L’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (Msf) è scesa in piazza a Montecitorio martedì 27 marzo per chiedere che si anteponga al profitto la vita di milioni di persone in tutto il mondo garantendo l’accesso a farmaci di qualità a basso costo anche nei Paesi in via di sviluppo. Con lo slogan “Prima la vita, poi il profitto” in Italia e in altri Paesi Msf ha voluto così richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle drammatiche conseguenze che potrebbe avere l’imminente sentenza della Corte Suprema indiana, chiamata ad esprimersi a favore o contro la casa farmaceutica svizzera Novartis che in risposta al diniego del brevetto per un suo farmaco, nel 2006, ha portato il Governo indiano in tribunale.
Ma facciamo un passo indietro. “L’India è spesso chiamata la farmacia dei Paesi in via di sviluppo perché produce versioni generiche a basso costo dei farmaci che vengono utilizzati in tutto il mondo” ha spiegato Msf. Non è un caso, infatti, che più dell’80% dei farmaci antiretrovirali usati dalla associazione e dal Fondo Globale nei suoi programmi contro l’Hiv/Aids o per i trattamenti per la malaria e la tubercolosi provengono da produttori di generici con sede in India. Come mai? Semplice “L’India è diventato il produttore chiave di farmaci a basso costo perché fino al 2005 il paese non concedeva brevetti sui farmaci, consentendo alle aziende produttrici di generici di produrre liberamente versioni più economiche di farmaci brevettati altrove. L’agguerrita concorrenza tra i produttori ha ridotto drasticamente i prezzi e il risultato è che mentre il trattamento antiretrovirale per una persona per un anno nel 2000 costava 10.439 dollari per paziente, oggi costa poco meno dell’1% di tale cifra” ha aggiunto Msf.
Nel 2005 l'India ha dovuto iniziare a concedere brevetti sui farmaci a causa dei suoi obblighi in qualità di membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), ma quando ha rivisto la sua legge sui brevetti ha deciso che solo i farmaci che mostrano un miglioramento dell’effetto terapeutico rispetto a quelli già esistenti, meritano un brevetto tutelato da 20 anni di monopolio nella produzione e nella commercializzazione. Questa parte della legge, meglio nota come Sezione 3, intende ostacolare il fenomeno dei farmaci “sempreverdi” per i quali le compagnie farmaceutiche cercano di estendere ripetutamente il periodo di durata del brevetto sui farmaci, introducendo piccole modifiche o migliorie, in un procedimento potenzialmente senza fine. Ed è grazie a queste linee guida che nel 2006 la Commissione indiana sui brevetti ha respinto il brevetto che la Novartis aveva richiesto per il farmaco contro la leucemia commercializzato con il nome di Glivec, perché basato su un composto già in commercio.
In risposta al diniego del brevetto per il Glivec, nel 2006 la Novartis ha portato il Governo indiano in tribunale, contestando non solo la negazione del brevetto, ma anche la parte della legge indiana, proprio quella Sezione 3, che ha costituito la base della decisione. Un’eventuale revoca della legge porterebbe a una maggiore diffusione del sistema dei brevetti in India, limitando fortemente la produzione di farmaci generici a prezzi più accessibili. “Ecco perché siamo scesi in campo - ha precisato Msf - con il lancio della campagna Drop the case che ha raccolto dal suo rilancio in febbraio quasi mezzo milione di firme” tra le quali quella dell'arcivescovo Desmond Tutu e dell'autore John Le Carré. La campagna ha avuto un’ampia copertura mediatica e ha prodotto una maggiore sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul ruolo dell'India come “farmacia dei Paesi in via di sviluppo”, un ruolo tutelato anche dalla Corte Suprema di Madras che già nell’agosto del 2007 si era pronunciata contro la Novartis.
L'azienda elvetica ha però continuato ad appellarsi, con il risultato finale che la massima istanza giudiziaria indiana, la Corte Suprema, doveva pronunciarsi a giorni su un verdetto che potrebbe definire quelle priorità che i Medici Senza Frontiere non hanno dubbi nel suggerire: “Prima la vita, poi il profitto”. Del resto, ci ha spiegato l’ufficio stampa di Msf in base all’esperienza maturata sul campo in decenni di interventi sanitari in ogni parte del mondo “Migliorare l’accesso ai farmaci non significa solamente rendere disponibile il farmaco, ma anche far sì che sia i pazienti che i governi siano in grado di acquistarlo. Milioni di persone sono morte nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa, perché i prezzi erano troppo alti. Solo la competizione dei farmaci generici ha fatto crollare i prezzi rendendo il trattamento più accessibile. Ecco perché i brevetti sui farmaci sono un ostacolo fondamentale per rendere i farmaci accessibili, in quanto impediscono l'accesso a chi non può permetterselo”.
Appare chiaro dalla mobilitazione di martedì che le implicazioni di questa causa vanno molto al di là dell’India e di questo particolare farmaco oncologico e avevano portato molti attivisti di Medici Senza Frontiere a manifestare già in occasione dell’assemblea degli azionisti della casa farmaceutica svizzera Novartis a Basilea il 23 febbraio. “Gli azionisti devono sapere qual è la posta in gioco e quali saranno le conseguenze”, aveva dichiarato Unni Karunakara, presidente internazionale di Msf. “Chiediamo una volta per tutte alla Novartis di porre fine a questa battaglia legale conto l’India che rappresenta un diretto attacco alla farmacia dei Paesi in via di sviluppo. Non rimarremo a guardare in silenzio il prosciugamento, nel futuro, della nostra fonte di farmaci a basso costo. Contiamo su quelle medicine per portare avanti il nostro lavoro”.
Purtroppo, mentre aspettiamo la sentenza della Corte Suprema indiana che mercoledì l’ha rimandata al 10 luglio, non possiamo non ricordare che la produzione di farmaci generici indiani è oggi sotto un fuoco incrociato. Nei negoziati sugli accordi di libero scambio tra Unione Europea e India, l’Ue cerca, infatti, da anni di introdurre severe limitazioni alla capacità dell’industria dei farmaci generici indiani di produrre medicinali salva-vita a prezzi concorrenziali, rispetto a quanto richiesto dalle regole del commercio internazionale. Così per scongiurare limitati anziché illimitati profitti è oggi a rischio una legge su cui contano milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo per sopravvivere. Se anche per te viene prima la vita e poi il profitto Msf, accanto ad altre organizzazioni della società civile internazionale tra cui Act Up, Oxfam e la Dichiarazione di Berna, ti propone di aderire alla campagna sui social media dal titolo Stop Novartis, per attirare l’attenzione sulle implicazioni di questa causa e chiedere alla compagnia un passo indietro in questa pericolosa battaglia legale.
Alessandro Graziadei
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