Secondo il rapporto Renewables 2018 pubblicato lo scorso 8 ottobre dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), “le energie rinnovabili proseguiranno nel loro trend espansivo nei prossimi cinque anni, arrivando a coprire il 40% della crescita globale dei consumi energetici”. Tra queste energie un ruolo sempre più rilevante lo avrà quella geotermica, visto che per l’Iea “la sua capacità complessivamente installata è destinata a crescere del 28% (ovvero +4 GW), fino a raggiungere circa 17 GW nel 2023”. Una crescita che per oltre il 70% riguarderà i Paesi in via di sviluppo e le economie emergenti. La regione dell’Asia-Pacifico, per esempio, sarà caratterizzata dalla crescita maggiore nei prossimi 5 anni, raggiungendo i +2 GW, mentre l’espansione del geotermico in Indonesia sarà ancora più ampia, sospinta dall’abbondante disponibilità di risorse nell’area e dal supportato garantito dalle politiche pubbliche. Per l'Iea a completare la diffusione dell’energia geortermica saranno Paesi come Kenya, Filippine e Turchia, ai quali viene attribuito “il 30% della crescita complessiva in termini di capacità geotermica istallata” oltre a molti Paesi dell’area caraibica e latino-americana.
Come ha sottolineato la stessa Iea, “la tecnologia geotermica produce un’energia di baseload stabile e senza grandi emissioni di CO2”, due caratteristiche che la rendono in grado di soddisfare le richieste energetiche di base grazie ad una funzionalità 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno, indipendente dalle condizioni meteorologiche ed emettendo la stessa CO2 che è già naturalmente presente nel sottosuolo e che sarebbe emessa anche attraverso il "degassamento naturale". Considerati tutti questi fattori, in uno scenario di crescita costante dei bisogni energetici mondiali, la Iea prevede “che nei prossimi cinque anni la capacità geotermica installata dovrebbe crescere di un ulteriore +20% (900 MW)”. Una condizione che fa ben sperare l’intera filiera geotermica mondiale, ma non quella italiana sulla quale pendono i limiti imposti dal nuovo Governo che sta pensando di togliere gli incentivi finora diretti allo sviluppo di questa fonte rinnovabile che occupa e riscalda migliaia di persone. Nel Pese, al secondo posto nella classifica dei paesi del G20 che più forniscono sussidi ai combustibili fossili per unità di Pil (circa 14 miliardi di dollari), lo schema di decreto sull’incentivazione delle fonti rinnovabili “Fer 1”, elaborato dal Ministero dello Sviluppo economico e approdato adesso in Conferenza Stato-Regioni, rischia paradossalmente di far deragliare per la prima volta le due fonti rinnovabili che da sempre coprono la maggior parte del nostro consumo interno lordo di energia rinnovabile: ovvero l'idroelettrico e il geotermico.
Una linea quella Giallo-Verde in contrasto anche con le indicazioni che arrivano direttamente dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) e adottate il 13 novembre dal Parlamento europeo, che continua a considerare la geotermia tra le energie rinnovabili degne d’interesse, come eolico, solare e a onor del vero anche le meno sostenibili biomasse. In particolare, secondo il Parlamento dell’Unione, “l’energia geotermica è un’importante fonte di energia rinnovabile locale, che solitamente presenta emissioni notevolmente inferiori rispetto a quelle dei combustibili fossili, e alcuni tipi di impianti geotermici producono emissioni prossime allo zero. […] La Commissione - ha concluso l’Europarlamento - dovrebbe quindi facilitare solo l’impiego di energia geotermica a basso impatto ambientale, in grado di conseguire risparmi in termini di emissioni di gas serra rispetto alle fonti non rinnovabili”. Una presa di posizione che al momento non sembra più avere cittadinanza proprio nel Paese che ha dato origine alla geotermia mondiale due secoli fa nella Valle del diavolo, in Toscana, e grazie alle cui competenze anche altri Paesi hanno potuto iniziare ad attingere al calore della Terra per produrre energia. Un primato di competenze che ancora oggi ci viene universalmente riconosciuto e che ha spinto l’Unione geotermica italiana (Ugi) a lanciare un accorato appello per la tutela di questo settore energetico strategico, come hanno fatto anche l’European geothermal energy council (Egec) e l’International geothermal association (Iga).
Per l’Ugi il “Fer 1” sostiene che l’energia geotermica non sia una fonte di energia rinnovabile, in palese contraddizione con quanto definito da ogni normativa europea. Per questo “Il Governo italiano - hanno spiegato Ugi e Egec - intende tagliare unilateralmente gli incentivi per l’energia geotermica nel paese. Si tratta di un attacco violento e ingiustificato contro un’industria nata in Italia che ha una capacità installata di 1 GW di energia elettrica rinnovabile (con una produzione pari a 6.2 TWh/anno) e che impiega direttamente oltre 3.000 lavoratori, ai quali si aggiungono circa 7.000 posti di lavori indiretti, più tutto l’indotto locale. Si tratta, inoltre, di un insensato attacco al clima che, proprio in un momento in cui gli effetti del cambiamento climatico stanno cominciando a segnare pesantemente il paese, potrebbe portare ad un aumento delle importazioni di energia fossile”. La decisione del Governo rischia quindi di danneggiare un’eccellenza industriale italiana globalmente riconosciuta, oltre a gettare nello scompiglio i 17 Comuni geotermici che in Toscana utilizzano questa fonte da decenni in modo “controllato e sostenibile”, come emerge da un recente studio di cui è co-autrice Adele Manzella, geofisica e primo ricercatore all’Istituto di Geoscienze e Georisorse (Igg) del Consiglio Nazionale della Ricerca (Cnr).
Anche se, come in ogni ambito energetico, esiste la possibilità di sviluppare miglioramenti tecnologici utili alle strategie di abbattimento degli inquinanti presenti anche in questo settore, al momento per Alexander Richter, presidente dell’Iga, “La geotermia rappresenta una fonte di energia naturale inesauribile, che può svolgere un ruolo significativo nel soddisfare i bisogni energetici del mondo del futuro. L’energia geotermica è unica nella sua capacità di servire a molteplici scopi nella transizione energetica globale, e di creare valore aggiunto alle economie nazionali offrendo molteplici utilizzi della risorsa, come il riscaldamento di immobili residenziali e commerciali, le coltivazioni in serra e la realizzazione di prodotti per la salute e la bellezza, richiamando turisti e ricavando metalli preziosi, come il litio, dalle salamoie geotermiche”. Questo non significa che nel campo geotermico non ci siano impatti ambientali, che non si debbano utilizzare metodologie di sviluppo energetico partecipate con le comunità interessate o che non si possa continuare a fare ricerca, ma con lo stop agli incentivi, necessari per una tecnologia che necessità di grandi investimenti iniziali e che non può ancora contare su ampie economie di scala, si rischia di interrompere lo sviluppo sostenibile di una delle poche eccellenze italiane in campo energetico.
Alessandro Graziadei
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