È ancora in attesa di partire da diversi porti della Grecia tra, sabotaggi alle navi e accuse di avere a bordo terroristi ed armi chimiche, la Freedom Flotilla 2, la flotta composta da dieci navi cariche di aiuti umanitari (tra cui l’italiana Stefano Chiarini che porta il nome del giornalista del Manifesto, a lungo impegnato in Palestina) con a bordo 500 attivisti filo palestinesi intenzionati a forzare il blocco navale israeliano alla Striscia di Gaza dove un milione e mezzo di palestinesi è isolato dall’esercito israeliano da oltre 4 anni.
La partenza della flotta, ribattezzata in onore di Stefano Arrigoni (il cooperatore ucciso a Gaza in aprile) “Stay Human”, prevista per lunedì 27 giugno è stata ritardata dalle autorità greche che stanno frapponendo continui ostacoli di carattere burocratico alla missione umanitaria, in conseguenza delle pesantissime pressioni esercitate dal governo israeliano a livello internazionale.
Ieri la nave Statunitense “Audacity of Hope” ha deciso di tenere fede al proprio nome ed è salpata, per essere bloccata dopo un quarto d’ora di navigazione dalle autorità portuali greche che hanno intimato agli attivisti di tornare in porto ad Atene minacciando l’equipaggio ed i passeggeri con le armi. Stesso tentativo e stesso esito per la nave canadese Taharir. Intanto una nota del Ministero per la sicurezza interna greco mostra tutta la subalternità del governo di Papandreou alle politiche israeliane, dichiarando che la Grecia vieta alle barche della Freedom Flotilla 2 di salpare per Gaza.
Se il Governo greco non dovesse bastare Tel Aviv ha chiarito che “fermerà gli attivisti ad ogni costo” come già fece a fine maggio 2010 quando la prima Flotilla venne attaccata in mare dalle forze speciali. Nove le vittime di quell’operazione, tutte sulla nave passeggeri turca Mavi Marmara che quest’anno non prenderà il largo alla volta di Gaza per non intaccare il ristabilito l’equilibrio diplomatico tra Israele e Turchia.
L’inviato israeliano presso le Nazioni Unite Ron Prosor ha lanciato un monito anche ai passeggeri di Freedom Flotilla 2, tra cui giornalisti (anche israeliani), politici, deputati, scrittori, rappresentanti di fedi religiose, persone di arte e cultura (come il nostro convinto e preoccupato Vauro) e attivisti di numerose ong: “Israele ha tutta l’intenzione e, la capacità, di fermare la missione navale diretta verso la Striscia di Gaza [...] la quale, altro non è che un atto di sfida e non un’impresa umanitaria per rompere l’assedio su Gaza”.
Anche Elizier Marom, comandante della Marina israeliana ha promesso il massimo dell’impegno nel bloccare Freedom Flotilla 2 sostenendo che come nel maggio 2010 quando i commando israeliani presero d’assalto Freedom Flotilla 1 “Israele ha il diritto all’autodifesa” verso una missione “che ha pericolosi estremisti tra gli organizzatori”.
“Israele sta usando ogni mezzo, ogni tipo di falsità e propaganda per fermare la Freedom Flotilla, ma non ce la farà a fermarci: noi partiremo”, è stata la replica di Mohammad Hannoun, presidente di Abspp una delle ong organizzatrici, che ha respinto al mittente le accuse rivoltegli dal governo israeliano e riportate da articoli pubblicati dal portale israeliano Haaretz.
Secondo tali accuse, due degli attivisti della Flotilla per Gaza, “hanno noti legami con Hamas". Sarebbero Amin Abu Rashad, che in precedenza guidava una organizzazione caritatevole collegata con Hamas, in Olanda, chiusa dal governo olandese perché finanziava il terrorismo e Mohammad Hannoun, della fondazione Abspp, che Israele sostiene essere coinvolta nel finanziamento al terrorismo.
“Siamo una flottiglia pacifica - ha dichiarato Hannoun - diretta a rompere l'assedio illegale su Gaza, non ad attaccare o aggredire qualcuno. Perché invece di diffondere falsità non chiedono di far ispezione le navi? Lo abbiamo domandato molte volte, ma a loro non interessa attestare i fatti reali: vogliono continuare con la loro propaganda per tentare di bloccare le barche” e nel respingere con sdegno le falsità israeliane, l'Abspp ha chiesto in un comunicato agli organi di stampa di dare notizia delle manovre israeliane per screditare la Freedom Flottilla.
L'accusa lanciata da Israele, e riportata da Haaretz della giornalista Amira Hass che partirà con la Flotilla, parla di “agenti chimici” caricati a bordo e da usare contro i soldati che potrebbero abbordare le navi, mentre ufficiali della difesa hanno riferito "che agenti chimici, compreso lo zolfo, sono a bordo di navi con passeggeri francesi e americani”.
“Il loro tentativo, attraverso tale propaganda - ha risposto Hannoun - è di costruire preventivamente una giustificazione per attaccare la Flotilla e compiere un altro massacro”. Le dichiarazioni riportate da Haaretz, infatti, citando una fonte all'interno della difesa, parlano di “partecipanti alla missione umanitaria che vogliono lo scontro violento”.
Per scongiurare il pericolo di un’eventuale intervento militare israeliano i passeggeri della barca italo-olandese Stefano Chiarini, ancora ferma nel porto di Corfù, stanno effettuando da giorni training nonviolenti, e simulazioni di attacchi israeliani. Mercoledì i circa 60 passeggeri divisi in diversi gruppi, hanno affrontato vari “scenari” di attacco da parte dei militari israeliani, sull'esempio di quanto avvenne l'anno scorso, contro la prima Freedom Flotilla. Un gruppo ha giocato il ruolo dei soldati che assaltano le barche e aggrediscono i passeggeri, e l'altro quello degli attivisti che devono sostenere, senza reagire neanche verbalmente, l'assalto.
“In tutti - fanno sapere dalla Chiarini - vi è la consapevolezza, sia del rischio a cui andiamo incontro, sia della totale nonviolenza della nostra spedizione” e “a tal proposito, ci siamo rivolti con una lettera all’On. Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, affinché le istituzioni e il Governo italiano facciano quanto in loro potere per richiamare Israele al rispetto delle norme internazionali non macchiandosi nuovamente del reato di pirateria e di strage come avvenuto lo scorso anno”.
Comunque vada la missione, sostenuta da diverse manifestazioni (la prossima è prevista a Roma il 4 luglio) contro l’ostruzionismo del governo greco, c’è da sperare che la Freedom Flottilla possa partire e almeno consegnare il suo carico nel porto egiziano di El-Arish, da cui poi verrà trasferito nella Striscia di Gaza. “Ma - ha ricordato Vauro che dalla Chiarini terrà un diario di bordo - forzare anche solo simbolicamente il blocco navale, che più di un atto simbolico non può e non vuole essere, è importante per dare il segnale di un’altra condotta, più umana”, per riprendere il motto che guida un po’ tutta l’ambiziosa flotta accompagnata quest’anno dalle parole dei familiari di Vittorio Arrigoni: “Crediamo che questa seconda Flotilla, che avete voluto chiamare “Stay Human” - si legge nella lettera indirizzata ai partecipanti - viaggerà portando con sé la convinzione profonda di Vittorio che tutti gli sforzi debbano essere fatti per testimoniare al popolo di Gaza che la Dichiarazione dei diritti universali dell’uomo vale anche lì, in quella striscia di terra calpestata, mortificata, isolata dall’assedio israeliano”.
Alessandro Graziadei
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