Istituita dall’Onu già nel 1992, la Giornata Mondiale dell’Acqua invita a riflettere su questa preziosa risorsa naturale, “per imparare a salvaguardarla e a utilizzarla in modo responsabile”, tanto che il tema affrontato in questa XXIII edizione è “Acqua e sviluppo sostenibile”. A questo punto bisognerebbe chiarirsi almeno sul nesso che c'è tra sviluppo sostenibile e profitto, visto che a detta di Paolo Carsetti, della segreteria operativa del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, “Negli ultimi mesi si sta delineando abbastanza chiaramente un piano attraverso il quale il Governo italiano intende rilanciare con forza il processo di privatizzazione e finanziarizzazione dell’acqua e dei beni comuni con l’obiettivo di aggirare i referendum del 2011”. Per quanto concerne i servizi pubblici locali e, quindi, anche il servizio idrico, tale progetto si ispira direttamente al programma sulla spending review il quale prevede aggregazioni e fusioni delle grandi aziende e/o multiutilities nel tentativo di ridurre gli sprechi e i costi della politica. Sarà vero?
Per Carsetti “Due sono i provvedimenti legislativi che il Governo ha messo in campo e che interessano anche l'acqua. Il primo è contenuto nelle norme del Decreto Sblocca Italia che, modificando profondamente la disciplina riguardante la gestione dell’acqua, mirano di fatto alla privatizzazione del servizio idrico”. Si tratta della modifica del principio cardine su cui si basava la disciplina, ovvero il passaggio da “unitarietà della gestione” a “unicità della gestione” e l’imposizione progressiva del gestore unico per ogni ambito territoriale. Si arriverebbe, quindi, anche grazie al secondo provvedimento, La legge di stabilità, a costruire un vero e proprio ricatto nei confronti degli enti locali i quali, oramai strangolati dai tagli, sarebbero spinti alla cessione delle loro quote sul mercato azionario. “Con la Legge di stabilità - ha spiegato Carsetti - si prevede, da una parte, la limitazione dell’affidamento in house (nella sua concezione comunitaria, quindi, sia a S.p.A. a totale capitale pubblico che ad aziende speciali) creando vincoli finanziari nei bilanci degli Enti Locali e, dall’altra, si favoriscono le privatizzazioni incentivando la cessione di quote e più in generale le operazioni di fusione”. Un meccanismo per cui, attraverso processi di aggregazione e fusione, i quattro colossi multiutilities attuali – A2A, Iren, Hera e Acea – già collocati in Borsa, potranno inglobare tutte le società di gestione dei servizi idrici, ambientali ed energetici, divenendo i “campioni” nazionali in grado di competere sul mercato globale.
Nella medesima direzione vanno anche le norme inserite negli articoli 14 e 15 del cosiddetto Disegno di legge delega Madia (Riorganizzazione delle Amministrazioni pubbliche), che se approvato nell’attuale versione, consegna una delega in bianco al Governo e permette: “Un reale aggiramento dei referendum del 2011 con strumenti capaci di agire trasformazioni irreversibili” ha spiegato Carsetti. In questo modo si legittima un meccanismo predatorio dei territori, promuovendone uno sfruttamento incontrollato fondato sulle privatizzazioni, sulle concessioni selvagge, sulle deroghe ai vincoli paesaggistici e ambientali, sulla compressione degli spazi decisionali democratici degli enti locali e delle comunità. Di fatto per il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua “Con grandi e piccole differenze tra un territorio e l’altro si applicano sostanzialmente ricette con caratteristiche simili: sottrazione del potere decisionale, la scomparsa della funzione pubblica e sociale dell’ente locale trasformandone il ruolo da erogatore di servizi per la collettività a facilitatore dell’espansione della sfera di influenza dei capitali finanziari e da garante dell’interesse collettivo a sentinella del controllo sociale delle comunità”.
Che fare allora? Resistere! Una miriade di movimenti di resistenza su scala locale e regionale si è diffusa negli anni, non solo in Italia e in Europa, con alcuni fili conduttori: riaffermare il territorio come bene comune attraverso la pratica dell’autogoverno, la riappropriazione del reddito che ci viene sottratto, il rifiuto dei dispositivi di governance e dei meccanismi predatori, assieme alla tutela della salute e dei diritti ambientali, tutti elementi di contatto tra le diverse “lotte di comunità”. Lotte vane? No. Il 9 marzo 2015, per esempio, è stata una data storica per il movimento per l’Acqua pubblica di Napoli perché il Consiglio Comunale di Napoli ha finalmente votato lo Statuto di ABC – Napoli (Acqua Bene Comune) ed ha affidato, con una Convenzione, l’acqua di Napoli ad ABC, Azienda Speciale, che non può lucrare sull’acqua. “Nessuno guadagnerà più sull’acqua – ha esultato il Movimento dopo il voto – Tutti gli utili saranno reinvestiti nel servizio. Oggi non siamo più una società di mercato, ma siamo diventati tutori di un diritto. È una svolta storica”.
Una conquista possibile l’acqua bene comune, ma che non ha vita facile ed ha costretto le realtà che da anni lottano per il diritto all’acqua a ribadire il loro no alle nuove privatizzazioni anche in Europa. “Il nostro Movimento è stato parte integrante di una coalizione sociale che è riuscita a creare un interesse ed un appoggio così vasto da permettere a due milioni di persone di essere ascoltate nella Unione Europea. È passato, però, già un anno dalla risposta positiva della Commissione Europea alla prima Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) e stiamo ancora aspettando interventi concreti in merito”. La Commissione Europea ha fino ad ora ignorato le richieste dei cittadini dell'Unione e continua per la sua strada verso la commercializzazione e la privatizzazione, strizzando anche qui l’occhio alle multinazionali del settore idrico come dimostra la 4° Conferenza Europea dell’Acqua che la Commissione stessa organizza il 23 e 24 di marzo a Bruxelles e alla quale non sono stati invitati né i promotori della ICE né la società civile. “Per questo saremo a Bruxelles, dove, il 23 marzo, l’ampia delegazione italiana del Forum manifesterà per il diritto all'acqua insieme a tante altre realtà europee”. Una giornata di attivismo affinché l'acqua diventi davvero un diritto pubblico, partecipato e di qualità, perché come ha ricordato Alex Zanotelli il 9 marzo a Napoli “Dal basso, e insieme, si può!”.
Alessandro Graziadei
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