sabato 11 ottobre 2014

Italia: “Etici a prescindere” (almeno un italiano su tre)

Più che la virtù poté la crisi? È possibile, ma intanto, indipendentemente dalle ragioni, i dati raccolti nella seconda edizione dell’Osservatorio Altromercato del Vivere Responsabile presentato il 3 ottobre a Milano da Altromercato  in collaborazione con CFI Group, ci raccontano che “Un italiano su tre adotta quotidianamente comportamenti di responsabilità individuale e sociale, equità e solidarietà: in un anno è cresciuto dal 27% al 29% in Italia il numero di persone che fanno del vivere responsabile uno stile di vita”. Un bel balzo in avanti per quelli che l’indagine chiama gli “Etici a prescindere” e che parallelamente registra la quasi totale scomparsa dei cittadini più “inconsapevoli e disinteressati”, due delle cinque categorie socio demografiche in cui vengono classificati gli italiani dall’Osservatorio di Altromercato.

Una percentuale importante per un Paese che normalmente esce da media e social network sempre più rassegnato ai suoi egoismi e lacerato nei suoi legami sociali, ma che in questa occasione viene fotografato in controtendenza. Ma cosa intende l’Osservatorio quando parla di responsabilità individuale e solidarietà sociale? “Una popolazione consapevole dei problemi, con una solida base di valori condivisi e disponibile ad assumere comportamenti socialmente responsabili”. Oltre 6 italiani su 10, infatti,  si dimostrano sensibili a temi come equità, giustizia sociale, tutela dell’ambiente e sono disponibili, in questi diversi campi, a cambiare il proprio stile di vita, un compito non solo individuale, ma che 7 persone su 10 ritengono doveroso anche da parte di istituzioni e aziende. Le buone pratiche del “Vivere Responsabile”, inoltre, per la maggior parte degli intervistati, sono legate al commercio equo e solidale che spesso coincide e ben rappresenta i valori della tutela dei diritti di donne e bambini (24%), della difesa dell’ambiente (23%), della trasparenza e della responsabilità (17%).

Il movimento del Commercio Equo e Solidale ha sempre agito collettivamente per una economia di giustizia, centrando il proprio focus storicamente sul sud del mondo. Ma le sfide e i cambiamenti non possono avere confini, il nord e il sud sono sempre più legati e le soluzioni sono globali. Anche per questo “Ben 8 italiani su 10 sono favorevoli al Solidale Italiano, cioè all’applicazione dei principi del Commercio Equo e Solidale alla realtà socioeconomica del nostro Paese. Questo soprattutto grazie a fattori quali la vicinanza dei produttori e l’italianità dei prodotti”. Forte dei risultati dell’Osservatorio, Altromercato ha voluto lanciare il Manifesto del Solidale Italiano, una raccolta di principi del Commercio Equo e Solidale utili per sostenere i piccoli produttori del nostro Paese e valorizzare i prodotti agroalimentari e artigianali italiani, sviluppati in collaborazione con l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (Aiab), il Gruppo Cooperativo CGM e Slow Food Italia. “Contadini e artigiani subiscono oggi una crisi epocale in tutto il mondo - si legge sul Manifesto del Solidale Italiano - Nonostante la metà della popolazione mondiale sia costituita da agricoltori, la vita nelle campagne si fa ovunque più insostenibile. La concorrenza sleale delle multinazionali, lo sfruttamento della mano d’opera, i prezzi d’acquisto sottocosto, l’accaparramento delle terre, i bio-carburanti, la zootecnia intensiva, i cambiamenti climatici, l’inaridimento dei suoli e delle falde acquifere: tutto questo, oggi, concorre a debilitare il settore delle piccole produzioni agricole e artigianali come mai era successo prima. Ciò è particolarmente evidente nei paesi del terzo mondo. […] Eppure la crisi del mondo rurale e artigianale oggi non investe solo agricoltori e allevatori del cosiddetto terzo mondo. La crisi oggi attraversa in tutta la sua gravità anche poderi, aziende familiari e botteghe artigiane del nostro paese”.

Per questo Altromercato e i suoi partner hanno pensato che le preziose esperienze accumulate dal commercio equo e solidale in 25 anni di storia possano oggi essere utilmente impiegate anche al servizio degli attori più sofferenti dell’economia contadina e artigianale nazionale. “Esiste, infatti, anche da noi un gran numero di piccole e medie realtà capaci di produzioni buone, utili e giuste, che richiedono un forte sostegno sul piano distributivo e commerciale. Un sostegno che le reti del commercio equo e solidale possono e vogliono offrire”. “Con Solidale Italiano, - ha spiegato Altromercato - si afferma così anche in Italia un modello di sviluppo che mette al centro le persone, basato su equità, sostenibilità e solidarietà, facendo crescere iniziative locali esistenti nell’ambito dell’agricoltura sostenibile, della cooperazione sociale e dell’economia carceraria, attive in aree problematiche del Paese, nel pieno rispetto dei principi del commercio equo”. Si declina così anche nel contesto italiano l’appello che José Graziano da Silva, Presidente della FAO, ha recentemente rivolto a favore di tutti i piccoli produttori del mondo "il nostro futuro dipende da un’agricoltura e da sistemi del cibo che devono essere equi, sostenibili ed efficienti. I piccoli contadini, gli indigeni, pescatori e pastori sono quelli che rispettano queste tre qualità. Dobbiamo aiutarli a sfruttare completamente questo potenziale”.

Una scommessa in parte già vinta stando ai risultai dell’Osservatorio, visto che parte degli italiani, a quanto pare, crede già nel circuito virtuoso innescato, per esempio, con l’acquisto di prodotti che provengono da un’agricoltura solidale e sostenibile che cresce su terreni del Belpaese liberi dalla mafia, dallo sfruttamento e dal caporalato, dove nascono prodotti d’eccellenza, biologici e biodiversi, che oltre al valore della produzione hanno in sé il valore aggiunto della lotta, della libertà e del rispetto di chi coltiva la terra.  Ma di Solidale Italiano si può parlare anche per i prodotti che vengono dall’ economia carceraria, che uniscono all’attenzione per le materie prime e la lavorazione, una particolare attenzione al percorso personale di chi crea questi prodotti. Sono realizzati, infatti, da realtà che operano con o all’interno dei luoghi di reclusione in Italia e offrono, attraverso una formazione e un lavoro qualificato e retribuito, una possibilità di riscatto a chi li realizza. Un approccio quello del Solidale Italiano che nei suoi diversi campi sembra ormai fondamentale per mantenere in vita territori, comunità ed economie locali, che rappresentano il punto di partenza per la costruzione di una nuova e rinnovata economia nazionale. Solo così si potrà continuare a far crescere il numero degli “Etici a prescindere”!

Alessandro Graziadei

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