domenica 6 luglio 2014

Crimini ambientali per 213 miliardi di dollari l’anno

Lo sapevate che la criminalità globale legata all’ambiente che in nome del profitto passa sopra a qualsiasi norma e regola sul rispetto degli ecosistemi ha un fatturato di circa 213 miliardi di dollari ogni anno? A Nairobi, la scorsa settimana, in occasione del meeting internazionale del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) al quale hanno partecipato circa 1.300 delegati fra ministri dell’Ambiente, rappresentanti dell’Interpol, funzionari delle Nazioni Unite, oltre a giudici, economisti ed esponenti della società civile di tutto il mondo, si è fatto il punto in materia di criminalità  ambientale e sono stati resi noti gli incredibili dati relativi al giro d’affari dei traffici illegali sull’ambiente che oggi minaccia, oltre agli ecosistemi, anche la sicurezza e lo sviluppo sostenibile di molte nazioni.
Il rapporto congiunto di Unep e Interpol, dal titolo La crisi del crimine ambientale (.pdf) e diffuso il 24 giugno scorso proprio durante il meeting in Kenya, traduce in cifre i guadagni di questo commercio che arrivano soprattutto dalla vendita di legname illegale derivante dalla deforestazione: “da sola fa incassare tra i 30 e i 100 miliardi di dollari, ricoprendo dal 10 al 30 % del fabbisogno di legname e cellulosa del mondo”. Carta, polpa, trucioli di legno, infatti, sono i prodotti più adatti per occultare le provenienze illecite del legname entrando facilmente anche nei mercati di Stati Uniti ed Europa. Anche lo sfruttamento della flora e alla fauna che da solo “determina tra i 7 e 23 miliardi di dollari l’anno” fa business almeno al pari del traffico internazionali di molte specie protette ed in via di estinzione, come insetti, rettili anfibi, pesci e mammiferi sia vivi che morti e del bracconaggio di tigri, scimmie, antilopi, rinoceronti ed elefanti. La sola ricerca di avorio che continua ad avere una grande richiesta internazionale sta portando a una drastica riduzione degli elefanti principalmente in Africa, tanto che si legge nel rapporto “sarebbero fra i 20mila e i 25mila gli elefanti uccisi ogni anno, su una popolazione totale compresa fra le 420mila e le 650mila unità”. Una mattanza che ha causato un calo del 62% degli elefanti in appena 5 anni. Una sorte non diversa da quella dei rinoceronti cacciati per i loro corni: “nel 2007 erano state registrate una cinquantina di uccisioni, nel 2013 circa 1.000” e di molti primati che nel 2013 per via di contrabbandi illegali ha portato alla morte 643 scimpanzé, 48 bonobo, 98 gorilla e ben 1.019 oranghi.
Una strage che produce un patrimonio che finisce spesso nelle mani sbagliate. ll commercio della fauna selvatica ed ambientale in generale, infatti, svolge un ruolo importante nel finanziamento della criminalità organizzata, dei gruppi armati e delle organizzazioni terroristiche. L’avorio, ad esempio, rappresenta una  fonte di reddito per le milizie armate operanti nella Repubblica democratica del Congo (RDC) e la Repubblica Centrafricana, ma esistono bande che operano in Sudan, Ciad e Niger. Il reddito annuo fatturato dalle milizie dell’area sub-sahariana  è probabilmente  compreso tra 4 e 12.2 milioni di dollari. Per l'Interpol inoltre “Si stima che il solo gruppo terroristico che opera in Africa orientale, gli islamisti Shebab somali legati ad Al-Qaida, abbia un giro d'affari tra i 38 e i 56 milioni di dollari l'anno dal commercio illegale di carbone da legna”. In totale, milizie e gruppi terroristici delle sole nazioni africane, “possono arrivare a guadagnare dai 111 ai 289 milioni di dollari l’anno dal commercio di carbone”.  Il caso del carbone è emblematico per l’Unep e può darci un’idea dell'immenso giro di affari legato ai reati ambientali: “a causa delle infiltrazioni criminali, infatti, gli utili persi dalle comunità locali e intascati invece dai terroristi a livello globale ammontano a ben 9 miliardi di dollari”.
Che fare? La risposta a questa minaccia alla sicurezza globale, è stato sottolineato a Nairobi, deve prevedere uno sforzo coordinato a livello internazionale. Fra le risposte più efficaci dell’Interpol a questi fenomeni vanno ricordate nel 2013 le azioni di contrasto al commercio illegale di legname in Amzzonia, Indonesia, Costa Rica e Venezuela e quelle che hanno coinvolto autorità forestali, guardie forestali, polizia e funzionari doganali provenienti da cinque paesi (Mozambico, Sud Africa, Swaziland, Tanzania e Zimbabwe) e ha portato al sequestro di 240 kg di avorio di elefante e a 660 arresti. Ma come ha ricordato il nostro ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, nel corso del meeting di Nairobi “La battaglia per la protezione degli animali in via d'estinzione e delle specie protette parte dall'impegno nei Paesi di origine con il coordinamento delle Nazioni Unite”. Per Galletti occorre continuare a “rafforzare la lotta al traffico illegale e chiedere che gli Stati procedano uniti e con la massima fermezza, dando alle Nazioni Unite un chiaro mandato ad agire contro questa barbarie. Il commercio di zanne d’avorio d’elefante, corni di rinoceronte, animali da pelliccia, grandi felini, legname delle grandi foreste ingrossa ancora le tasche di troppi sfruttatori senza scrupoli che stanno mettono a rischio la sopravvivenza di specie protette e intaccano la biodiversità”. "È dovere della comunità internazionale combattere con decisione e fermare questo enorme business i cui proventi spesso finiscono per finanziare guerre e anche organizzazioni terroristicheha concluso il ministro. 
Ma non occorre andar lontano dall’Italia per misurare il peso dei crimini ambientali. Nel rapporto non viene, infatti, menzionato il mercato dei rifiuti tossici che, secondo il rapporto sulle ecomafie di Legambiente nel 2013, sul solo territorio italiano, ha fruttato a 302 clan quasi 17 miliardi di euro in un anno, tanto che i 213 miliardi di dollari del rapporto Interpol-Unep rischiano, purtroppo, di essere stimati al ribasso. Un quadro devastante, che descrive quanto ancora il rispetto dell’ambiente sia un concetto schiavo delle logiche del denaro e del potere, binomio letale anche quando non si concentra nelle mani delle organizzazioni criminali. 
Alessandro Graziadei

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