L'Italia che ricicla c’è! 1 Comune su 7 nel Belpaese supera il 65% di raccolta differenziata. È il 13% dei comuni italiani. A dirlo è Legambiente che con il dossier “Comuni Ricicloni 2012” realizzato da Ecosportello Rifiuti - lo sportello informativo di Legambiente per le pubbliche amministrazioni sulle raccolte differenziate - stila annualmente l'indice di buona gestione dei rifiuti. Un “voto” alla gestione dei rifiuti urbani nei suoi molteplici aspetti: recupero di materia, riduzione del quantitativo di rifiuti prodotti, sicurezza dello smaltimento ed efficacia del servizio. Per migliorare il proprio indice di buona gestione un Comune per l’Ecopsportello deve, infatti, “porre attenzione non solo all’incremento della percentuale di raccolta differenziata, ma anche alla diminuzione della produzione pro capite totale di rifiuti, all’incremento della raccolta differenziata dei Rifiuti Urbani Pericolosi (Rup) e alla promozione del compostaggio domestico”.
Così, giunto alla diciannovesima edizione, la speciale classifica ha premiato i comuni che hanno raggiunto, già nel 2011, la quota di almeno il 65% di raccolta differenziata, richiesta per legge solo dal 2012 (era del 60% lo scorso anno) ed il risultato è positivo. “Se ai 1.123 comuni che si meritano l’appellativo di ricicloni - ha commentato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente - aggiungessimo i 365 che hanno comunque superato il 60% di raccolta differenziata richiesto dalla normativa per il 2011, arriveremmo alla quota di 1.488 comuni in regola con la legge dello Stato”, 1 Comune su 5 pari al 18% dei comuni italiani, mentre sono 833 quelli che si confermano “zoccolo duro” del concorso, comparendo da tre anni consecutivi nelle graduatorie. Dai dati raccolti si riscontra, inoltre, rispetto all’anno precedente un calo della produzione dei rifiuti del 4,4%. “Segno evidente di crisi - ha segnalato Dezza - e di decrescita infelice. Ma anche frutto delle iniziative volte al contenimento della produzione dei rifiuti intraprese da progettisti, produttori, comuni virtuosi e cittadini attenti al valore d’uso delle cose che si comprano e si gettano”.
Ma non si tratta solo di stabilire una graduatoria ecologica. Sono passati circa 30 anni da quando si sono varate in Italia le fondamenta giuridiche e industriali del settore rifiuti e molto è cambiato. In meglio. “Allora si regolamentavano discariche e inceneritori. Oggi nella green economy del riciclaggio operano migliaia di aziende nuove o rinnovate, decine di migliaia di occupati, servizi, imprese sociali e attività di ricerca: in tutto 5mila imprese e 150mila occupati, secondo in Europa solo alla Germania. Non si parla più solo di settore rifiuti, ma di una parte importante del settore manifatturiero e dei servizi in generale” ha concluso Dezza.
Anche per questo si palude al risultato positivo, ma il dossier restituisce un’Italia a due velocità. “La pattuglia di pionieri dei primi anni della ricerca ora è diventata un pattuglione che tira la volata - ha osservato Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente - ma un migliaio di comuni è fermo all’anno zero. L’aspetto significativo è che il gruppo intermedio, in fase di transizione verso l’efficienza, in tempi brevi riesce a raggiungere il vertice. Un esempio sono i quartieri di Torino dove è partito il porta a porta e che già registra il 60% di differenziata, le recenti sperimentazioni di Napoli, il riavvio a Milano dell’organico”.
In generale è nel nord est che vi sono i migliori sistemi di gestione dei rifiuti urbani, anche se Salerno si conferma il fiore all'occhiello. Ma da tre anni consecutivi in testa alla classifica di Legambiente dei “Comuni ricicloni” si colloca Ponte nelle Alpi, in provincia di Belluno premiato a Roma il 10 luglio scorso. Una storia che parte da lontano, dalla lotta contro il progetto di una discarica, proprio lì, sulle rive del Piave, nelle Dolomiti bellunesi, in un comune di 8 mila abitanti distribuiti in 11 frazioni, con altitudini che vanno dai 400 m agli oltre 2 mila metri sul livello del mare.
A raccontare questa storia Ezio Orzes, già postino del Comune e ora Assessore all’ambiente per il secondo mandato. “Nel 2006 la percentuale di differenziata languiva al 22,4% - ha spiegato ritirando il premio Orzes - e i cittadini pagavano 450 mila euro all’anno per lo smaltimento in discarica. Si credeva che la raccolta differenziata porta a porta incrementasse il costo del servizio”. In realtà, “in 3 anni abbiamo avuto una diminuzione del 14% dei costi. D’altronde, siccome abbiamo una tassa la cui parte variabile è calcolata sul secco residuo, in base al numero degli svuotamenti dei contenitori, il principio è che più si differenzia meno secco residuo rimane e meno si paga”. Oggi a Ponte nelle Alpi il costo di smaltimento del non riciclabile è diminuito di dieci volte, circa 40 mila euro. Non solo. Per gestire meglio la differenziata si è costituita una società comunale, la Ponte Servizi, controllata totalmente dal Comune e “Abbiamo, così, trasformato una voce di costo per spedire i rifiuti sotto terra in occupazione con un risparmio effettivo finale per i cittadini” ha precisato Orzes.
Il risultato? I numeri che questo piccolo comune ha presentato alla giuria di Comuni Ricicloni fanno impressione: “87,7 % di raccolta differenziata con una quota di impurità pari a solo il 2,5%, quindi quasi tutto quello che viene raccolto sarà poi davvero riciclato e 1.769 nuclei familiari (il 41%) hanno attivato il compostaggio domestico consentendo un contenimento dei costi generali di raccolta e trattamento”. Non contenti del risultato, 200 tonnellate di rifiuto indifferenziato nel corso del 2011 sono state conferite al Centro Riciclo Vedelago (TV) per separare le ultime frazioni riciclabili: si è riusciti così ad avviare a riciclo altre 121 tonnellate (61%). Il segreto del successo? “Il continuo coinvolgimento della popolazione e soprattutto delle scuole, anche elementari: sono loro i primi protagonisti della raccolta”. Il messaggio? “Si può fare! Dipende da noi”
Alessandro Graziadei
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