È stato Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare numero 121 del 31 maggio 2016, che contiene le indicazioni per lo svolgimento delle attività di ritiro gratuito “1 contro 0” dei Rifiuti generati da apparecchiature elettriche ed elettroniche (i così detti RAEE). Il decreto, conforme a quanto previsto dal D. Lgs. 49/2014, prevede dal 22 luglio 2016 il ritiro obbligatorio da parte dei distributori con superficie di vendita almeno di 400 mq (mentre possono aderirvi facoltativamente gli altri distributori con superfici di vendita minori) di RAEE anche di piccolissime dimensioni, a titolo gratuito e senza obbligo di acquisto di un dispositivo equivalente. Una norma apparentemente insignificante, ma utile allo sviluppo di un’economia circolare e funzionale alla lotta contro i cambiamenti climatici.
Come? Secondo il Green economy report (Ger), il rapporto che fa il punto sull’impatto del sistema del riciclo dei Raee a livello europeo e italiano, la lotta al cambiamento climatico è oggi “strettamente legata al mondo della gestione dei rifiuti tecnologici”. Presentato lo scorso 7 luglio e redatto da Remedia, uno dei principali Consorzi italiani per la gestione eco-sostenibile dei rifiuti tecnologici, in collaborazione con la Fondazione sviluppo sostenibile, il rapporto evidenzia l'impatto positivo della raccolta dei RAEE in termini di performance ambientali misurate non solo attraverso il Carbon footprint (bilancio delle emissioni dei gas serra), bensì anche attraverso altri indicatori quali il Water footprint (bilancio idrico), il Material footprint (bilancio delle risorse) e il Land Footprint (bilancio nel consumo del suolo). Ciò che emerge, in sintesi, è un risparmio di acqua non consumata pari a 659.845 m3, 70.378 tonnellate di risorse non prelevate dall’ambiente e 336 ettari di territorio non sfruttato. In particolare, per quanto riguarda i rifiuti tecnologici raccolti e trattati da Remedia, dal punto di vista dei materiali l’analisi evidenzia un recupero del 21% di plastica, 20% di vetro, un 6% di altra categoria ed addirittura un 53% di metalli, come acciaio e ferro (77,7%), piombo (9,1%), alluminio (6,3%) e rame (6,2%).
Nel corso del 2015 il solo consorzio Remedia ha gestito oltre 39.800 tonnellate di rifiuti tecnologici di cui 33.300 tonnellate di RAEE domestici (83,7%) e 3.600 tonnellate di RAEE professionali (9,1%) oltre a 2.900 tonnellate di pile e accumulatori (7,3%) e 600 tonnellate di altri tipi di rifiuti raccolti in 698 centri di raccolta comunali. Di questa enorme quantità di rifiuti l’88,4% è stato avviato al recupero di materia ed il 3,1% trasformato in energia; solo l’8,1% è stato destinato allo smaltimento finale in discarica, mentre lo 0,4% è stato avviato alla termodistruzione. Secondo quanto stimato nel rapporto, solo in Italia il riciclo dei Raee nel 2015 ha permesso di evitare l’emissione di circa 550 mila tonnellate di CO2, mentre allargando lo sguardo all’intera Europa il computo sale a 2,9 milioni di tonnellate di CO2.
Ma il riciclo dei rifiuti tecnologici ha ricadute positive non solo sull’ambiente, ma in generale sull’economia del Paese. Al positivo impatto sul clima, infatti, associa anche quello sul risparmio di materiali vergini, un dato importantissimo per un Paese come il nostro, povero di materie prime. Dall’elaborazione della Fondazione sviluppo sostenibile emerge, infatti, che nell’ultimo anno “Remedia in Italia ha contribuito a ridurre i costi di importazione di materie prime per un valore complessivamente stimato in circa 16 milioni di euro”. Senza contare “i benefici economici indiretti dati dagli impatti positivi per le imprese del comparto del recupero: il valore economico distribuito (ossia il totale di costi sostenuti per assicurare l’efficace funzionamento del sistema) è pari a 9,71 milioni di euro, in crescita di circa il 20% rispetto all’anno precedente” ha spiegato Remedia.
Un vantaggio economico simile a quello europeo dove, secondo la Ellen MacArthur Foundation e il McKinsey Center for Business and Environment, “l'economia circolare vale per l'Europa un aumento del 7% del Pil”. Ma un'economia basata sul riciclo può funzionare in modo efficace solo se si è capaci di attribuire il giusto prezzo legato all’utilizzo di materie prime vergini da parte dell’industria, che non deve considerare soltanto i costi di produzione, ma anche gli impatti ambientali attraverso un fisco più verde e l’incentivo all’acquisto di prodotti riciclati. Per questo già nel dicembre del 2015 è stato pubblicato dalla Commissione europea un pacchetto di misure per incentivare l’economia circolare e che nelle intenzioni dovrebbero produrre risparmi annuali pari a 600 miliardi di euro, 580 mila nuovi posti di lavoro oltre ad un taglio del 2-4 % delle emissioni serra.
Un esempio? Prendiamo il nostro smartphone: “Secondo la Commissione europea - ha concluso Remedia - se il 95% dei telefoni cellulari dismessi fosse raccolto, si potrebbero generare risparmi sui costi dei materiali di fabbricazione pari a oltre 1 miliardo di euro”. Analogamente, se si passasse dal riciclaggio alla rimessa a nuovo dei veicoli commerciali leggeri, si risparmierebbero materiali per un valore di oltre 6,4 miliardi di euro l’anno, 140 milioni in costi energetici, oltre a ridurre le emissioni emissioni di gas serra di 6,3 milioni di tonnellate. Come cantava Jack Johnson, anche nei caso dei RAEE occorre far proprie “The 3 R’s” e occorre farlo subito!
Alessandro Graziadei
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