giovedì 4 settembre 2014

L’industria degli animali. Tre storie

Anche gli animali sono ormai da anni “oggetti” più o meno destinati al nostro uso e consumo e quando escono dai comportamenti, dagli interessi o dalle aspettative di vita definite dall’”industria animale” allora è tempo di abbatterli, mangiarli o destinarli a idonei “centri per la raccolta differenziata”. Così accadde all’orso in Trentino, che dopo aver strumentalizzato la specie per promozioni turistiche, per il marketing della Trentino Trasporti e per la diffusione dell’immagine di una regione integra e selvaggia, scarica l’animale davanti ai comportamenti, non certo imprevedibili, del plantigrado. A farne le spese questa volta è Daniza, la mamma orsa in fuga dalle trappole posizionate dalla Provincia autonoma di Trento (PAT) per catturarla perché colpevole di aver difeso i propri piccoli dall’invadente curiosità umana e aver aggredito un uomo nei boschi di Pinzolo lo scorso 15 agosto.
La PAT dopo aver minacciato l’abbattimento ora pensa di catturarla e rinchiuderla per sempre, anche se la mobilitazione in favore della sua libertà si fa sempre più imponente e comprende il boicottaggio di prodotti e vacanze "made" in Trentino. Sui social network spopola il messaggio #‎iostocondaniza, la petizione della Lega Abolizione Caccia (LAC) ha ormai abbondantemente superato le 66.000 firme e numerosi esperti si stanno pronunciando in difesa dello schivo animale ricordando che negli ultimi dodici anni in Trentino nove orsi sono stati uccisi dall’uomo, mentre nessun uomo è stato ucciso dall’orso. L’insensatezza del provvedimento si fa ancora più evidente se pensiamo che nella sola stagione venatoria 2013/14 ci sono state 105 vittime delle doppiette, tra morti e feriti, tutti “incidenti di caccia” riconducibili alla mano armata degli uomini. Può bastare? 
A quanto pare no, e il premuroso sindaco - cacciatore di Bocenago Walter Ferrazza ha chiesto la convocazione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, dopo che Daniza il 29 agosto ha addirittura sbranato una capra all’interno di un’azienda agricola del suo Comune. “Ritengo assolutamente doveroso da parte mia - ha dichiarato il primo cittadino del Comune della Val Rendena - a tutela dell'incolumità dei cittadini, intervenire direttamente e personalmente alla cattura immediata o, in ultima istanza, all’abbattimento dell’orsa Daniza”. “Garantire la sicurezza dei cittadini è uno dei principali doveri e responsabilità dell’amministrazione comunale. Quando i cittadini sono o si sentono minacciati, dobbiamo intervenire nei modi più idonei per risolvere tali minacce”. Una premura cha ha fatto sorridere Mauro Nones, animalista del Ente Provinciale Protezione Animali e Ambiente(EPPAA), che al sindaco di Bocenago ha inviato una lettera aperta ricordando a Ferrazza “che, come ogni buon amministratore, anche Lei, consapevole dei limiti e delle risorse a disposizione, penso abbia fatto un elenco dei problemi cui dedicare attenzione ed abbia stabilito delle priorità. Non conosco la realtà da Lei amministrata, ma mi pare improbabile che, relativamente alla sicurezza, sia l’orso il problema al primo posto, mentre ritengo che per la salute dei suoi concittadini rischi assai maggiori derivino dal traffico stradale, dall’inquinamento, dall’uso di pesticidi, dall’uso di attrezzature lavorative pericolose…”.
Per il momento il Presidente della Provincia Ugo Rossi ha escluso la soppressione dell’animale e ha confermato la decisione di mettere l'orsa in cattività. “Prendo le parole di Ferrazza per quello che sono: uno stimolo a garantire condizioni di sicurezza - ha dichiarato Rossi - e mi stupisce che alzi il tiro in questo modo. Io comunque invito tutti, da una parte e dall’altra, ad abbassare i toni, a usare il buonsenso. Il progetto [Life Ursus prima e Life Arctos dal 2010] è un unicum nelle alpi. I cuccioli, dopo la cattura di Daniza, resteranno nei boschi e gli esperti ci dicono che, senza la mamma, non rischieranno la vita. Li aiuteremo a crescere. Agli animalisti che ci criticano ricordiamo che qui gli orsi stanno bene e che qui in Trentino sono nati 70 orsetti”. Una soluzione di comodo per l’EPPAA che ha ricordato quanto la verità sia tanto semplice quanto