venerdì 22 novembre 2019

Spegniamo le luci, salviamo gli insetti!

Negli ultimi anni, in tutto il mondo, il declino delle popolazioni di insetti è diventato sempre più evidente e gli entomologi sono convinti che, visto i livelli sempre crescenti di inquinanti chimici e luminosi di natura antropica, la situazione non potrà che peggiorare, tanto che alcuni ricercatori hanno coniato il termine di insect apocalypse per definire l’ecocidio in atto. Se per alcuni di noi questa può sembrare una buona notizia, in realtà è bene ricordare che la maggior parte delle colture che alimentano noi e gli animali che alleviamo, devono essere impollinate e la maggior parte degli impollinatori sono insetti. Che fare? Possiamo cominciare “spegnendo” le luci! A differenza di altri fattori che stanno causando il declino degli insetti, infatti, trovare una soluzione per la luce artificiale notturna sembrerebbe relativamente semplice

Lo studio “Light pollution is a driver of insect declines”, pubblicato lo scorso 16 novembre su Biological Conservation da un team di ricercatori statunitensi, canadesi, australiani e neozelandesi ha esaminato 229 ricerche scientifiche per documentare la miriade di modi in cui la luce altera l’ambiente vitale degli insetti rendendoli incapaci di svolgere alcune delle loro funzioni biologiche essenziali in ogni periodo immaginabile della loro vita. Secondo uno degli autori della ricerca, il biologo Brett Seymoure della Colorado State University, per risolvere almeno in parte il problema non è necessario spegnere tutte le luci di notte, basta migliorare le attuali pratiche di illuminazione. “Al momento la nostra politica dell’illuminazione non è sempre gestita in modo da ridurre il consumo di energia, ne tantomeno per avere un impatto minimo sull’ecosistema”. Eppure agendo sulle 4 caratteristiche della luce elettrica che contano di più per gli insetti: intensità (o luminosità complessiva), composizione spettrale (quanto colorata e di che colore è), polarizzazione e sfarfallio, si possono ottenere risultati sorprendenti. 

Per Seymoure ad esempio “l’intensità complessiva di una fonte luminosa può essere dannosa perché attira gli insetti verso la luce. Analogamente, molti insetti fanno affidamento sulla polarizzazione per trovare corpi idrici, poiché l’acqua polarizza la luce. Anche per questo si schiantano contro cofani di auto, teli di plastica, ecc… perché credono di posarsi sull’acqua”. Utilizzare luci attivate solo dal movimento o predisporre delle coperture sulle luci per schermare le lampadine e dirigere la luce dove è necessario sono interventi semplici, ma molto efficaci. Per Seymoure “Possiamo utilizzare sensori di movimento e full cut-off filters che coprono la lampadina e indirizzano la luce, evitando così di disperderla nell’atmosfera e disorientare gli insetti”. Anche diversificare la composizione spettrale aiuta, in particolare il biologo suggerisce “l’utilizzo di luci ambrate vicino alle case, poiché sappiamo che le luci blu possono avere maggiori e peggiori conseguenze sulla salute degli insetti”. 

Questioni di “lana caprina”? Non proprio! Dopo la pubblicazione su Plos One nell’ottobre 2017 dello studio “More than 75 percent decline over 27 years in total flying insect biomass in protected areas”, che rivelava  una drammatica perdita di insetti, dal 75% fino all’82%, nelle aree protette della Germania, anche la ministra tedesca dell’ambiente Svenja Schulze ha recentemente presentato al Governo federale un “Piano d’azione per la protezione degli insetti” che prevede finanziamenti per 100 milioni di euro. Per la Schulze si tratta “del pacchetto di misure più completo per proteggere gli insetti e la loro biodiversità”. Con misure concrete il programma affronta tutte le principali cause dell’insect apocalypse, introducendo regole molto più severe nell’uso dei pesticidi e nell’utilizzo delle fonti luminose. Per l’entomologo Lars Krogmann, dello Staatliches Museum für Naturkunde Stuttgart, il piano del Governo tedesco “farà fare alla politica diversi passi avanti nella giusta direzione, quella che salverà gli impollinatori”.  Sarà imitato anche al di qua delle Alpi?
Alessandro Graziadei



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