Negli ultimi 30 anni abbiamo cementificato un quinto dell’Italia, circa 6 milioni di ettari e il consumo di suolo è in continuo e costante aumento. Ma è davvero necessario aggiungere ulteriore cemento e asfalto allo Stivale o è forse meglio, prima, misurare con certezza le disponibilità del nostro patrimonio edilizio? Parte da questa premessa la campagna nazionale “Salviamo il paesaggio, difendiamo i territori”, presentata lunedì 27 febbraio dal Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio. Si tratta della prima inchiesta capillare e dal basso mai realizzata in Italia con l’obiettivo dichiarato di quantificare il numero delle abitazioni e degli immobili ad uso commerciale non utilizzati, vuoti e sfitti in ognuno degli oltre 8.000 comuni italiani.
“Tutti i Sindaci italiani riceveranno, nei prossimi giorni, una scheda di censimento elaborata da amministratori, architetti, urbanisti e professionisti del settore - ha spiegato il Forum - Gli enti locali sono chiamati a compilarla entro 6 mesi, restituendo così al Forum la mappa degli edifici sfitti su tutto il territorio nazionale”.
Se l’obiettivo è fermare il consumo di suolo nel nostro Paese, “il censimento dell’esistente è il primo passo per proporre un metodo di pianificazione da adottare in tempi brevi scongiurando piani urbanistici lontani dai bisogni effettivi delle comunità locali, che prevedano sviluppi edilizi inutili ed eccessivi” ha precisato il Forum che non nasconde gli obiettivi ambiziosi che si è prefissato: “ripensare l’urbanistica, approvando piani locali a crescita zero”.
Se l’obiettivo è fermare il consumo di suolo nel nostro Paese, “il censimento dell’esistente è il primo passo per proporre un metodo di pianificazione da adottare in tempi brevi scongiurando piani urbanistici lontani dai bisogni effettivi delle comunità locali, che prevedano sviluppi edilizi inutili ed eccessivi” ha precisato il Forum che non nasconde gli obiettivi ambiziosi che si è prefissato: “ripensare l’urbanistica, approvando piani locali a crescita zero”.
Nato a Cassinetta di Lugagnano in provincia di Milano il 29 ottobre 2011 su impulso dell’associazione Slow Food e del Movimento Stop al Consumo di Territorio, il Forum è oggi un aggregato di 589 associazioni nazionali come Legambiente, Lipu, Pro Natura, Movimento per la Decrescita Felice, Altreconomia, Associazione Comuni Virtuosi solo per citarne alcune (per un totale di 64 associazioni nazionali e 525 tra organizzazioni e comitati locali) e con oltre 10.000 adesioni a titolo individuale tra cui urbanisti, docenti universitari, sindaci, architetti, giornalisti, produttori agricoli. Costruito sul modello del ben riuscito Forum per l’acqua pubblica mantenendo le peculiarità di ciascun soggetto, intende oggi essere il punto di riferimento nazionale per chiunque voglia tutelare il “patrimonio” Italia salvando il paesaggio e il territorio italiano dalla deregulation e dal cemento selvaggio. L'iniziativa ha subito trovato un'ampia partecipazione della società civile. “Anche per questo nelle ultime settimane sono nati oltre 70 comitati locali di Salviamo il paesaggio e altri 30 si formeranno nel corso dei prossimi mesi. Saranno le sentinelle attive in tutta Italia, e faranno pressione sulle amministrazioni locali per rendere possibile la compilazione dei censimenti comunali e sensibilizzeranno i cittadini italiani sul consumo del territorio” ha spiegato Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia, tra i primi firmatari dell'appello Salviamo il paesaggio.
È quello del Forum un impegno importante e quanto mai attuale visto che abusivismo e speculazione edilizia sono due delle piaghe italiane più difficili da estirpare ed anche perché i suoli fertili del Bel Paese sono una risorsa preziosissima e non rinnovabile. E li stiamo perdendo per sempre. “Basti pensare che ogni giorno in Italia - ha continuato Burdese - vengono cementificati 130 ettari di terreno fertile e la migliore espressione di questo triste fenomeno sono tutti quei capannoni, spesso sfitti, che hanno invaso le pianure e le colline del nord; o le file di villette o alberghi che deturpano le coste del sud e non solo”. Il suolo fertile e l’integrità del paesaggio sono, quindi, la principale garanzia per il futuro del nostro Paese: del turismo, della nostra agricoltura e dei nostri prodotti tradizionali, della salubrità dei luoghi in cui abitiamo e della biodiversità naturale presente. “La storia ci insegna che essi sono la base concreta di ogni cultura locale, ciò che unisce gli italiani nella diversità e ci rende un popolo unico. Paesaggio e territorio fertile sono la risorsa economica che dovrebbe renderci più ricchi, è assurdo sprecarla così” ha concluso Burdese.
Ecco perché per il Forum fare il punto sulla cementificazione inutilizzata e tenere d’occhio quella ancora in cantiere (costantemente monitorata dalla pagina Facebook del Forum) può rivelarsi l’incipit di una riflessione virtuosa e le scelte di molti Comuni lo dimostrano: “Cassinetta di Lugagnano (MI), Solza (BG), Camigliano (CE), Ronco Briantino (MI), Ozzero (MI), Pregnana Milanese (MI) sono già giunti a nuovi Piani urbanistici a crescita zero, grazie al coinvolgimento preventivo della cittadinanza e alla parallela analisi sul come ovviare alla conseguente perdita degli oneri di urbanizzazione per le nuove costruzioni”. Una chiara dimostrazione di come la tutela dei “Beni comuni” sia entrata ormai a far parte delle priorità di buona parte della cittadinanza e delle amministrazioni italiane.
Ora spetta ai Sindaci, ai consigli comunali, ai tecnici contribuire all’esatta “misurazione” di questa mappa del territorio. Il Forum nazionale si prepara, nel frattempo, ad elaborare una proposta di legge d’iniziativa popolare da sottoporre alla necessaria raccolta firme (ne occorreranno 50.000) per assicurarsi che il metodo di pianificazione individuato possa diventare “il criterio da adottare per una decrescita felice del fabbricabile”. L’obiettivo è che le nuove occupazioni di suolo a fini insediativi e infrastrutturali siano consentite esclusivamente qualora non sussistano alternative di riuso e riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti. È tempo di far comprendere ai cittadini, agli amministratori e ai costruttori che la progettazione concreta del futuro sostenibile del nostro ecosistema non è esercizio di altri, ma è ormai un nostro preciso e non rinviabile dovere.
Alessandro Graziadei
Nessun commento:
Posta un commento