sabato 11 novembre 2023

L'economia circolare conviene, ma...

 

Per fronteggiare i cambiamenti climatici occorre cambiare radicalmente la direzione di questo sviluppo lineare e scorsoio. Dovremmo diventare più sostenibili, accelerare la transizione energetica e l'utilizzo di energie rinnovabili, ma spesso mancano le materie prime e quando si trovano arrivano da paesi che non garantiscono i diritti umani ed economici di chi le estrae (come accade con i metalli critici) o sono poche e i prezzi sono ostaggio dei ricatti del mercato. Che fare? Riciclare! Un'operazione conveniente dal punto di vista ambientale, sanitariooccupazionale, geopolitico ed economico, ma “A livello globale l’economia circolare, purtroppo, arretra” anche se “l’Italia si conferma Paese leader tra le più grandi economie europee”. Non mancano tuttavia anche nel Belpaese i campanelli di allarme, “Perché peggioriamo su alcuni indicatori chiave come il tasso di uso circolare della materia e la produttività delle risorse”. È questo il quadro secondo il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2023, giunto alla sua quinta edizione e realizzato dal Circular Economy Network (Cen) in collaborazione con Enea. Secondo il rapporto, infatti, “Nel 2023 le stime ci dicono che solo il 7,2% dell'economia mondiale è circolare, cinque anni fa era il 9,1%. Il consumo dell’economia globale è 100 miliardi di tonnellate di materiali all‘anno. Quantità destinate a crescere fino a raddoppiare entro il 2050 rispetto ai livelli del 2015”. I consumi, quindi, crescono ancora più del riutilizzo delle materie prime, penalizzando l'economia circolare e il suo indotto. 


In questo quadro preoccupante, accelerare la transizione all’economia circolare contribuirebbe sensibilmente a migliorare le condizioni del pianeta “In particolare, l’estrazione di materiale vergine potrebbe diminuire di oltre un terzo (-34%) e le emissioni di gas serra potrebbero essere ridotte, contribuendo a limitare l’aumento della temperatura globale entro i 2°C”. Secondo il Cen il trend di circolarità che permette di osservare quale Paese abbia fatto registrare il maggiore incremento di performance negli ultimi cinque anni tra le principali cinque economie dell’Unione europea (Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna) premia l'Italia. In base a sette indicatori: tasso di riciclo dei rifiuti, tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo, produttività delle risorse, rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali, quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia, riparazione, e consumo di suolo, l’Italia è prima con 20 punti. Seguono la Spagna con 19 punti e la Francia con 17, mentre decisamente staccata risultano la Germania con 12 punti e ancora di più la Polonia con 9 punti. A livello di ricadute economiche l’indicatore di produttività delle risorse circolari di questa classifica mostra come nel 2021 in media in Europa, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse circolari consumate vengono generati 2,1 euro di PIL. Per questo specifico indicatore, è confermato il primato dell’Italia con 3,19 €/kg, quasi a pari merito con la Francia e i suoi 3,15 €/kg. Seguono la Germania con il 2,69 €/kg e la Spagna con il 2,59 €/kg, mentre sempre staccata rimane la Polonia con solo lo 0,78 €/kg. 


L’indicatore sulla riparazione dei beni, invece, che analizza tre aspetti: numero di imprese, fatturato e numero di occupati certifica che nel 2020 l’Italia, con quasi 24.000 aziende che svolgono attività di riparazione, è al terzo posto tra le cinque economie più importanti d’Europa, dietro alla Francia con oltre 35.300 imprese e alla Spagna con poco più di 29.100. Secondo il Cen “Negli ultimi dieci anni diminuiscono però le nostre aziende: 2.622 in meno rispetto al 2011, quasi -10%. Calano anche in Polonia con un meno 1.394, mentre all’opposto crescono in Spagna (+8.707), Francia (+1.261) e Germania (+946)”. Se si considera invece il valore della produzione generato dalle aziende, in Italia si supera i 2,1 Mld€ (+122 M€ circa rispetto al 2011), ponendosi dietro alla Francia con 4,5 Mld€, a pari merito con la Spagna e leggermente davanti alla Germania e i suoi 2 Mld€. Infine, gli addetti nelle imprese di riparazione operanti in Italia nel 2020 sono quasi 10.800, in calo di circa 1.500 rispetto al 2019 e di 2.300 circa sul 2011, mentre Germania, Spagna e Francia impiegano un numero di addetti più che doppio rispetto all’Italia.

 

Per l’Italia, meno positivo è l’andamento del tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo, definito come il rapporto tra l’uso circolare di materia e l’uso complessivo (cioè da materie prime vergini + materie riciclate). Se nell’Unione nel 2021, ultimo anno disponibile a livello di dati certi, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo è stato dell’11,7%, sceso di 0,1% rispetto al 2020, dopo la riduzione già rilevata rispetto al 12% del 2019, in Italia, che storicamente ha sempre raggiunto ottime performance, nel 2021 si è registrato un importante calo, attestandosi al 18,4%, ben il 2,2% in meno rispetto all’anno precedente. “Ha inoltre perso il primato tra le cinque principali economie europee, superata dalla Francia, in testa con 1,4 punti percentuali in più. Cala anche il valore della Spagna (da 11,1 a 8%), la Germania si mantiene costante (12,7%), mentre sale la Polonia (9,1%, +1,6%)”. Secondo i ricercatori del Cen “Sul dato dell’Italia può aver influito la forte crescita legata agli incentivi per le ristrutturazioni edilizie [superbonus e altri eco-bonus], del settore delle costruzioni, che presenta un basso utilizzo circolare dei materiali”. Per essere più "circolari" e sfruttarne le ricadute positive occorre quindi fare di più e visto che le potenzialità economiche e le tecnologie ormai lo permettono nel corso del 2022 le politiche per l’economia circolare hanno avuto una ulteriore importante evoluzione, sia a livello europeo che nazionale.


La Commissione europea, infatti, lo scorso anno ha adottato quattro importanti misure in materia di ecodesign e prodotti sostenibili, strategia per i prodotti tessili sostenibili e circolari, i prodotti da costruzione, i diritti e la responsabilizzazione dei consumatori. A queste hanno fatto seguito la proposta del nuovo regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, la proposta di direttiva sulla riparazione e le misure sulle materie prime critiche, in un contesto più ampio di policy per la transizione ecologica, in cui si segnalano anche il provvedimento sulla carbon border tax e il Piano industriale per il Green Deal. Dal canto suo, l’Italia ha adottato due importanti documenti di carattere strategico e programmatico, essenziali per contribuire ad accelerare la transizione all’economia circolare: la Strategia nazionale per l'economia circolare, che ora il Governo dovrebbe rendere operativa adottando le misure previste e rispettando il cronoprogramma e il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti, che costituisce un valido quadro di riferimento per le pianificazioni regionali e per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva quadro europea sui rifiuti. Al momento tra la fine del 2022 e i primi mesi di quest’anno sono state pubblicate le graduatorie e assegnati i finanziamenti del PNRR che per incentivare l'economia circolare prevedono investimenti per 1,5 miliardi di euro in impianti di riciclo dei rifiuti e potenziamento della raccolta differenziata e altri 600 milioni di euro per “progetti faro” di economia circolare. Tutti soldi che, se accompagnati da misure di fiscalità ecologica per promuovere produzioni e consumi circolari, avranno sicuramente importanti ricadute in termini economici ed occupazionali.


Alessandro Graziadei

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