sabato 9 settembre 2017

Quella doppia sporca dozzina!

Sono passati 10 anni da quando il Comune di Capannori, per primo in Europa, lanciò la sfida ai rifiuti accogliendo l’invito di Rossano Ercoliniche si occupa attivamente della loro gestione da 34 anni e dello scienziato Paul Connett. Ad oggi il comune può vantare circa l’82% di raccolta differenziata con una produzione pro capite annuale di rifiuto urbano residuo di 82 kg e una qualità elevata dei materiali intercettati nelle differenziate, con basse presenze di impurità e importanti remunerazioni da parte dei consorzi di filiera. Nonostante gli ottimi risultati è però ancora troppo elevata la frazione costituita dalle plastiche, che rappresenta una percentuale di circa il 40%.  Seppur in buona parte differenziata una minoranza  è ancora indirizzata da COREPLA, il consorzio del CONAI che cura la raccolta delle plastiche, al recupero di energia  attraverso l’incenerimento, anziché al recupero di materia, a causa di un quadro normativo europeo e nazionale che ancora consente la produzione di residui che non possono essere differenziati, e talvolta neppure inceneriti.

Ecco perché nell’agosto del 2016 il Centro Ricerca Rifiuti Zero del comune di Capannori, Zero Waste Italy e l’Associazione Ambiente e Futuro per Rifiuti Zero hanno lanciato la campagna “La doppia sporca dozzina” che dopo un anno è diventata una vertenza permanente che sta allargando la sua partecipazione comunitaria raggiungendo sempre più realtà istituzionali e della società civile grazie ad incontri, assemblee, interviste, passaggi in radio e televisioni locali e nazionali. Questo successo ha spinto gli organizzatori ad inserire la campagna in un “Kit Formativo” che sperimentalmente è stato rivolto alle scuole e tradotto in un percorso didattico con gli studenti che consiste nella “scoperta collettiva” di che cosa troviamo nel rifiuto urbano. “Questa lezione si è rivelata molto potente e con semplicità disarmante fa scoprire a tutti le patologie che si manifestano nei nostri acquisti e la responsabilità dei produttori” ha spiegato Ercolini. “A livello locale poi questa campagna è stata resa complementare con il lancio del progetto Famiglie a Rifiuti Zero dove circa 40 famiglie di Capannori (100 persone in tutto) stanno dimostrando che non solo si può differenziare quasi tutto, ma che si può ridurre la plastica che va alla raccolta differenziata facendo acquisti più informati e alla lunga anche più economici”. 

Ma la campagna in questione va oltre il livello locale e si estende a quei 251 Comuni a Rifiuti Zero dove sono attive efficaci iniziative per la riduzione dei rifiuti. Se, infatti, le comunità più virtuose possono arrivare a risolvere fino all’85% del problema rifiuti, trasformando questi in risorse con la pratica della raccolta differenziata porta a porta, le isole ecologiche e la diffusione di centri per la riparazione e il riuso di abiti, scarpe, borse, mobili, elettrodomestici, computer ecc… circa un 15% “rimane sullo stomaco del sistema di gestione degli scarti”. Che fare? La campagna ha individuato una “Black List” di 24 prodotti usa e getta e sta provando a sensibilizzare sia i consumatori che i produttori a fare meglio, evitando quanto più possibile lo spreco grazie a concrete alternative. Si tratta di prodotti che spesso non hanno alternativa allo smaltimento e per questo occorre pensare ad una riprogettazione industriale che coinvolga, in assenza di una legge ad hoc, almeno la responsabilità del produttore che spesso è un’azienda multinazionaleProprio su alcuni prodotti “alternativi” e “riprogettati”, ma già commercialmente disponibili, il Centro Ricerca Rifiuti Zero sta svolgendo una sorta di “sperimentazione” per certificarne il funzionamento, l’affidabilità e la disponibilità sul mercato.

Sotto la lente di ingrandimento in questa “doppia sporca dozzina” non mancano mai assorbenti, pannolini e pannoloni che con il loro 25% sul totale dei rifiuti urbani residui sono la voce più impattante. Se per gli assorbenti ne esistono di biodegradabili da conferire nell’organico ed è sempre più diffusa la coppetta mestruale igienica, per i pannolini l’alternativa più efficace rimane il pannolino lavabile, che però per essere sufficientemente pratica dev’essere integrata con un servizio di lavanderia per permettere alle famiglie che lo vogliono di poterne disporre a basso costo. Più complicato è il problema dei pannoloni, legato anche all’invecchiamento demografico, ma che un interessante progetto pilota in provincia di Treviso sembra aver risolto puntando sulla separazione degli scarti reinseribili in cartiera e nell’industria della “plastica di seconda vita”. Pure i Cotton-fioc, troppo spesso scaricati nel water e quindi corresponsabili dell’inquinamento da plastiche nei mari, hanno varianti vegetali e in plastica biodegradabile, anche se in realtà è ormai riconosciuto come non sia molto salutare infilare questi prodotti nelle orecchie la cui igiene e pulizia può essere ottenuta con normali pezzi di tessuto inumiditi di olii essenziali. Che dire poi degli accendini? Ne esistono di ricaricabili come esistono spazzolini da denti interamente biodegradabili ed autocompostabili al pari di dentifrici distribuiti in alternative confezioni riciclabili  e sempre più spesso in pastiglie. Anche le figurine adesive, che non possono essere riciclate perché plastificate, possono essere sostituite da figurine in carta o con appositi angoli “ad incastro” come sperimentato dal WWF. Gli scontrini fiscali, invece, sono tutti prodotti in carta chimica non riciclabile e a base di bisfenolo, una sostanza ritenuta cancerogena. Dal 1996 se ne prevede la dismissione e un sistema alternativo che mantenga tutte le caratteristiche tese ad evitare le evasioni fiscali, ma per ora non si è ottenuto un cambio di registro come invece è avvenuto nel caso della capsule per il caffè sempre più spesso prodotte con sistemi in plastica biodegradabile al pari degli appendi abiti che hanno valide alternative in ferro e legno, ma che adesso possono anche essere conferiti nel multi-materiale, cosa non ancora possibile per cd e dvd.

Se per gomme da masticare, rasoi usa e getta, mozziconi di sigaretta, stoviglie, penne, pennarelli e carta forno si stanno moltiplicando le soluzioni “alternative”, i comportamenti virtuosi e i sistemi di raccolta dedicati, per altri prodotti segnalati nella “Doppia Sporca Dozzina” come i guanti in lattice, le salviette deumidificanti, i cerotti, il nastro adesivo, la carta carbone, al momento la sfida alla sostenibilità  è ancora aperta, come per gli imballaggi compositi e poli-accoppiati troppo spesso impossibili da differenziare per via di una deregulation a cui ricorrono, sia i grandi gruppi dell’industria alimentare, che alcuni produttori di biologico ancora legati all’usa e getta. Un problema nazionale che non può prescindere dal fatto che “ridurre è sempre meglio di differenziare e di riciclare e se vogliamo davvero arrivare a zero rifiuti dobbiamo, anche a Capannori, erodere lo zoccolo duro degli smaltimenti obbligati costituiti in gran parte da prodotti non riciclabili oppure falsamente riciclabili” ha concluso Ercolini.

Alessandro Graziadei

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