lunedì 22 maggio 2017

A chi grida al lupo al lupo…

Per colpa di una politica distratta, di un’informazione non sempre corretta e di qualche criminale ambientale non siamo ancora capaci di difendere la straordinaria biodiversità italiana e spesso rischiamo di impoverire in modo irreversibile il Belpaese, noto non solo per le sue bellezze artistiche, ma anche per l’incredibile varietà di fauna e flora (oltre 57.000 specie animali e quasi 8.000 vegetali) che una volta perse non sempre è possibile recuperare. In particolare l’uccisione illegale di specie protette è una piaga nazionale e il lupo è diventato il simbolo di quella natura che stiamo di perdendo visto che secondo il WWFogni anno 300 lupi vengono uccisi in Italia da bracconieri, bocconi avvelenati o dall’impatto con le auto”, alterando in modo sensibile l’equilibrio di specie dal ruolo ecologico importantissimo, come tutte quelle poste al vertice della piramide alimentare, capace tra le altre cose di controllare la popolazione di cinghiali e di altri ungulati.

Anche per questo l’associazione ambientalista è scesa in campo per salvarlo chiudendo oggi, in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità, una raccolta fondi di due settimane attraverso l’SMS solidale 45524 che servirà a finanziare i controlli sul campo delle guardie volontarie, i droni per sorvegliare le aree più a rischio, l’utilizzo dei cani addestrati a scovare le tracce di veleno sparso dai bracconieri, i centri specializzati nella riabilitazione animale e gli attraversamenti stradali sicuri sia per i lupi che per gli orsi. Ma l’aiuto chiesto dal WWF cercherà anche di creare una corretta cultura sul lupo sostenendo gli allevatori “salva-lupo” con un contributo al mantenimento dei cani da guardiania più adatti e la creazione di una “scuola permanente e diffusa” a difesa del lupo, per riuscire ad informare, sensibilizzare e coinvolgere i cittadini e le scuole nella difesa di questo simbolo della nostra natura unico al mondo. L’obiettivo è quello di sfatare così i luoghi comuni e le fake news che hanno contribuito ad alimentare la storica ostilità nei confronti del lupo e che rappresenta una minaccia per la specie. 

Per il WWF, infatti, “siamo davanti ad una specie perseguita da una cattiva informazione che rischia di creare ulteriori danni agli equilibri naturali anche nelle aree protette che non rappresentano ancora un rifugio sicuro per questi animali: nei Monti Sibillini, ad esempio, negli ultimi sei anni sono stati ritrovati 18 lupi morti, nel Parco della Majella lo scorso anno 4 lupi sono rimasti intrappolati dai lacci. La barbarie contro il lupo è particolarmente accanita in alcune zone calde di bracconaggio, come la provincia di Grosseto, in Toscana, dove lacci, veleno e fucili ancora uccidono decine di lupi, a volte persino esposti in modo provocatorio”. Così se il lupo, grazie anche alle campagne del WWF condotte negli anni ’70, si era salvato dall’estinzione recuperando il suo areale originario, oggi le stime italiane parlano di perdite pari al 20 per cento della specie ogni anno su una popolazione complessiva stimata di circa 1.600 animali. Ma i lupi uccisi potrebbero essere di più dato che i bracconieri tendono a nascondere le carcasse per evitare di avere conseguenze con la giustizia e ridimensionare l’allarme ecologista. 

Lo scorso 17 maggio nel giorno del Wolf Day queste preoccupazioni sono state confermare anche dal progetto di citizen science lanciato dal gruppo Italian Wild Wolf, composto da ricercatori, fotografi e appassionati del lupo e secondo i quali “in soli 6 mesi sono state segnalate ben 53 carcasse di lupo”. Questo progetto in cui i cittadini sono chiamati a raccogliere dati a scopo scientifico, rappresenta il primo esempio in Italia applicato al lupo, ed ha l’obiettivo di attivare una raccolta di dati basati su osservazioni dirette e sulle notizie delle cause di morte del lupo diffuse da tutti gli organi di informazione. Dai dati raccolti dal 1 novembre 2016 al 30 aprile 2017, è emerso che solo il 6% dei decessi registrati è riconducibile a cause naturali, mentre gli incidenti stradali (53%) ed il bracconaggio (32%) rappresentano le prime cause di morte. Anche queste percentuali, tuttavia, sono difficilmente rappresentative del numero complessivo dei decessi del lupo italiano, in quanto è molto più probabile rinvenire una carcassa lungo la strada piuttosto che in un bosco. Complessivamente sia il bracconaggio che le morti naturali potrebbero avere quindi un’incidenza maggiore, sebbene dietro agli stessi investimenti lungo le strade non è impossibile immaginare episodi di avvelenamento che debilitano i lupi esponendoli maggiormente al rischio di incidenti.

Non invertire la diminuzione della popolazione autoctona di lupi italiani è oggi un grave rischio non solo per la biodiversità nazionale, visto che la popolazione italiana di lupo è, secondo un nuovo studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista PLOS ONE, una sottospecie unica al mondo “sia a livello di cromosomi autosomici, la maggior parte del DNA di un individuo, che a livello mitocondriale, cioè di DNA ereditato per via materna”, ha spiegato Romolo Caniglia, genetista e coordinatore dello studio. “Quello che stupisce è quanto sia antica tale peculiarità che presenta una variabilità genetica inferiore del 30% rispetto alle altre popolazioni, segno di una diminuzione demografica protratta nel tempo, a cui si è sommato lo sterminio operato negli ultimi secoli per mano dell’uomo”, ha aggiunto Marco Galaverni, responsabile specie e habitat del WWF Italia e anche lui tra gli autori dello studio.

Intanto, mentre il Piano nazionale di gestione del lupo nel quale sono previste azioni importanti per la tutela del simbolo della biodiversità italiana continua ad essere fermo in Conferenza Stato-Regioni, il WWF è tornato a chiederne l’approvazione urgente senza il paragrafo sugli abbattimenti legali, così come indicato dalla quasi totalità delle Regioni (ad eccezione della Regione Toscana che per bocca del suo assessore Marco Remaschi ha invocato nuovamente la deroga per poter abbattere un numero imprecisato di lupi). A chi grida al lupo al lupo è importante ricordare che i danni provocati da questo predatore, che non vogliono essere ignorati, possono essere minimizzati con misure di prevenzione ed indennizzo previste anche dall’Europa e che Regioni come l’Emilia-Romagna o i Parchi naturali abruzzesi sono riusciti da tempo a mettere in campo programmi per dotare gli allevatori di misure efficaci di preservazione delle greggi senza la necessità di abbattere altri lupi.

Alessandro Graziadei

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