domenica 9 novembre 2014

Ipcc: cambiamento climatico, siamo al punto di non ritorno

I cambiamenti climatici potrebbero avere incidenze irreversibili e pericolose”. È la sentenza dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) che emerge dal Synthesis Report (Syr) pubblicato a puntate negli ultimi 13 mesi. Il Synthesis Report rappresenta la valutazione più completa dei cambiamenti climatici mai realizzata, frutto di 6 anni di lavoro della comunità scientifica internazionale, è stato costruito con il contributo di 830 autori, coordinatori e revisori in rappresentanza di più di 80 Paesi, che hanno opinioni e competenze scientifiche, tecniche e socio-economiche diverse e sono stati aiutati dall’apporto di tre Working Group con oltre mille scienziati e più di 2.000 revisori esperti.

Come dire, difficile che si sbaglino quando sentenziano attraverso il Syr con una chiarezza e una sicurezza ancora maggiore delle precedenti valutazioni che le emissioni di gas serra ed altri fattori antropici sono stati la causa predominante del riscaldamento osservato dal XX secolo. “L’influenza dell’uomo sul sistema climatico è chiara ed in aumento, con delle incidenze osservate su tutti i continenti. Se non li gestiamo, i cambiamenti climatici accresceranno il rischio di conseguenze gravi, generalizzate ed irreversibili per l’essere umano e gli ecosistemi”. Thomas Stocker, copresidente del Working Group I dell’Ipcc,  ha spiegato che “Secondo la nostra valutazione, l’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la quantità di neve e di ghiaccio è diminuita, il livello del mare si è alzato e la concentrazione di biossido di carbonio è aumentata fino a livelli senza precedenti da 800.000 anni”. Tutto fa pensare, quindi, che le emissioni costanti di gas serra provocheranno un ulteriore riscaldamento e delle alterazioni di lunga durata di tutti gli elementi del sistema climatico, aumentando così il  rischio di conseguenze vaste e profonde che colpiranno tutti gli strati della società e l’ambiente naturale.

Ma chi pagherà le maggiori conseguenze di questo apparentemente irreversibile cambiamento del clima? “Numerosi rischi, viste le capacità limitate di farvi fronte, rappresentano dei problemi particolari per i Paesi meno sviluppati e le comunità vulnerabili. Le persone marginalizzate sul piano sociale, economico, culturale, politico, istituzionale od altro, sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici” ha dichiarato il presidente dell’Ipcc, Rajendra Kumar Pachauri aggiungendo  che “Le limitazioni degli effetti dei cambiamenti climatici pongono dei problemi  di equità e di giustizia ma rendono necessario dare il via ad uno sviluppo sostenibile ed all’eliminazione della povertà. Le numerose persone più vulnerabili ai cambiamenti cimatici sono quelle che hanno contribuito e contribuiscono meno alle emissioni di gas serra”.

Spacciati? Chi scrive, per quel che vale, pensa di sì, perché nulla fa pensare che questa comunità politica internazionale abbia il coraggio e soprattutto la forza di cambiare il verso ad uno sviluppo totalmente manovrato dalla fame di profitto di molte lobby multi e trans nazionaliTuttavia è bene sapere che esistono delle opzioni per tamponare le conseguenze dell’involuzione del clima. A ricordarlo è stato lo stesso Pachauri, sottolineando nelle scorse settimane che “Abbiamo i  mezzi per limitare i cambiamenti climatici. Esistono numerose soluzioni che permettono uno sviluppo economico e sociale continuo, ma sostenibile. Abbiamo bisogno solo della volontà di evolvere che, speriamo, sarà motivata dalla conoscenza e dalla comprensione della scienza dei cambiamenti climatici”. Vicente Barros, copresidente del Working Group II Ipcc, ha realisticamente parlato di adattamento e di cambiamento nell’approccio al problema clima: “L’adattamento è molto importante per il fatto che può essere integrato alla continuazione dello sviluppo e può contribuire a prepararci ai rischi, cosa alla quale siamo già impegnati dal punto di vista delle emissioni passate e delle infrastrutture attuali. Tuttavia, l’adattamento da solo non basta. Delle riduzioni importanti e sostenute delle emissioni di gas serra sono essenziali per limitare i rischi dovuti ai cambiamenti climatici”. 

Per il Syr occorre però darsi da fare adesso, perché “Se si ritardano le misure per realizzare importanti riduzioni delle emissioni climalteranti aspettando il 2030, questo accrescerà sensibilmente i problemi tecnici, economici, sociali ed istituzionali". La giustificazione scientifica della priorità da accordare alle misure di lotta contro le sostanze clima alteranti, quindi, è più chiara che mai, ma per  Pachauri “Disponiamo di poco tempo prima che la congiuntura che permette di limitare il riscaldamento a 2° C abbia fine. Perché possiamo avere una buona chance di restare al di sotto dei  2° C ad un prezzo gestibile, le nostre emissioni sul piano mondiale dovrebbero diminuire dal 40 al 70% tra il  2010 ed il 2050, e scendere a zero almeno entro il 2100. Abbiamo questa possibilità, la scelta incombe su di noi”.

Impossibile? No! basta lasciare dove sono almeno tre quarti delle riserve di combustibili fossili, soprattutto petrolio e carbone, e puntare invece su efficienza energetica e tecnologie rinnovabili e pulite. Per Youba Sokona, copresidente del Working Group III Ipcc È un’impresa possibile anche sul piano tecnico, passare ad un’economia low-carbon. Ma quello che manca sono delle politiche e delle istituzioni appropriate. Più aspettiamo a prendere delle disposizioni, più l’adattamento ai cambiamenti climatici e la loro attenuazione ci costeranno cari”. In questo senso il rapporto dell’Ipcc è un monito per i politici di tutto il mondo che sembra, però, rimanere inascoltato. Due esempi: Proprio nelle scorse settimane l’UE ha raggiunto un accordo in materia di clima ed energia sui propri obiettivi al 2030, poco ambizioso e con obiettivi decisamente insufficienti. Questo in Europa. Ma in Italia? Mentre la scienza ci dice che il futuro saranno le rinnovabili e l’efficienza energetica, il Governo con lo Sblocca Italia, dà il via libera alle trivelle nei nostri mari per due gocce di petrolio, mentre continuano le misure per colpire le rinnovabili. Una doppia follia: non solo si continueranno ad estrarre combustibili fossili, che dovrebbero invece rimanere sotto terra per fermare i cambiamenti climatici, ma lo si farà mettendo a rischio il mare italiano e settori come turismo e pesca sostenibile, fondamentali per la nostra economia.

“Urge un’azione a livello Italiano, europeo e mondiale - ha commentato Mauro Albrizio, di Legambiente - perché ormai non c’è più dibattito, la scienza ha detto che siamo al punto di non ritorno”. Giusto! Allora come mai il presidente onorario di Legambiente Ermete Realacci del PD, presidente della VIII Commissione permanente Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati ha votato a favore dello Sblocca Italia ben due volte il 23 ottobre 2014, quando c’è stato il voto alla fiducia sul governo e poi il 30 ottobre 2014 quando c’è stato il voto finale?

Alessandro Graziadei

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