Un animale si aggira per l’Europa, un animale del circo. Non è questa la prefazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che già da qualche anno, singoli e organizzazioni in diversi paesi, hanno pensato di estendere a tutti gli animali che popolano il pianeta, ma ben si adatta nell’antivigilia della Giornata internazionale per i diritti degli animali a quello che vi vogliamo raccontare. Sicuramente in molti ricorderete a Imola la triste e solitaria fuga dal circo di Aldo Martini della giraffa Alexander conclusasi il 21 settembre con la morte dell’animale per arresto cardiaco, forse per l’eccessiva dose di sedativo. I più attenti ricorderanno che una settimana prima a tentare l’evasione da un circo erano state Sonja e Vana, 31 anni la prima e 41 la seconda, due elefantesse in fuga per le strade di Copenaghen che avevano voluto emulare le gesta di un’altra elefantessa indiana che a marzo era evasa dalle catene del Courtney Brothers circus a Cork, in Irlanda. Anche per loro il 1 dicembre a Roma si è mobilitato il popolo di un altro circo possibile, senza animali e catene sceso in piazza per ricordare che il posto di giraffe ed elefanti è il loro habitat naturale.
A sfilare tra le vie della città eterna da Piazza Repubblica al Colosseo, (mentre alcuni circensi erano impegnati con leoncino al seguito nell’udienza papale) non c’erano però solo gli animalisti di Animal Amnesty e del Coordinamento Antispecista che hanno organizzato l’evento. Quello che il primo dicembre ha sfilato a Roma è stato anche un mondo di acrobati e circensi che amano la propria arte e la praticano con gioia e passione, senza sfruttare gli animali e rifiutando la violenza e le ingiustizie come forma d’intrattenimento. “Noi siamo per un divertimento sano, puro, fatto di rispetto per la vita, senza gabbie e senza catene - hanno spiegato i colorati e allegri manifestanti - Un divertimento dove ogni forma di schiavitù viene totalmente abolita. Spezziamo ogni catena e scateniamo il divertimento!“, come quello che è poi proseguito fino alle 21 con l’esibizione di numerosi artisti circensi, e la presenza sul palco allestito al Colosseo del Reggae Circus di Adriano Bono, uno spettacolo a metà tra musica, giocoleria e arte circense e che non ricorre ad animali.
Piercarlo Paderno, leader di Animal Amnesty, non ha nascosto la sua soddisfazione per la partecipazione alla manifestazione: “Non sono stato a contarli - ha riferito alla GeaPress - ma via Cavour era piena“. Non meno di settemila persone, quanto basta per fare entrare la manifestazione tra le “grandi” dell’animalismo italiano. Mai viste, infatti, tante persone assieme, per il circo senza animali e “Sono convinto - ha continuato Paderno - che se si lavorasse tutti assieme, tra i vari gruppi ed associazioni animaliste italiane, si riuscirebbe ancor meglio ad esprimere una sensibilità ormai molto diffusa“.
L’obiettivo delle due associazioni è ora fare rete permettendo un salto di qualità alla mobilitazione, al momento confinata solo tra gli addetti ai lavori o legata alla temporanea indignazione dell’opinione pubblica dopo tragedie come quella di Alexander ad Imola. Ora “Dobbiamo incidere sulle leggi, dobbiamo convincere la politica che il circo può e deve essere senza animali, un circo moderno, come già successo in altri Stati - ha spiegato Paderno - perché non vi è ad oggi altro spettacolo italiano che non trovi manifestazioni di dissenso così come succede per il circo. Sono già decine le città italiane dove, negli ultimi mesi si sono svolti presidi innanzi al tendone”.
Di fatto, dopo le proteste ufficiali di Imola dove il Sindaco aveva dichiarato di voler allontanare il circo di Aldo Martini avendo “tutti gli atti a disposizione per obbligarli a lasciare la città” anche a Parma gli animalisti di Animal Amnesty avevano manifestato il 21 ottobre all’arrivo dello stesso circo accusato, dopo la fatale evasione della giraffa, anche di un numero “previsto nello spettacolo” con un alligatore a spasso oltre il cordolo della pista che a detta degli animalisti “non tiene in alcun conto la sicurezza del pubblico e tantomeno le volontà del rettile” (di circa 2 metri). A Palermo, invece, sempre a fine ottobre attivisti della LIDA si sono presentati al Circo Darix, più volte attendato a Palermo, attrezzati con megafoni, striscioni e cartelloni informativi sulle condizioni degli animali in cattività. I motivi della contestazione animalista, diretti per lo più a chi pagava l’ingresso, sono stati i soliti: sfruttamento degli animali, ingiusta detenzione degli stessi in gabbie anguste, trasferte massacranti, inverni rigidi e comportamenti forzatamente imposti durante spettacoli utili solo per le casse degli affettuosi padroni. Situazioni tutt’altro che naturali, sia per animali nati in gabbia, che per quelli prelevati dalla natura, come nel caso, ad esempio, di tutti gli elefanti detenuti dai circhi italiani. “Gli animali - ha riferito Alessandra Musso, presidente della LIDA di Palermo - non hanno commesso alcun crimine che giustifichi la loro prigionia a vita, il loro maltrattamento e la loro umiliazione durante gli spettacoli. Ci auguriamo che Palermo possa allinearsi, quanto prima, ai già tanti Comuni d’Italia che hanno detto “no” al circo“ ha concluso la Musso.
Certo è che finché intere famiglie pagheranno il biglietto si alimenterà un mercato ancora basato sullo sfruttamento degli animali e del quale si è così complici. "I nostri tentativi - ha aggiunto la LIDA - sono diretti a sensibilizzare quanta più gente possibile, raccontando, per megafono, anche le testimonianze dirette di ex-circensi, pentiti di quel che oggi, per fortuna, non ritengono più un mestiere.” Ma per Stefano Fuccelli Presidente del Partito Animalista Europeo “La politica è responsabile come e quanto i circensi. I circhi esercitano la loro attività di sfruttamento degli animali perché le leggi lo consentono ed i Partiti continuano a nascondere la verità ingannando gli italiani non dicendo che è lo Stato, quindi i cittadini con le proprie tasse, a sovvenzionare gli spettacoli circensi - ha spiegato Fuccelli - non dicono che i nostri Parlamenti vogliono con forza mantenere questo servizio riconosciuto come funzione sociale dalla anacronistica legge n° 337 del 1968 insabbiando la proposta di legge n°1564 volta alla dismissione dell’uso degli animali”.
Una nuova proposta di legge contro le catene, la violenza, lo stress e i dondolii ossessivi degli animali nei circhi è pronta già dal 2008, ci ha assicurato Fuccelli, ma è tutt’ora ferma alla Camera dei Deputati in nome di uno spettacolo del quale, in molti, pensano ormai se ne possa fare tranquillamente a meno. Ma per salvaguardare il lavoro e gli animali è forse arrivato il momento di tendere una mano ai circensi, artisti capaci di riempire i tendoni dei circhi, spesso anche senza animali con la bravura e le attitudini di giocolieri, contorsionisti, trapezisti, clown e comici di vario genere. In questa direzione, per fortuna, hanno virato definitivamente gli australiani Flyng Fruit, i canadesi Cirque de soleil, ed i francesi Les Colporteurs. Una conquista civile, l’unica, dicono gli animalisti, orami eticamente sostenibile anche in Italia. Intanto vale l’appello di Alexander, Sonja, Vana e di altri animali che come loro ci hanno provato: Animali di tutti i circhi, unitevi! E scatenatevi!
Alessandro Graziadei
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