domenica 29 ottobre 2017

Qual è il "bilancio arboreo" delle città italiane?

Nonostante siano stati fatti passi in avanti con la costituzione nel 2013 del Comitato Nazionale per il Verde Pubblico, in Italia siamo ancora lontani da una progettazione consapevole e ragionata del verde pubblico comunale, come accade invece a Londra con il Green Grid, a New York con il Green Infrastructure Plan o a Parigi con il Plan de Vegetalisation de la Ville, dove da anni le municipalità sono impegnate nella creazione di un intervento di sistema che raccordi le aree verdi esistenti e implementi i giardini pubblici cittadini. Stando a quanto è emerso lo scorso 15 ottobre a conclusione della prima edizione di Urban Nature, la grande festa della natura nelle città italiane organizzata dal WWF, c'è molto entusiasmo e partecipazione da parte della popolazione, ma esistono limiti evidenti nel “bilancio arboreo” del verde pubblico, che impongono scelte politiche radicali per permettere anche alle città italiane di rispondere sempre meglio al bisogno di natura dei propri cittadini.

Senza fondi, a corto di personale e spesso costretti a bloccare gli appalti per via di scandali e corruzione, i Comuni italiani faticano a garantire anche la semplice manutenzione di parchi e giardini, figuriamoci la progettazione. Eppure la legge nazionale impone censimenti, piani e regolamenti, compreso quello che prevede di piantare un nuovo albero per ogni neonato. Una "latitanza istituzionale" che ha favorito la mobilitazione di associazioni e comitati locali. Per il WWF i cittadini chiedono di poter essere sempre più coinvolti nella gestione del verde, “non solo moltiplicando le esperienze degli orti sociali urbani, diffusi in 94 di 116 comuni capoluoghi di provincia, ma promuovendo ex novo in Italia, prima a Milano (dal 2012) e poi a Roma (dal 2015), l’esperienza dei giardini e degli orti condivisi attraverso un Regolamento ad hoc che permetta la concessione in uso ad Associazioni di cittadini di spazi verdi”. Attualmente sono 200 solo nell’area di Roma metropolitana le realtà auto-censite attraverso l’operazione di mappatura dal basso promossa da Zappata Romana, mentre 68 esperienze simili sono state contabilizzate a Milano in una decina i giardini condivisi e riconosciuti dal Comune. 

Non solo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) confermano che l’Italia è tra i Paesi maglia nera in Europa per l'inquinamento, ma comincia ad essere evidente come la mancanza del contatto con la natura abbia effetti negativi sulla salute. Il contatto con il verde urbano e con la biodiversità cittadina è spesso l’unica occasione per vivere la natura nel quotidiano. Parchi e giardini hanno un ruolo fondamentale nel contrastare il “deficit di natura” che, purtroppo, influenza in modo sempre più determinante la vita di ragazzi e bambini che vivono nelle nostre città - ha dichiarato la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi -. Per questo il WWF con Urban Nature non solo ha voluto rendere protagonista la natura cittadina, ma rivolge un appello a tutte le istituzioni per un grande piano nazionale per il verde urbano: un piano per migliorare, da subito, la qualità della vita e la salute di chi vive nelle città italiane”.

Alla luce di tutte le ricerche che documentano l’importanza del verde nei sistemi urbani per la salute, in particolare attraverso il sequestro del carbonio e la cattura di particolato come PM 10 e PM 2,5 nonché del protossido di azoto e di anidride solforosa, il WWF ritiene che questo capitale naturale debba essere arricchito e correttamente gestito in tutte le aree urbane del Belpaese. Per questo la ong chiede “una pianificazione che individui e valorizzi la rete ecologica e i servizi ecosistemici forniti dalle aree urbane e le aree libere, utili e funzionali all’adattamento ai cambiamenti climatici; di predisporre i censimenti del verde, che sono uno strumento fondamentale per una corretta pianificazione, programmazione e progettazione delle nuove aree verdi o per la riqualificazione di quelle esistenti; di rendicontare e valorizzare gli interventi predisposti o attuati per la messa a dimora di alberi per ognuno dei bambini nati o adottati nel territorio comunale in attuazione della legge n. 10/2013; di favorire, anche con un maggior coinvolgimento degli uffici comunali competenti, l’esperienza civica dei giardini condivisi e degli orti sociali”.

Richieste più che condivisibili, ma che non sembrano rientrare tra le priorità dei Comuni, talvolta per scelta, il più delle volte per assenza di fondi e personale! Infatti, nonostante il recente rapporto Istat sui “Dati ambientali nelle città” segnali che in molti Comuni italiani sono stati fatti passi avanti nella messa a dimora di un albero per ogni nuovo nato e nella manutenzione di aree verdi, sempre più spesso affidate ad associazioni di cittadini, i dati statistici rischiano di non cogliere l’aspetto decisivo della qualità di prati, alberi, e attrezzature del verde urbano non dicendoci in che condizioni si trovano le infrastrutture di questo prezioso bene pubblico. Problemi di gestione che appaiono insormontabili, nonostante l'impegno di molti privati cittadini che molti Comuni ignorano, preferiscono fare da soli o non fare niente, mentre parchi e giardini vanno in malora.

Alessandro Graziadei

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