sabato 21 maggio 2011

L’Europa di Schengen o l’Italia dei respingimenti?

Oggi è la Giornata internazionale della diversità culturale, per il dialogo e lo sviluppo. Una giornata che stride con la pressione dei governi italiano, francese e danese per una revisione del Tattato di Schengen, ma che è in linea con la volontà della Commissione europea, poco disposta a lasciar compiere passi indietro al Vecchio Continente in materia di libera circolazione delle persone.
Gli accordi di Schengen stabiliscono l'eliminazione delle frontiere comuni tra gli Stati che ne sono firmatari, per garantire la libera circolazione delle persone al loro interno. Gli Stati aderenti al Trattato possono sospendere temporaneamente l'accordo per ragioni di ordine pubblico, ma tali sospensioni non dovrebbero essere utilizzate come strumenti per restringere la libertà di accesso e circolazione negli Stati membri, né entrare in conflitto con quanto stabilito dalle norme del diritto internazionale umanitario e dalla convenzione sullo status dei rifugiati.
A seguito dell'arrivo dei migliaia di migranti dal Nord Africa, il governo italiano ha deciso di concedere dei permessi di circolazione transitori a quelli arrivati entro la data del 5 aprile 2011 e che aspiravano a raggiungere la Francia e la Germania. La disputa sulla validità dei visti per la circolazione all'interno dell'area di Schengen e la reazione della Francia, che ha iniziato ad ostacolare il passaggio dei tunisini da Ventimiglia ha presto condotto all’idea di rivedere l’accordo di Schengen del 1985 (ratificato dall’Italia nel 1990). “Ma non si può e non si deve tornare indietro ha spiegato Save the Children - perché bisogna evitare che “i profughi di Lampedusa diventino un un dramma del diritto internazionale umanitario”, un dramma che "l'Europa ha contribuito a creare" ha ricordato in una lettera aperta ai capi di stato Medici Senza Frontiere.
Per il momento “La libera circolazione nell’area Schengen non si tocca con decisioni unilaterali”. È questa la posizione ribadita la settimana scorsa da Bruxelles al termine della riunione di ministri degli interni dei 27. “L’opinione della maggioranza dei paesi della Commissione Europea - ha spiegato il ministro dell'interno ungherese Sandor Pinter - è che uno stato membro non dovrebbe poter prendere individualmente una decisione simile [chiudere le frontiere], perché potrebbe fare scattare una reazione a catena che comprometterebbe la fiducia degli altri stati membri”. “Abbiamo però bisogno di chiarire le procedure per evitare decisioni unilaterali e non coordinate da parte dei paesi membri - ha aggiunto la commissaria europea agli affari interni Cecilia Malmstroem - perché decisioni di questo tipo debbono essere prese su una base comunitaria”.
Schengen è quindi una “conquista che dobbiamo difendere”, ma per l’associazione Lunaria, che recentemente ha aperto un sito di informazione, approfondimento e comunicazione specificamente dedicato al fenomeno del razzismo (Cronache di Ordinario Razzismo), nel caso dell’Italia, la proposta di rivedere l'accordo per contenere i flussi migratori è figlia anche di un “Paese in cui centinaia di migranti sono stati oggetto di violenze dal 2007 al 2009 e l'informazione in proposito è spesso fuorviante e insultante”.
A raccontarlo è il Rapporto sul Razzismo in Italia (.pdf) a cura di Grazia Naletto vicepresidente di Lunaria, diffuso dal sito Cronache di Ordinario Razzismo e realizzato da esperti di fenomeni storici, antropologici e sociali. Si tratta di poco meno di 300 pagine capaci di fotografare 2 anni di denunce (2007 - 2009) e di soprusi ai danni degli immigrati. I casi di violenze razziste sono quasi quattrocento e gli attori sono tanto le istituzioni, quanto i singoli cittadini, mentre le categorie più colpite sono gli immigrati e i profughi in generale, seguiti da Rom, Ebrei e Musulmani.
In questo contesto le nuove ondate migratorie hanno aggravato un fenomeno che secondo la Naletto attraverso la falsa retorica del “posto di lavoro rubato dallo straniero” veicolano ancora oggi la rabbia verso l'immigrato diventato “oggetto di una nuova e preoccupante forma di ostilità, a causa dell'ansia diffusa per la precarizzazione del lavoro e di una martellante campagna mediatica di allerta”.
Il Rapporto inquadra inoltre efficacemente il fallimento delle politiche italiane migratorie dell'ultimo decennio che per uno degli autori, il magistrato Angelo Caputo “non vanno oltre il generoso sforzo dottrinale: è prevalso, infatti, l'orientamento secondo cui dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo discende solo il diritto di lasciare la terra nativa, ma non quello di raggiungere un nuovo mondo”.
In questo contesto garantire l’Europa di Schengen è fondamentale e se questa opzione non dovesse essere accolta al prossimo vertice europeo del 24 giugno, il prevalere degli egoismi nazionali potrebbe condurre a una forte stretta alla libertà di movimento nell'area, lasciando ancora minori speranze per chi guarda all'Europa come all'unica via di salvezza e di possibilità di futuro. 
Alessandro Graziadei
 

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