lunedì 21 aprile 2014

Abbiamo voluto la bicicletta, adesso fateci pedalare!

Pasquetta! Tempo di gite "fuori porta" e allora perché non ricordare che “Tutto cominciò con il cuscinetto a sfere, l’invenzione della seconda metà dell’Ottocento grazie alla quale tanto l’automobile quanto la bicicletta diventano possibili. E lo diventano in contemporanea, dunque è falso pensare alla bicicletta come a qualcosa di arretrato e di preindustriale, quasi un ritorno all’età della pietra! A un dato momento si apre un bivio di portata storica: da una parte la strada che conduce a una maggiore libertà nell’equità, dall’altra l’illusione di una maggiore velocità progressivamente paralizzante. Rispettivamente: il mondo della bicicletta e quello dell’automobile”. Le parole sono quelle di Ivan Illich filosofo, storico, antropologo e teologo tra i più eretici e lungimiranti del ’900 che in questo passaggio del suo celebre Elogio della bicicletta, tradotto in Italia da Bollati Boringhieri, intravedeva già nel 1973 quegli effetti virtuosi della bicicletta recentemente stimati anche da una ricerca della Commissione economica per l’Europa dell’Onu (Unece) insieme all’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) di Copenaghen.
Con circa quarant’anni di ritardo su Illich il nuovo report conferma, dati alla mano, che più biciclette in città significa nuovi posti di lavoro e persone più sane, riducendo così, grazie all’attività fisica, i costi per l’assistenza sanitaria, gli incidenti stradali, l’inquinamento acustico e le emissioni di gas cancerogeni e climalteranti. Secondo le stime Unece, infatti, “grazie al miglioramento della mobilità in bicicletta 76.600 persone in tutta l’Europa metropolitana potrebbero trovare una nuova occupazione nella vendita al dettaglio di biciclette e nella loro manutenzione, nella fornitura di abbigliamento e accessori per ciclisti, nello sviluppo urbano e in quello di nuovi sistemi di mobilità; essi contribuirebbero inoltre a ridurre le emissioni di gas serra e i rischi per la salute, sostenendo al contempo l’economia locale”.  Ma non solo. Promuovere l’utilizzo della bicicletta nelle più grandi città europee (sono 54 quelle esaminate nel report), portandole al livello di Copenaghen, dove il 26% di tutti gli spostamenti cittadini avviene pedalando, potrebbe salvare la vita di 10mila persone.
Muoversi in bicicletta a quanto pare fa bene alla salute ancor prima che al portafogli, anche per gli impatti sull’intera comunità. “Un sistema di trasporto efficiente è essenziale per il funzionamento delle economie moderne - ha precisato  Zsuzsanna Jakab, direttore regionale per l’Europa dell’Oms - Tuttavia, non dimentichiamo che il trasporto può danneggiare notevolmente l’ambiente e la salute”. I costi complessivi dei trasporti associati agli impatti ambientali e sulla salute, infatti, possono arrivare fino al 4% del Prodotto interno lordo di un Paese. Ovvero, il doppio di quanto vale in Europa (2%) l’apporto economico del trasporto merci su strada. L’inquinamento atmosferico, in gran parte causato dal traffico all’interno dell’Europa, si traduce per l’Oms in circa 500mila decessi all’anno, e durante lo stesso lasso di tempo gli incidenti stradali uccidono prematuramente 90mila persone. Nel complesso possiamo dire che scoraggiando l’attività fisica, secondo l’Oms “il trasporto a motore contribuisce al macabro risultato di un altro milione di morti ogni anno”.
Si tratta di dati troppo spesso trascurati nella pianificazione della mobilità e ben ricordati a fine 2013 dal rapporto Saving Lives with Sustainable Transport – Traffic safety impacts of sustainable transport policies, pubblicato dal World Resource Institute (Wri). Lo studio del Wri mette in evidenza proprio la sicurezza delle infrastrutture per il trasporto sostenibile, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti evidenziando come “le città che favoriscono le  biciclette hanno anche visto significativi benefici nella sicurezza”. Copenaghen e New York, per esempio, che hanno entrambi investito nella realizzazione e ampliamento delle reti ciclabili ed hanno promosso l’utilizzo della bicicletta hanno avuto grandi risultati. A Copenaghen, tra il 1998 e il 2009, il volume totale del traffico ciclistico è aumentato del 28%, mentre il tasso di infortuni e decessi dei ciclisti è diminuito del 53%. Anche New York nel 2010 aveva triplicato il numero di pendolari in bicicletta rispetto al 2000, mentre il tasso di infortuni in bicicletta è diminuito di oltre il 70%. E i vantaggi per la sicurezza delle piste ciclabili non si limitano ai ciclisti. Uno studio ha provato che a New York le strade con piste ciclabili sono più sicure anche per i pedoni, cosa che parrebbe legata alla riduzione della velocità del traffico automobilistico, quando si istituiscono piste ciclabili e percorsi pedonali.
Fa ben sperare a proposito una recente indagine coordinata dalla Commissione europea (Ce) e ripresa dal IlCambiamento.it secondo la quale se molti europei fanno ancora fatica a lasciare a casa l’auto (il 50% la usa almeno una volta al giorno) i mezzi di trasporto alternativi, come la bicicletta, cominciano a farsi strada e il miglioramento delle piste ciclabili è al terzo posto tra le priorità sentite dai cittadini dell’Unione. Ma la bicicletta può diventare una scelta di vita e anche uno stile di vita buono per salute e ambiente? In Italia solo il 13% delle persone raggiunte dal sondaggio della Commissione dichiara di usare la bicicletta almeno una volta al giorno, altrettanti qualche volta a settimana, il 14% qualche volta al mese mentre il 60% dichiara di non usarla mai. Eppure, sebbene la bicicletta sia considerata un mezzo di trasporto relativamente economico, il suo utilizzo non risulta ancora collegato alla disponibilità economiche degli utenti. “Coloro che dichiarano di avere meno difficoltà ad arrivare a fine mese la usano in realtà più spesso: il 19% (circa 1 su 5) qualche volta a settimana e il 13% almeno una volta al giorno. Tra coloro che invece fanno fatica ad arrivare a fine mese, solo il 10% (1 su 10) la usa una volta al giorno o alla settimana. Addirittura, il 63% di coloro che hanno spesso difficoltà economiche non usa mai la bicicletta, mentre tra coloro che non hanno queste difficoltà la percentuale scende al 46%”.
La speranza per il futuro per l’indagine conoscitiva della Commissione sono però i ragazzi tra i 15 e i 24 anni, i più inclini a usare la bicicletta almeno una volta al giorno. Ma se riconoscere i potenziali benefici della bicicletta per la sostenibilità e per la sicurezza è un passo fondamentale, è altrettanto importante assicurare a livello politico che questo si traduca in progetti di alta qualità sul territorio. Se vogliamo un’impennata della mobilità europea in bicicletta occorre, quindi, implementare le condizioni necessarie per renderla realtà. Come a dire, abbiamo voluto la bicicletta, adesso fateci pedalare (in sicurezza)!
Alessandro Graziadei

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