incentivi statali e il piano di razionamento dell’energia elettrica prospettato nelle scorse settimane della Commissione europea, che non consentirà di tenere in determinate fasce orarie più di un elettrodomestico in funzione, rischi di penalizzare quest’inverno tutti coloro che hanno scelto di ridurre o eliminare l’utilizzo di fonti fossili per riscaldare la propria abitazione. Il razionamento, infatti, penalizzerebbe chi ha scelto di avere una casa “gas free” con piani ad induzione e riscaldamenti ad energia fotovoltaica alimentati da pompe di calore invece che da caldaie a gas. Questo meccanismo se attuato striderebbe con il Green Deal per l’Unione europea, che afferma che “le misure per raggiungere una riduzione della domanda non devono ostacolare il processo di sostituzione delle tecnologie a combustibile fossile con tecnologie che utilizzano l’elettricità”. Dal punto di vista ambientale, gli impianti a pompa di calore che non creano calore, ma lo trasferiscono da una sorgente all’altra, sono gli unici sistemi di riscaldamento domestico efficienti in cui non è necessario bruciare per generare calore, quindi significa che non generano alcuna emissione nociva verso la nostra atmosfera.


Se per gli usi civili bruciamo ogni anno 32 mld di mc di gas, è chiaro che è arrivato il momento di fare delle politiche di incentivazione per le riqualificazioni edilizie sempre meno contraddittorie e più coerenti ed efficaci, in linea con l’idea di decarbonizzare i consumi domestici. L’Europarlamento il 14 settembre ha approvato il testo legislativo che dettaglia la sua posizione in merito alla revisione della direttiva sulle energie rinnovabili: "l’obiettivo è arrivare al 2030 con almeno il 45% del consumo finale di energia dell'Unione europea coperta da fonti rinnovabili", contro il 32% previsto dall’attuale direttiva, lo stesso target proposto dalla Commissione Ue nell’ambito dell’iniziativa RePowerEu. “Solo l’espansione dell’energia rinnovabile significa vera indipendenza – ha commentato il relatore dell’Europarlamento, il tedesco Markus Pieper –. Sosteniamo con forza l’aumento dell’obiettivo del 45% per il 2030. Confermiamo la necessità di una maggiore cooperazione transfrontaliera per espandere la diffusione delle energie rinnovabili”. Per l’Italia rispettare questo target significherebbe installare circa 10 GW di nuovi impianti per le energie rinnovabili all’anno, mentre nel corso dei primi sei mesi del 2022 ci siamo fermati a +1,2 GW. Un imperativo con il quale sarà chiamato a misurarsi subito anche il nuovo Governo. Vedremo con quali risultati e soprattutto se i costi di questa transizione diventeranno più accessibili degli attuali.


Alessandro Graziadei

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