domenica 8 aprile 2012

Una buona Pasqua per ricordare che il consumo di carne consuma il mondo

Nonostante gli ultimi dati forniti dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) e dall’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) confermino che il consumo domestico di ovicaprini è in calo, (secondo i dati Istat il “picco pasquale” del 2010 in marzo ha condotto al macello circa 812 mila capi, mentre nell’aprile 2011 ne sono stati sacrificati circa 711 mila), sono centinaia di migliaia gli agnelli e i capretti che ogni anno vengono portati in tavola per celebrare Pasqua e che anche quest’anno potranno essere salvati da chi sceglierà di cambiare menu e festeggiare la Pasqua in modo “cruelty free”.
Per la Lega Anti Vivisezione (Lav)
“Scegliere un’alimentazione vegana e portare a tavola i legumi, i cereali, la verdura fresca e la frutta di stagione, è la ricetta migliore per celebrare le tradizioni, ma anche una cura preventiva per la nostra salute e senz’altro un modo sicuro per salvaguardare il nostro pianeta, se consideriamo che il 18% delle emissioni di CO2 è dovuto agli allevamenti - ha affermato Paola Segurini, responsabile Lav settore vegetarismo - Ma soprattutto festeggiare con un menu senza crudeltà significa scegliere di salvare la vita a tanti animali: non è forse questo il miglior modo per celebrare il rito della Pasqua?”
Domanda pertinente e dalla risposta solo apparentemente scontata che l’associazione animalista ha tentato di risolvere proponendo un menu vegan ideato per questa speciale occasione pasquale dallo chef Giuseppe Capano e consultabile sul sito Cambiamenu: “è ricco di idee per una Pasqua che celebri la vita in ogni senso, dove una sfiziosa insalata con le cipolle e la salsa d'arancia per antipasto farà spazio al primo di ravioli di taccole impreziositi dallo zafferano, alle uova di tofu con salsa di carote e carciofi e infine al dolce pasquale con delicata crema alla vaniglia”. Solo una proposta visto che, in realtà, grazie all’arrivo della primavera, gli ingredienti di stagione certo non mancano: “possiamo scegliere tra broccoli, broccoletti, carciofi, radicchio, le verze, la bieta, pere, mele, arance e tutti i cereali tipici dei nostri territori, con cui possiamo realizzare piatti e menu colorati e buoni”.
Ma oltre alle imissioni di CO2 ci sono tre importanti eventi legati al sovrasfruttamento delle risorse idriche che non possono non farci riflettere sulle nostre tradizioni alimentari pasquali. Dal 12 al 17 marzo a Marsiglia è andato in scena il 6° Forum mondiale dell’Acqua, il 22 marzo abbiamo ricordato la Giornata mondiale dell'acqua, e infine quest’estate si terrà a Stoccolma la Settimana mondiale dell’Acqua, tutte occasioni dove si è parlato o si parlerà di come risparmiare acqua e limitare la devastazione annunciata del nostro Pianeta cominciando dalla tavola e dal modello alimentare da diffondere, soprattutto nei Paesi occidentali, che abusano di prodotti carnei. “Le cifre parlano chiaro - ha ricordato la Segurini - per produrre 1 kg di carne bovina sono necessari oltre 15.000 litri d’acqua; per 1 kg di carne di maiale 4.800 litri; 3.500 litri per 1 kg di pollo, contro i 1.300 litri per 1 kg di frumento, i circa 1.900 litri per 1 kg di riso e 2.000 litri per 1 kg di soia. Che aspettiamo a diminuire al massimo l’utilizzo di proteine animali? Le cifre parlano chiaro. L’impronta idrica di una persona corrisponde a 1.500/2.600 litri per un vegetariano, contro i 3.000/5.000 litri per una persona con una alimentazione a base di carne”.
Insomma si potrebbe dire che se andassimo nel ristorante più caro del mondo e chiedessimo quanto costa una bistecca non sarebbe niente in confronto al vero prezzo ambientale che paghiamo tutti per la carne. Così oltre alla Lav e alle decine di associazioni vegetariane presenti in Italia anche la Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente (Adaea) ha rivolto il suo appello agli italiani, affinché festeggino la Resurezione all'insegna della pace e del rispetto per tutte le creature viventi: “Quella di consumare carne di agnello o di capretto a Pasqua è una tradizione crudele e superata, che non ha alcun fondamento in prescrizioni religiose. Anzi, è moralmente condannabile e da rifiutare, così come sono note le sofferenze che si celano dietro l'industria della carne”. Ma nel caso di agnelli e capretti c’è un’ulteriore aggravante: si toglie la vita ad animali in tenera età, ancora lattanti, solo per stuzzicare il palato e soddisfare interessi industriali. “Mangiare carne di capretto o di agnello a Pasqua - ha aggiunto l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali (Leida) - non è una tradizione cristiana, ma solo una barbara e incivile usanza sempre meno seguita, che alimenta un mercato in lento declino, il quale comunque ogni anno costa la vita a circa 4,5 milioni di neonati”.
“Ci auguriamo che gli italiani non cadano in questa trappola e, come stanno facendo da anni, in misura sempre maggiore, si orientino, per festeggiare la Pasqua, verso un menù vegetariano di minore impatto sulla nostra salute, sul nostro cuore e sulla nostra Terra” ha concluso la Federazione. Un’occasione, questa, per ricordare a tutti noi, oltre ad una buona Pasqua, che il consumo di carne consuma il mondo soprattutto nei periodi di dicembre, marzo e aprile, momenti clou delle festività e di ricorrenze religiose con ben altra vocazione.
Alessandro Graziadei

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