La lotta contro le droghe pesanti non deve ridursi ad un problema di sicurezza come quasi sempre succede dopo fatti drammatici di cronaca come quelli che lo scorso anno hanno portato al femminicidio di Pamela Mastropietro e Desirèe Mariottini. Occorre certo smantellare il legame fra tossicodipendenza e criminalità, presidiando alcuni luoghi specifici, ma non basteranno né la ruspa, né qualche poliziotto in più nell’angolo più degradato delle nostre periferie per evitare la diffusione di un fenomeno in crescita. Secondo i dati raccolti da geoverdose.it, un progetto della Società Italiana Tossicodipendenze, nel 2017 il consumo di eroina in Italia è salito del 9,7% ed ha causato 148 morti, più o meno il numero dei decessi dello corso anno. La quantità di stupefacenti in circolazione negli ultimi 3 anni è costantemente aumentata e adesso non muoiono più solo i “vecchi eroinomani”, ma anche i ragazzini, gli adolescenti che non hanno memoria storica della devastazione sociale degli anni Settanta e Ottanta. Un trend in linea con il contesto mondiale dove negli ultimi anni secondo le Nazioni unite la produzione globale di oppio è aumentata di oltre il 30%, toccando nel 2016 le 6.500 tonnellate, da cui sarebbero state ricavate solo quell'anno circa 450 tonnellate di eroina.
Di fronte a questa emergenza sono necessarie operazioni strategiche per ottenere risultati visibili e di lungo periodo mettendo insieme teste che si occupano di sicurezza, ma anche di analisi di mercato, di politica internazionale, organizzazione urbana, problemi sociali, povertà, terapia della dipendenza, magari con un occhio di riguardo per i contesti educativi e scolastici. Per contrastare l’uso delle droghe tra i giovani e giovanissimi, infatti, è indispensabile ripensare anche l'approccio formativo. Per questo la Toscana ha invitato durante quest’anno scolastico i dirigenti e gli insegnanti a sedersi sui banchi per imparare come affrontare il problema delle dipendenze tra gli adolescenti. Questo è quanto prevede il Patto Educativo che è stato firmato lo scorso ottobre tra la Prefettura, la Regione Toscana, il Comune di Firenze, i vertici provinciali delle Forze dell’Ordine, l’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana, l’Unione Sanitaria Toscana Centro e i dirigenti di cinque istituti di istruzione secondaria di Firenze: il liceo linguistico “Giovanni Pascoli”, il liceo artistico “Porta Romana”, il liceo scientifico “Antonio Gramsci” e gli istituti “Sassetti Peruzzi” e “Gobetti-Volta”.
La novità di questo percorso di formazione, tenuto da personale dell’ASL, del NOT – Nucleo Operativo Tossicodipendenze della Prefettura e delle forze dell’Ordine, consiste nel coinvolgimento del personale docente dei primi due anni delle scuole medie superiori, un target scelto sulla base di analisi che hanno appurato che le dipendenze giovanili cominciano a radicarsi nella fascia di età tra i 13 e i 15 anni. Dirigenti e professori stanno così andando a lezione per apprendere il giusto know-how, per imparare come interagire con gli studenti, come cogliere per tempo i segnali di disagio e a quali istituzioni e associazioni rivolgersi quando vengono individuate situazioni critiche. Gli esperti toscani hanno notato, infatti, che “gli adolescenti conoscono bene gli effetti e i danni provocati dalle sostanze stupefacenti, ma ciò non basta ad impedire che ne facciano uso. Da qui la necessità di fare prevenzione in un modo diverso”. Come? Non con i cani anti droga a scuola, ma coinvolgendo ampiamente il mondo della scuola nel suo complesso, per sviluppare nei ragazzi quelle capacità personali che li rendano in grado di affrontare le complesse sfide della vita quotidiana, senza rifugiarsi nella droga o nell'alcol.
Mentre la scuola toscana è in prima linea nell'elaborare delle linee guida per consentire ai giovani di accrescere il loro bagaglio di conoscenza e consapevolezza nel campo delle dipendenze, il Dipartimento per le Politiche Antidroga e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza hanno siglato un accordo che stanzia 2,2 milioni di euro per rafforzare la lotta al narcotraffico e alle nuove sostanze psicoattive. Non si tratta di operazioni di “polizia emergenziale” o di “pulizia con la ruspa”, ma dell’impiego di 2,2 milioni di euro erogati per rafforzare la lotta al narcotraffico e alle nuove sostanze psicoattive a livello di intelligence. Saranno potenziati i flussi di informazioni sulle sostanze stupefacenti, la tracciabilità dei percorsi del narcotraffico, la diffusione di informazioni relative alle nuove sostanze psicoattive e l’uso di nuove misure per la diffusione dei risultati delle analisi di laboratorio effettuate dalle forze di Polizia nell’ambito del Sistema nazionale di allerta precoce (Snap). L’accordo consentirà anche di rintracciare i canali web di approvvigionamento delle nuove sostanze psicoattive e di mettere in campo nuove iniziative di prevenzione rivolte ai ragazzi.
Un accordo che rappresenta un tassello importante per rafforzare le misure utili a prevenire la diffusione delle droghe, in primis le nuove potenti droghe sintetiche sempre più presenti anche sul mercato illegale italiano, che sembra allargare almeno di un po’ il ristretto orizzonte del dibattito politico attorno alle droghe, che per ora è rimasto impermeabile al tema della legalizzazione delle droghe leggere, una delle vie maestre per togliere finanziamenti e mercati alle narcomafie. Di fatto anche se il pentastellato Matteo Mantero ha depositato poche settimane fa in Senato un disegno di legge per legalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis, per il Ministro della famiglia con delega alle dipendenze Lorenzo Fontana l’argomento “non è nel contratto”. Appare già tanto al momento aver almeno intuito che se combattere il traffico di stupefacenti “in strada” è fondamentale, per limitare veramente questa patologia civile e sociale non possiamo più fare a meno di un attento lavoro di intelligence e del sostegno educativo di tutta la “comunità educante”, in primis della scuola. La ruspa è solo tanto rumore, per nulla.
Alessandro Graziadei
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