Non so se esiste una via sostenibile al turismo, forse l’unica è quella che prevede di spostarsi senza inquinanti mezzi di trasporto, certo è che esiste un turismo responsabile attento sia all’ambiente del luogo in cui ci si reca, sia alle popolazioni che abitano la località visitata. “Il turista responsabile in questo caso deve avere un atteggiamento rispettoso della cultura locale e deve garantire anche il benessere della popolazione autoctona” ci ricorda Wikipedia. Per questo Survival International, il movimento mondiale impegnato dal 1969 per i diritti dei popoli indigeni, ha chiesto lo scorso fine settimana ai visitatori della Borsa Internazionale del Turismo (Bit), che si tiene ogni anno a Milano, di boicottare il turismo in Botswana dove le autorità del paese continuano a perseguitare gli ultimi cacciatori Boscimani dell’Africa.
Come mai? Per tutta la durata della fiera, il Botswana ha promosso la sua seconda industria per importanza, il turismo, ma mentre utilizzava immagini patinate dei Boscimani per pubblicizzare i viaggi nel paese, evitava di raccontare che il Governo da anni tenta di sfrattare la tribù dalla sua terra proibendogli di cacciare e imponendo a molti di loro di richiedere permessi per visitare le famiglie secondo modalità che ricordano le terribili Pass Laws del Sud Africa dell’apartheid. “Il Botswana continua a promuovere tour di lusso nella Central Kalahari Game Reserve (Ckgr) utilizzando l’immagine esotica dei Boscimani e promettendo di dare ai turisti l’opportunità di sperimentare lo stile di vita tradizionale dei cacciatori-raccoglitori del Kalahari. Ma la realtà è ben diversa: per costringerli ad andarsene dalla loro terra, gli ultimi cacciatori Boscimani vengono ridotti alla fame, torturati, picchiati e minacciati” ha spiegato Stephen Corry, direttore generale di Survival. “Il Governo sta facendo tutto quanto in suo potere per cancellare proprio quello stile di vita che utilizza per pubblicizzare i viaggi esclusivi nel paese. Evidentemente, il permesso di dormire nelle capanne di paglia viene concesso solo a quei Boscimani che aumentano i profitti degli investimenti che il Presidente Khama ha fatto nell’industria turistica.”
Mogolodi Moeti è la vittima più recente di questi abusi fatti nel nome della conservazione della fauna ed è stato minacciato e picchiato dalla polizia paramilitare lo scorso mese solo perché sospettato di essere in possesso di carne di selvaggina del Ckgr anche se i Boscimani non hanno mai costituito una minaccia per la fauna della riserva, con la quale hanno vissuto in armonia per secoli. “Mentre mi aggredivano - ha raccontato Moeti al giornale botswano Sunday Standard - mi hanno detto che persino il Presidente era a conoscenza di quello che stava accadendo, che mi stavano picchiando. Mi hanno detto che se anche mi avessero ucciso, non sarebbero stati incriminati perché stavano eseguendo un ordine del governo”. Per questo volontari e sostenitori dell’associazione internazionale hanno distribuito volantini alle migliaia di professionisti del turismo del Bit per sollecitarli a non recarsi e a non proporre viaggi in Botswana fino a quando non sarà rispettato dal Governo del paese il diritto dei Boscimani a vivere liberamente nel proprio territorio ancestrale all'interno del Ckgr.
Ma quella al Bit non è la prima azione di protesta in difesa dei Boscimani. Negli scorsi mesi i sostenitori di Survival hanno manifestato anche all’Adventure Travel Show di Londra, al Fitur (la Fiera del Turismo di Madrid) e alla Conferenza di sul commercio illegale di fauna selvatica di Londra dove il 13 febbraio Survival ha nuovamente richiamato l’attenzione dei governi e della società civile sull’impatto devastante del divieto di caccia imposto agli ultimi cacciatori Boscimani d’Africa. Alla conferenza ha partecipato il Presidente del Botswana, Ian Khama, insieme al Principe Carlo e al Principe William ed è stata l’occasione buona per smascherare l’ipocrisia del governo del Botswana che, sulla base di alcune rivelazioni di Survival, “sembra propenso a destinare in concessione vaste aree della Ckgr a compagnie straniere per effettuare la controversa pratica del fracking” e altre alla compagnia Gem Diamonds “che ha in progetto di avviare le attività di una miniera all’interno della riserva nell’ottobre 2014”. “Il Presidente Khama nasconde la persecuzione dei Boscimani mascherandola come conservazione - ha aggiunto Corry - vietare ai Boscimani di cacciare e, allo stesso tempo, aprire la riserva al fracking e all’attività mineraria è assoluta ipocrisia.”
Survival ha lanciato il boicottaggio del turismo in Botswana già dal settembre 2013 e da allora oltre 7.000 persone si sono impegnate a non visitare il paese fino a quando ai Boscimani non sarà permesso vivere liberamente nella loro terra. Al boicottaggio si sono unite anche tre compagnie di viaggio e il trattamento che il Botswana riserva ai Boscimani è stato condannato, tra gli altri, anche dal Relatore Speciale alle Nazioni Unite sui Popoli Indigeni, dalla Commissione Africana per i Diritti Umani dei Popoli e dal Consiglio per i Diritti Umani di Inghilterra e Galles.
Ma una meta “turistica” altrettanto critica è da anni quella delle Isole Andamane nell’Oceano Indiano dove l’amministrazione locale si sta preparando a promuovere le Isole come destinazione turistica per tutto l’anno costringendo la tribù degli Jarawa ad una esposizione continua ai “safari umani” che si svolgono nelle loro foreste. Ogni mese, infatti, migliaia di turisti indiani ed internazionali viaggiano lungo le riserve Jawra rischiando di trasmettere involontariamente, come fecero i primi conquistatori europei, malattie ai membri della tribù indigena che hanno poche difese immunitarie verso le malattie esterne. “Attualmente, la stagione turistica va da settembre a maggio ma adesso la tribù sarà costretta a subire queste forti intrusioni per tutto l’anno visto che nel corso delle ultime fiere turistiche indiane e internazionali, C. G. Vijay, della Direzione Informazione, Pubblicità e Turismo delle Andamane, ha annunciato i piani di promozione per attività quali “safari ed escursioni nella foresta finalizzate a lanciare le Isole come destinazione per tutte le stagioni”. “Prima di iniziare a promuovere le isole come destinazione turistica per tutto l’anno, le autorità delle Andamane farebbero bene a risolvere i loro problemi” ha precisato Corry per il quale “I safari umani nella foresta degli Jarawa sono un affronto alla dignità umana. Ed è assurdo pensare che gli Jarawa non avranno tregua da questa intrusione nelle loro vite nemmeno durante la stagione delle piogge!”.
Come nel caso del Botswana anche qui, da quando nell’aprile scorso Survival ha lanciato il boicottaggio delle Andamane, migliaia di persone si sono impegnate a non visitare le Isole e hanno chiesto che i turisti siano banditi dalla strada che attraversa la foresta della tribù. L’amministrazione delle Andamane si è per il momento impegnata ad aprire una via turistica marittima alternativa entro il marzo 2015, ma anche questa data, ancora troppo lontana, non è sicura visto che i progetti sono ancora in attesa dell’autorizzazione ambientale da parte di Delhi. Intanto noi possiamo provare a raccogliere le preoccupazioni di Survival e pensare a un turismo presuntuosamente sostenibile, ma doverosamente responsabile, anche quando gli euro e i chilometri non permettono viaggi di questo tipo.
Alessandro Graziadei
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