sabato 24 febbraio 2024

In agricoltura la salute è il prezzo da pagare?

Nelle scorse settimane le associazioni che compongono la coalizione Cambiamo Agricoltura, che dal 2017 raccoglie importanti realtà ambientaliste e della società civile italiana per chiedere una riforma della Politica agricola comune (PAC) che tuteli gli agricoltori, i cittadini e l’ambiente, ci ricordava che le proteste degli agricoltori, alcune espressamente contro gli impegni presi in sede europea con la Strategie del Green Deal, la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030“Sono di fatto già state sabotate dalle ultime decisioni delle stesse Istituzioni europee: il voto contrario del Parlamento europeo sul Regolamento SUR per la riduzione dell’uso dei pesticidi, l’eliminazione degli allevamenti bovini dalla normativa europea sulle emissioni industriali, la liberalizzazione dei nuovi OGM, l’indebolimento del Regolamento europeo sul ripristino della natura per le aree agricole e infine la decisione della Commissione europea di rinnovare l’uso del glifosato per altri dieci anni, sono decisioni che hanno ridotto gli obiettivi delle Strategie del Green Deal a mere enunciazioni di principio, senza alcuna concreta attuazione nel settore primario dell’agricoltura e della zootecnia”. Per questo anche l'annuncio di una ulteriore marcia indietro dell’Unione europea sulla regolamentazione dei pesticidi dopo le mobilitazioni che hanno agitato l'Europa e l'Italia in queste settimane è ancora più preoccupante. Come ha ricordato l'Istituto Ramazzini di Bologna, che ha dedicato recentemente un importante studio sui rischi di leucemia connessi al glifosato e che è uno dei centri di ricerca più autorevoli sulle malattie ambientali, potrebbe prendere piede l’idea malsana che le esposizioni a sostanze pericolose siano un necessario fattore per la crescita e per il lavoro. Come nel caso dell'ILVA di Taranto, dove il cortocircuito tra lavoro e salute è drammaticamente evidente, per i ricercatori del Ramazzini “La salute non è mai un prezzo da pagare per la prosperità. I dati dicono esattamente l’opposto. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ci dice che a livello globale ci sono oltre 1 miliardo di lavoratori esposti a sostanze pericolose e che i pesticidi sono nella top 10 delle priorità a livello globale fra le esposizioni pericolose a livello occupazionali”.


Lo scorso novembre i ricercatori del Ramazzini nello studio Global Glyphosate Study GGS avevano dimostrato l’aumento dell’incidenza della leucemia nei ratti esposti a basse dosi di glifosato e di erbicidi a base di glifosato, mentre non sono state mai osservate leucemie nei ratti non esposti. Insieme ad altri 28 partner europei, il Ramazzini si è recentemente occupato anche di analizzare l’impatto dei pesticidi sull’agricoltura e sulla salute umana attraverso lo studio scientifico Sprint, un progetto finanziato dal programma Horizon 2020 dell’Unione europea. Il team di Sprint ha analizzato oltre 200 residui di pesticidi in più di 600 campioni ambientali provenienti da aziende agricole biologiche e convenzionali. Le matrici campionate comprendevano suolo, acqua, sedimenti, colture, aria e polvere delle case degli agricoltori. Lo studio rivela che l’86% dei campioni esaminati contiene residui di pesticidi e il 76% miscele di pesticidi. Il numero totale di pesticidi diversi rilevati nelle varie matrici variava da 76 nell’aria, 78 nelle colture, 99 nei sedimenti, 100 nel suolo e 198 nella polvere degli ambienti interni. I residui di glifosato sono quelli che sono stati rilevati più di frequente, con concentrazioni elevate in tutti i campioni ambientali studiati. Se è vero che la maggior parte di questi pesticidi fa parte dell’elenco approvato dall’Unione, residui di sostanze più o meno recentemente vietate rappresentano circa il 29% delle sostanze identificate. Se i campioni associati alle aziende agricole biologiche, come era prevedibile, hanno mostrato livelli sostanzialmente più bassi di residui di pesticidi, sia in termini di quantità complessiva che di concentrazioni individuali, rispetto alle loro controparti dell’agricoltura convenzionale, i risultati relativi alla polvere in ambienti domestici sono stati invece particolarmente sorprendenti. L’analisi completa, che ha valutato la presenza di 198 residui di pesticidi, ha evidenziato che, indipendentemente dalle pratiche agricole della famiglia, in tutti i 128 campioni di polvere erano presenti miscele di residui di pesticidi.


