sabato 19 maggio 2012

Italia: la società civile fa appello ad un 2 giugno disarmato

A due settimane dalla Festa della Repubblica, il 2 giugno prossimo, sono molte le iniziative intraprese da associazioni e organizzazioni della società civile per invitare il Governo a rinunciare alla parata militare, uno spreco che nel 2011 è costato 10 milioni di euro e che rappresenta un vero e proprio vulnus al buon senso di qualsiasi persona, famiglia, istituzione o Stato che trovandosi nell’attuale congiuntura economica non cominci a tagliare le spese meno necessarie.
“Insistere nel voler festeggiare la Festa della Repubblica con una costosa ed anacronistica parata militare nel pieno di una delle crisi economiche più gravi che sta attraversando il nostro Paese è una scelta profondamente sbagliata: uno schiaffo a chi perde il posto di lavoro e non arriva alla terza settimana del mese” ha dichiarato Giulio Marcon portavoce della Campagna Sbilanciamoci!. Per questo “Invitiamo il Capo dello Stato, in qualità di Capo supremo delle Forze Armate, ad un ripensamento e ad annullare la parata prevista per il prossimo 2 giugno - ha aggiunto Marcon - destinando i soldi risparmiati al Servizio Civile Nazionale che proprio per mancanza di fondi rischia di morire”.
Negli anni passati la campagna Sbilanciamoci! aveva calcolato un costo medio della parata militare del 2 giugno pari a circa 10 milioni di euro, cifra con la quale sarebbe possibile far partire 1.700 giovani per il servizio civile, aiutando in questo modo, attraverso le associazioni e le realtà convenzionate, più di 10mila persone in stato di bisogno come anziani, disabili, senza fissa dimora e bambini.
Proprio per questo parallelo tra spese utili e spese inutili, reso ancora più stridente dalla crisi, Sbilanciamoci! ha invitato le istituzioni, dal Capo dello Stato al Primo Ministro passando per il Ministro della Difesa, qualora non intendessero rinunciare a questa scelta, almeno a non nascondere il costo della parata e a dar conto ai cittadini italiani di quanto verrà a costare esattamente questo evento, calcolando gli oneri di tutte le realtà interessate, dal Comune di Roma, fino al Quirinale stesso. “Saranno poi i cittadini - hanno concluso Marcon - a valutare le scelte fatte e l’opportunità, di spendere tanti milioni di euro per una parata in tempi di crisi”.
Un analogo richiamo alle responsabilità del Governo in questo “delicato momento sociale, ancor prima che economico” è arrivato dal Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale (Cispi). “Se vogliamo dare voce all'Italia - ha sottolineato la scorsa settimana il presidente del Cipsi Guido Barbera - il 2 giugno si dia spazio all'Italia che lavora. Che resiste. Che cerca faticosamente di tener duro e di non mollare la speranza anche in questa crisi tanto difficile. Che continua a fare solidarietà. Che compensa con il volontariato a tante carenze di uno Stato sempre meno efficiente”. “Stiamo soffrendo le convulsioni di una crisi senza precedenti - ha aggiunto Barbera in un appello lanciato direttamente al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - e con una disoccupazione crescente che colpisce soprattutto i giovani e le donne, togliendo loro la speranza nel futuro, dobbiamo adesso pensare a loro”. “Per questo chiediamo a Lei, Signor Presidente - ha concluso Barbera - almeno il 2 giugno di tener conto dell’Italia vera, che non è quella rappresentata nelle sfilate armate ai Fori imperiali. Al di là di tutto, si tratterebbe solo di un po’ di buon gusto”.
Un appello quello al nostro Presidente fatto proprio anche da una lettera aperta del Movimento Nonviolento e di Paxchristiche chiedono a Napolitano “di restituire al 2 Giugno la forza dirompente e smilitarizzata della nostra Repubblica, fondata sul lavoro e sul ripudio della guerra” attraverso una mobilitazione civile che impegni ognuno di noi a sostenere questa proposta nelle sedi istituzionali. “Noi vogliamo essere cittadini obbedienti alla Costituzione italiana, scritta subito dopo il flagello del secondo conflitto mondiale, e proprio per questo tesa al ripudio della guerra stessa - si legge nella lettera delle due associazioni pacifiste - lo dice l'articolo 11. È la stessa Costituzione che ci indica come la nostra Repubblica sia fondata sulla forza del lavoro. Lo dice l'articolo 1. […] Per tutto questo noi non comprendiamo perché la Festa della Repubblica venga celebrata con le parate militari, la sfilata della armi, la mostra degli ordigni bellici. È una contraddizione divenuta ormai insopportabile. Questo è il ripudio della Costituzione, non della guerra. È il rovesciamento della verità”.
Per il Movimento Nonviolento non ci sono, quindi, dubbi: “Il 2 giugno ad avere il diritto di sfilare sono le forze del lavoro, i sindacati, le categorie delle arti e dei mestieri, gli studenti, gli educatori, gli immigrati, i bambini con le madri e i padri, le ragazze e i ragazzi del servizio civile. Queste sono le forze vive della Repubblica; i militari hanno già la loro festa, il 4 novembre, che ricorda l'inutile strage della prima guerra mondiale, come disse il papa Benedetto XV”. Quanto basta per chiedere a Napolitano di abolire la parata militare del 2 giugno, rispettando la necessità di un risparmio economico e invitare a sfilare i giovani disoccupati e i pensionati come rappresentanti del popolo italiano in sofferenza . “Il 2 giugno con le nostre associazioni - hanno concluso Paxchristi e il Movimento Nonviolento - vogliamo celebrare l'Italia che ripudia la guerra e dove possibile organizzeremo delle sfilate dove i cittadini disarmati innalzeranno i cartelli con l'articolo 11 della Costituzione”.
Ma l’attacco verso le spese del 2 giugno non è una campagna isolata ed occasionale. Da mesi la Rete Italiana Disarmo ricorda che attualmente in Italia la spesa militare viene toccata solo di striscio dai tagli della spesa pubblica e che i caccia d’attacco F35 al centro della campagna “Tagliamo le ali alle armi” verranno acquistati, se pur in numero leggermente minore. Continuano, inoltre, senza alcun dibattito politico, le cosiddette missioni di pace, fatte molto spesso solo per potere stare seduti al tavolo degli interessi geo-politici internazionale. Così se anche voi pensate ad una politica disarmata e ad un 2 giugno diverso, oltre al sostegno alle iniziative delle realtà fino ad ora raccontate potete fare qualcosa. Da casa. Il Governo, che ha dato ampi poteri al supercommissario Enrico Bondi sul controllo delle spese dello Stato, ha creato un sito (per il momento una pagina) dalla quale i cittadini possono segnalare gli sprechi dell’apparato statale e in generale delle istituzioni. Molte le persone che, come il sottoscritto, hanno già dato questa segnalazione: “All'attenzione del commissario Bondi. Spese militari: 23 miliardi di euro nel 2011. Guerra in Afghanistan: oltre 760 milioni in un anno. Acquisto degli F-35: 15 miliardi nei prossimi anni. Parata militare del 2 giugno: 10 milioni di euro nel 2011. Le segnaliamo questi sprechi”. A noi non par poco…
Alessandro Graziadei

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