cruda e drammatica: “L’orso non si è insediato autonomamente e liberamente sul territorio quale conseguenza di un ampio processo di migrazione, come sta avvenendo lentamente per il Lupo e per la Lince, per indicare le specie più conosciute e rappresentative del lento modificarsi, anche in positivo, dell’ambiente, No, quello dell’orso è stato il frutto di un lucido, razionale, velleitario, arrogante e sconsiderato processo di alterazione dei naturali meccanismi che regolano il delicato rapporto ambiente - animale, e questo in funzione di una sperimentazione tanto accademica quanto interessata”, soprattutto allo “sfruttamento a scopo economico/turistico di un’immagine artefatta di salubrità e integrità dell’ambiente”.
Sempre per interessi economici-industriali, questa volta alimentari, si consuma invece la breve vita dei polli allevati intensivamente. Per ricordarcelo tre ragazze vestite da pollo (ribattezzato Rosa) stanno facendo un giro europeo di 39 giorni (39Days4Rosa - 39 giorni per Rosa), lungo quanto la durata della vita di un pollo allevato intensivamente. Si tratta di un tour europeo organizzato dal CIWF, da sempre impegnato nel promuovere pratiche di allevamento rispettose del benessere degli animali, dell'ambiente e delle persone, che la scorsa settimana ha fatto tappa a Rimini per sensibilizzare i cittadini sulle condizioni disumane degli allevamenti intensivi di polli e chiedere con una petizione, l’introduzione dell’etichettatura obbligatoria indicante il metodo di allevamento su tutto il pollame europeo. “Una vita brevissima, quella vissuta dai polli, - ha spiegato il CIWF - e per lo più in condizioni terribili: allevati in capannoni chiusi, a densità altissime che arrivano anche a 23 animali per metro quadrato, prigionieri del loro corpo, programmato per crescere in fretta e raggiungere il peso di macellazione a così giovane età: in media 39 giorni per i maschi e 25-28 giorni per le femmine”. L’etichettatura è oggi il solo strumento che può fornire ai consumatori le informazioni necessarie per capire come sono stati allevati gli animali, ovvero che tipo di vita hanno vissuto e permettere di decidere consapevolmente, a chi consuma carne, quale pollo comprare.
Ma ci sono altri animali che esaurito il loro compito all’interno dei greyhound racing sono destinati ad essere soppressi. Sono i levrieri sfruttati e maltrattati nelle corse in molti paesi del mondo, anche europei. Si stima che, ogni anno, 70.000 levrieri vengano uccisi in vario modo, in Irlanda, Regno Unito e Spagna, dopo un’esistenza fatta di maltrattamenti, doping, infortuni e crudeltà. Il greyhound racing non è altro che un’industria, dunque un sistema finalizzato a produrre profitto attraverso le scommesse sulle corse dei cani. In questo contesto i cani sono merci, mezzi di produzione di reddito, dunque soggetti a valutazione costo-beneficio e i cani che non possono più generare profitto rappresentano un puro costo per i quali ci sono due possibilità: la prima è l’adozione, la seconda la morte e molti vengono eliminati direttamente con metodi brutali: badilate, pistola a proiettile captivo, fosse comuni. Altri vengono usati per la sperimentazione. Altri ancora vengono semplicemente abbandonati. Ma qualcosa si può fare per questa poco conosciuta e drammatica situazione. Da qualche mese Lush, il brand di cosmetici freschi e fatti a mano, sostiene il progetto “Non facciamo le corse”. Acquistando la crema Charity Pot (Sua Bontà) di Lush, si potrà, infatti, sostenere un’iniziativa che intende dare una nuova vita, serena e protetta, ai levrieri grazie alla Pet Levrieri Onlus un’associazione che da anni si occupa di denunciare la reale situazione dei levrieri in Europa, di darli in adozione e di valorizzarne le qualità come compagni dell’uomo, collaborando con le associazioni che a livello europeo si impegnano per porre fine alle corse per fini di lucro. Per Lush e per Pet Levrieri è fondamentale arrivare al più presto ad una "condanna civile delle greyhound racing, per ottenere leggi di tutela e di riconoscimento dei levrieri come animali d’affezione e per far punire i reati commessi in tutti i Paesi europei".
Alessandro Graziadei

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