sabato 15 novembre 2014

Calvin senza Hobbes (ormai ad un passo dall’estinzione)

Nel 1985 Bill Watterson stufo di impiegare il suo talento in lavori pubblicitari che detestava iniziò a dedicare il suo tempo ai fumetti creando Calvin & Hobbes, una striscia centrata sulle avventure di Calvin, un bambino di sei anni dall’inarrestabile immaginazione e Hobbes, la sua tigre di pezza. Watterson ha disegnato il personaggio di Hobbes in due modi diversi: con Calvin è una tigre che vive, parla, agisce e gioca, mentre con tutti gli altri è una normalissima tigre di pezza inanimata. Ecco il rischio che rimanga solo Calvin a questo mondo a vedere una tigre “animata” è ogni giorno più probabile visto che la popolazione mondiale delle tigri è ormai ridotta a circa 4.200 esemplari

Secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (Iucn), che dal 2012 classifica la Panthera tigris come “in pericolo di estinzione”, includendola nella Lista Rossa delle specie a rischio, “Oggi le popolazioni più importanti sono rimaste solo in India (circa 1.400 tigri), Bangladesh (200-300) Indonesia (tra 450 e 700, a seconda delle stime), Malaysia (300-500), Nepal (350) e Russia (300-400)”. Altrove la popolazione è sparsa e ridotta a meno di 1.000 esemplari una soglia diventata una delle cause di estinzione, insieme alla caccia, praticata soprattutto per le ossa utilizzate nelle medicine tradizionali dei Paesi asiatici e alla scomparsa degli habitat naturali di questi animali.

Negli ultimi dieci anni, infatti, circa il 41% delle foreste che davano rifugio alle tigri sono state rase al suolo anche grazie al nostro inconsapevole contributo. Alcuni mesi fa, dopo un anno di indagini, Greenpeace International ha denunciato nel dossier P&G’s Dirty Secrets (.pdf) che “La multinazionale Procter & Gamble (P&G) acquista olio di palma da aziende responsabili della deforestazione in Indonesia, rendendo così i consumatori complici inconsapevoli della distruzione dell’habitat della tigre di Sumatra e dell’orango, entrambe specie a rischio di estinzione”. Il rapporto ha rivelato come “Le attuali politiche di approvvigionamento di olio di palma di P&G siano collegate a fenomeni di deforestazione ed incendi forestali in Indonesia” dove le foreste, e quindi la fauna che le popola, scompaiono a una velocità pari a nove piscine olimpioniche al minuto a causa della coltivazione di palma da olio, un ingrediente molto utilizzato nei detergenti come shampoo, detersivi e altri beni di largo consumo che la P&G produce.

Nelle concessioni di proprietà del Gruppo Plantation BW, uno dei fornitori di P&G, si sono verificate diverse uccisioni di tigri e altri due fornitori della multinazionale sono coinvolti nel taglio a raso di aree di foresta pluviale nelle proprie concessioni. Secondo Esperanza Mora, che si occupa della campagna foreste di Greenpeace Italia, “La Procter & Gamble deve smettere di far arrivare nelle nostre case prodotti che causano la distruzione della foresta pluviale e garantire ai propri consumatori detergenti che rispettino uno dei più importanti polmoni verdi del Pianeta. La multinazionale dovrebbe seguire l’esempio di aziende come Ferrero, Unilever e L’Oréal, che si sono già impegnate a ripulire le loro filiere dell’olio di palma da fornitori controversi”. Per la Ong solo così la P&G taglierebbe definitivamente i propri legami con l’estinzione di specie chiave per questo ecosistema come la tigre di Sumatra.

Oggi per la conservazione della tigre sono in corso molte iniziative, a livello locale (in India, Russia, Indonesia, Malaysia...) e internazionale. Tra queste ultime, oltre alle campagna di Greenpeace e quella congiunta di Banca Mondiale e Smithsonian Institution  per rafforzare il sistema delle riserve in 13 Paesi (magari senza mettere nel contempo a rischio i popoli indigeni), è notevole l’impegno della Wildlife Conservation Society (Wcs) che dal 1895 salva la fauna selvatica e i luoghi selvaggi in tutto il mondo attraverso la scienza, la conservazione e l’educazione delle persone al valore del patrimonio naturale. Solo pochi giorni fa, il 30 ottobre, grazie ad un intervento congiunto della polizia indonesiana e della Wcs, due trafficanti di tigri sono stati tratti in arresto dopo aver trovato nei loro bagagli una pelle intera di tigre, un artiglio, due zampe ed una testa impagliata del grande felino. Gli arresti sono avvenuti nella città di Banda Lampung la capitale della provincia di Lampung, a circa 90 km dal Parco Nazionale di Bukit Barisan Selatan che rappresenta uno dei siti più importanti a livello mondiale per la conservazione della tigre di Sumatra.

Secondo Joe Walston, vice presidente di Wcs, “questi arresti rappresentano un messaggio chiaro e forte inviato ai trafficanti di fauna selvatica visto che finalmente ad operare assieme agli esperti dell’Ong c’era il West Java Natural Resources Conservation Agency (BKSDA) del Ministero delle Foreste di Sumatra e l’ufficio di Lampung della polizia indonesiana, segno di una nuova consapevolezza delle autorità locali che si sono finalmente impegnate per salvare il felino da un destino che sembrava ormai segnato. Andre Ginson del BKSDA, ha dichiarato che l’Agenzia del Ministero “Apprezza molto l’assistenza tecnica del Wcs che ha reso possibile questo arresto e fornisce informazioni accurate e costanti sul traffico di tigre e altri animali protetti. Per questo, ci auguriamo che questa collaborazione tra il Ministero delle Foreste e Wcs per combattere il commercio illecito di tigre continuerà a lungo”.

Ma anche alle nostre latitudini si lavora per salvare la tigre, anche se questa volta da un circo. Come ha ricordato la Lav il 9 novembre scorso, “Nel 2012 abbiamo denunciato le condizioni tremende in cui una tigre e un leone erano detenuti in un circo, i due animali sono stati messi sotto sequestro dalla Procura, ma lasciati in custodia allo stesso circo dove si trovavano da una vita. Finalmente dopo due anni di duro lavoro siamo riusciti a toglierli da quell'inferno”. Ora la libertà e una lunga vita è l’impegno della Lav per Antares e Madiba (i nomi scelti dagli animalisti e dai loro sostenitori per i due felini), come per gli altri 2.000 animali ancora rinchiusi in gabbia. Una speranza in più per il futuro di tanti "Hobbes" e la fantasia di tanti "Calvin".

Alessandro Graziadei

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