Secondo Daniele Mandrioli, direttore del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini “Il tema centrale per la salute pubblica non è se una sostanza sia di origine naturale o di sintesi, ma bensì se una sostanza sia pericolosa. Non tutti i pesticidi, ma solo alcuni sono stati evidenziati come pericolosi. Però ignorare i pericoli, siano essi dovuti a sostanze di sintesi come i pesticidi o naturali come l’amianto, può portare a tragiche conseguenze di salute pubblica. Al contrario, strategie di prevenzione che riducano l’esposizione a sostanze pericolose si sono costantemente dimostrate di straordinaria efficacia”. Analogamente per il Wwf “I piani dell’Unione europea per ridurre le emissioni dei gas prodotti dall’agricoltura (che contribuiscono pesantemente al cambiamento climatico) e per dimezzare l’uso e il rischio dei pesticidi e proteggere la nostra salute e gli ecosistemi più sensibili, sono stati sacrificati per dare una risposta facile alle proteste degli agricoltori”. Solo in Italia nel 2021 sono stati venduti oltre 50 milioni di kg di sostanze chimiche per l’agricoltura, e, il nostro Paese si colloca al terzo posto in Europa, dopo Spagna e Francia, per vendita di prodotti fitosanitari. “La proposta di Regolamento per l’utilizzo sostenibile dei fitofarmaci (SUR) era stata presentata il 22 giugno del 2021 dalla Commissione europea e conteneva al suo interno obiettivi di riduzione dell’uso dei pesticidi  legalmente vincolanti per gli Stati membri. Dopo decenni di tentativi falliti di ridurre l’uso di sostanze chimiche di sintesi in agricoltura e dopo le iniziative dei cittadini europei culminate nella raccolta di 1,1 milioni di firme per chiedere una drastica riduzione dell’uso delle sostanze chimiche in agricoltura, questa sarebbe stata la prima proposta concreta che poteva far virare l’agricoltura europea verso una reale maggiore sostenibilità, con ricadute positive sulla salute dei cittadini (ad iniziare da quella degli agricoltori) e la tutela della natura". "Il ritiro della proposta di Regolamento da parte della Commissione europea accoglie così le richieste di alcune delle Associazioni agricole che purtroppo coincidono spesso con quelle e dell’industria dell’agrochimica e sempre meno con quelle dei piccoli e medi produttori” ha dichiarato l'ong.


Anche a livello nazionale, secondo il Wwf, il Governo di Giorgia Meloni e il del suo cognato Ministro all'agricoltura Francesco Lollobrigida, sembrano avere le stesse paure europee, “Nonostante il nostro Paese stia già dimostrando di poter essere un esempio virtuoso in Europa nella riduzione dell’uso dei pesticidi, grazie alle sempre più numerose aziende che scelgono l’agricoltura biologica (abbiamo il 17,4% della superficie agricola utilizzata condotta con metodo biologico contro il 9% della media europea)”. “Rinunciando oggi ad avviare la necessaria trasformazione dei nostri sistemi agro-alimentari, come era bene delineato nelle Strategie del Green Deal, Farm to Fork e Biodiversità 2030, la situazione peggiorerà notevolmente. Rinviare oltre il 2024 l’attuazione concreta di queste strategie per la riduzione delle emissioni dei gas clima alteranti, dell’uso dei pesticidi in agricoltura e rinunciare al ripristino della natura nelle aree agricole è un errore imperdonabile da parte dei decisori politici europei e nazionali che mette a rischio l’ambiente e la salute di tutti” ha concluso Eva Alessi, responsabile sostenibilità di Wwf Italia. Intanto, solo per citare i due esempi più recenti, uno studio internazionale ha appena certificato i livelli allarmanti di pesticidi sulle mele e negli ambienti naturali di tutta la Val Venosta in Trentino-Alto Adige e in USA un'altra ricerca ha provato che l’esposizione ambientale al pesticida Paraquat, tra i più usati negli USA, è direttamente associata all'insorgenza della malattia di Parkinson. Siamo proprio sicuri che in agricoltura la salute sia il prezzo da pagare?


Alessandro Graziadei



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