Mentre il nord est degli Statu Uniti è sott'acqua è lecito chiedersi come possiamo proteggere la popolazione mondiale dagli eventi meteorologici estremi, sempre più numerosi e intensi a causa del cambiamento climatico? La prima risposta è “muoversi” e dare subito un seguito pratico a questo allarme, adottando misure urgenti per contrastare il cambiamento climatico e le sue conseguenze, come ci suggerisce il 12esimo Obiettivo per lo sviluppo del Millennio dell’Agenda 2030. La seconda risposta è “imitare la natura” ed è stata suggerita dall’articolo “Scientific evidence for ecosystem-based disaster risk reduction”, apparso a fine giugno su Nature Sustainability, e nel quale ventotto ricercatori provenienti da undici Paesi diversi, tra cui Jaroslav Mysiak direttore della divisione di ricerca “Risk assessment and adaptation strategies” presso della Fondazione CMCC, hanno dato una valutazione ampia e aggiornata del ruolo che le soluzioni ispirate alla natura possono svolgere per ridurre gli impatti degli eventi estremi analizzando 20 anni di studi e oltre 500 articoli scientifici internazionali dedicati allo studio di mangrovie, barriere coralline, dune di sabbia, foreste e altri ecosistemi. Gli autori hanno rilevato come processi quali la siccità, la deforestazione, il degrado del suolo e la desertificazione possano, nel tempo, sfociare in disastri, e nel contempo hanno trovato le prove di come certi ecosistemi e certe soluzioni basate sulla natura (nature-based solutions) possano ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici e il rischio di disastri.
Per Karen Sudmeier, prima autrice dell’articolo e Senior Adviser dell’ United Nations Environment Programme (Unep), “Due decenni di ricerca analizzati in sei anni ci spiegano che abbiamo le prove che la maggior parte degli ecosistemi riduce gli impatti degli eventi estremi in modo economicamente vantaggioso. Ora abbiamo bisogno di raggiungere i decisori parlando la loro lingua, specificando quanto e come. Dobbiamo anche concentrare la nostra attenzione sugli standard di performance, su progetti di design sostenibile, sull’ingegneria ambientale e sulle specifiche che permetteranno di attrarre l’interesse e gli investimenti verso le soluzioni offerte dalla natura per affrontare il crescente numero di eventi estremi in tutto il mondo. La nostra ricerca in questo campo è appena iniziata”. Analogamente, in aprile, il rapporto “Nature-based solutions in Europe: Policy, knowledge and practice for climate change adaptation and disaster risk reduction” dell’European environment agency (Eea), aveva confermato il fatto che “Lavorare con la natura e migliorare il ruolo degli ecosistemi può aiutare a ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici e aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici. Un tale approccio può offrire molteplici vantaggi, tra cui l’abbassamento delle pressioni sulla biodiversità, il miglioramento della salute e del benessere umano, la riduzione delle emissioni di gas serra e la costruzione di un’economia sostenibile”.
Come l’articolo della Sudmeier e dei suoi collaboratori, anche il rapporto dell’Eea fornisce ai responsabili politici europei che hanno volontà e sensibilità, informazioni aggiornate su come applicare soluzioni basate sulla natura per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione del rischio di catastrofi e, allo stesso tempo, su come utilizzare i molteplici vantaggi sociali che queste soluzioni possono portare. Basandosi su esempi selezionati in tutta Europa, il rapporto mostra come gli impatti delle condizioni meteorologiche estreme e gli eventi legati al clima siano già in parte affrontati nell’Unione europea. “Molti Paesi stanno già ripristinando la natura nelle valli fluviali e negli altipiani per ridurre i rischi di inondazioni a valle. Nelle regioni costiere, la vegetazione autoctona aiuta a stabilizzare le coste, mentre il rimboschimento viene sempre più utilizzato per lo stoccaggio del carbonio. La natura ritorna nelle città, anche rinverdendo gli spazi urbani o riaprendo vecchi canali o fiumi tombati, il che aumenta la resilienza alle ondate di caldo e apporta ulteriori benefici per la salute e il benessere”. Di fatto La strategia dell’Ue per la biodiversità 2030, un pilastro chiave dell’European Green Deal, include un piano di ripristino della natura che può promuovere l’adozione di soluzioni basate sulla natura, soluzioni auspicate anche nella strategia dell’Unione sull’adattamento ai cambiamenti climatici, recentemente adottata dalla Commissione europea.
Nonostante la loro crescente importanza, le soluzioni basate sulla natura potrebbero, quindi, essere ulteriormente integrate. Attualmente una mappatura delle soluzioni basate sulla natura esistenti e potenziali potrebbe aiutare l’Unione a identificare le aree prioritarie per migliorare i servizi ecosistemici e affrontare i problemi di cambiamento climatico e perdita di biodiversità, organizzando le risposte su standard concordati, obiettivi quantitativi, indicatori misurabili e strumenti di valutazione capaci di identificare i progressi, l’efficacia e i molteplici vantaggi. Una cosa è certa. Dato che le soluzioni basate sulla natura dipendono da ecosistemi sani, il coinvolgimento degli stakeholder, il dialogo e la co-progettazione politica di strumenti e misure "naturali" sono fondamentali per aumentare la consapevolezza, per risolvere i potenziali conflitti delle parti interessate e per creare sempre più accettazione sociale e richiesta di soluzioni basate sulla natura. Per ora un’ulteriore attuazione di soluzioni basate sulla natura per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione del rischio di catastrofi in Europa, richiede ancora lo sviluppo di standard tecnici, una maggiore conoscenza dei potenziali compromessi, e una più efficace governance collaborativa tra istituzioni. La strada è lunga, ma la soluzione è sotto i nostri occhi, nella Natura!
Alessandro Graziadei
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