Collocato, con i suoi 130.700 ettari, nel cuore delle Alpi Centrali, il Parco Nazionale dello Stelvio è dal 1935 il più grande parco nazionale d’alta quota delle Alpi e la sua fauna conta, solo tra i vertebrati, oltre 260 specie, molte delle quali protette. Un patrimonio naturale che da 83 anni permette lo svolgimento di diversi processi ecologici che preservano la nostra biodiversità e che secondo lo studio “Uniqueness of Protected Areas for Conservation Strategies in the European Union”, pubblicato su Scientific Reports lo scorso aprile da un team di ricercatori, tedeschi, britannici e italiani, risulta sempre più importante visto che “Per poter lasciare alle generazioni future una parte intatta (o quasi) del patrimonio naturale del pianeta, sarebbe fondamentale riuscire a pianificare un sistema di aree protette sempre più esteso” e “adottare politiche conservazionistiche capaci di attuare il proposito”. Prendendo per buona la ricerca il Parco dello Stelvio poteva candidarsi ad essere un nodo fondamentale del sistema di tutela ambientale alpino. Poteva...
Un auspicio disatteso? Già nel 2016 Legambiente si era detta preoccupata per il “declassamento” del Parco Nazionale dello Stelvio con il conseguente rischio che il Parco avesse un livello di protezione molto inferiore, venendo estromesso di fatto dal novero dei parchi nazionali. Con l’entrata in vigore a fine febbraio 2016 del decreto legislativo 13 gennaio 2016, n. 14, infatti, il Consorzio Parco Nazionale dello Stelvio, l’ente che ne ha assicurato la gestione nell’ultimo ventennio rilevandola da quella della ex-azienda di Stato delle Foreste Demaniali, è stato soppresso e le funzioni amministrative, per il territorio di rispettiva competenza, sono state trasferite alle Province Autonome di Trento e di Bolzano e alla Regione Lombardia, pur conservando una configurazione unitaria grazie ad un apposito Comitato di Coordinamento e di Indirizzo. Per la ong del Cigno Verde “L’intesa Stato-Regione Lombardia-Province Autonome prende spunto dal fallimento incontestabile del Consorzio dovuto ai mille ostacoli incontrati: dalla scarsa collaborazione da parte di Regione e Province, agli enormi problemi ancora irrisolti di regolarizzazione del personale, ad una presenza eccessivamente burocratica del Ministero dell’Ambiente". Ma anziché risolvere questi problemi, il testo dell’intesa del 2016 ha sciolto, con un vero colpo di mano, l’unitarietà del parco che tutela le vette e i versanti del massiccio montuoso Ortles-Cevedale, separandolo lungo le linee di confine delle tre entità amministrative.
Così nel 2016 il più grande Parco Nazionale delle Alpi è di fatto passato dalla tutela nazionale a quella provinciale e la sua gestione sta iniziando a dare i primi frutti avvelenati. Poche settimane fa Alpenverein Sudtirol, Cai Alto Adige, Club Alpino Italiano, Cai Regione Lombardia, Fondo Ambiente Italiano, Federazione Pro Natura, Dachverband, Federazione Protezionisti Sudtirolesi, Italia Nostra, Legambiente, Lipu,Mountain Wilderness, Touring Club Italiano e Wwf hanno fatto ricorso al Tar contro la Delibera di Giunta n. 106/2018 della Provincia di Bolzano, che dà il via all’iter per realizzare un nuovo impianto di risalita all’interno del Parco. Gli ambientalisti hanno spiegano che si tratta di una nuova pista lunga 1.310 metri a Solda, in un’area di 4,47 ettari, proprio nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio. L’impianto vuole completare il grande complesso sciistico Ortler-Ronda, con la realizzazione di impianti che avranno una portata di 550 persone all’ora, "in spregio agli impegni assunti (Intesa dell’11/2/2015 e Linee Guida del 19/1/2017) con la Regione Lombardia, la provincia di Trento e il Ministero dell’Ambiente e alla normativa vigente (D.lgs. 14/2016)".
Secondo le 12 associazioni ambientaliste la Delibera della Giunta provinciale di Bolzano non tiene in alcun conto il dovere di tutela degli alti valori naturalistici dei siti Natura 2000 “Ortler Madatschspitze” e “Ulten Sulden”, difesi dall’Europa e caratterizzati dalla presenza di 6 differenti habitat, di 8 specie faunistiche elencate nella Lista Rossa dell’Alto Adige delle specie minacciate e di aree di grande importanza paesaggistica e naturalistica. Nell’impugnazione della delibera le associazioni contestano inoltre la violazione del già citato decreto legge 14/2016, che impone la configurazione e la governance unitaria del Parco Nazionale dello Stelvio e rimanda alle Linee Guida per la redazione del nuovo piano Parco e del nuovo Regolamento, le quali permettono l’implementazione nell’ara del parco “solo di nuove infrastrutturazioni leggere e se legate al miglioramento della mobilità”. È stata ravvisata anche “una violazione della Convenzione delle Alpi, che prevede un rispetto degli obblighi di tutela degli habitat protetti dai parchi, e dei protocolli attuativi sulla protezione della natura e la tutela del paesaggio, che autorizzano gli impianti di risalita solo quando sono rispettate le esigenze ecologiche e paesaggistiche, oltre a quelle economiche”.
Come se non bastasse la giunta provinciale di Bolzano avrebbe violato anche la direttiva comunitaria (2001/42/CE) sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), perché l’intervento obbligava a una procedura di valutazione mai espletata di tutti gli impatti ambientali, oltre alle direttive Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE) dato che i nuovi impianti verrebbero realizzati a ridosso di aree di pregio “Ortler Madatschspitze” e “Ulten Sulden”, provocando impatti preoccupanti sulla fauna selvatica a rischio come la pernice, l’aquila reale e il gipeto e sugli habitat alpini di pregio paesaggistico e naturalistico come le conifere e la rara sassifraga. Nel ricorso al Tar degli ambientalisti, infine, viene anche contesta una violazione al “principio di precauzione” esplicitamente previsto dal Codice dell’Ambiente e dal diritto di partecipazione al procedimento ambientale stabilito dalla recepita Convenzione Aarhus, “in quanto la pubblicazione degli atti istruttori e dei pareri è avvenuta in sola lingua tedesca”.
Adesso gli ambientalisti promettono battaglia mantenendo costante la loro attenzione sul progetto, “anche partecipando alle prossime conferenze di servizi e procedendo alla redazione di osservazioni agli atti del procedimento ed auspicano che i prossimi passaggi possano portare ad una revisione dello stesso improntata alla tutela ed alla salvaguardia delle aree naturalistiche di enorme pregio ambientale”. Intanto, a quanto pare, se il progetto andrà in porto sarà chiaro che il “nuovo” Parco dello Stelvio non ha più requisiti per essere considerato parco nazionale, anche se per quanto riguarda il 2017 il settore trentino ha voluto ricordare la buona salute dell’area protetta, fondamentale per tutto l’equilibrio alpino.
Alessandro Graziadei
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