L’Italia, nel tentativo di migliorare l’accesso alle fonti energetiche rinnovabili, con il Decreto Milleproroghe 162/2019 sta adottando un nuovo modello di gestione dell’energia che mira a favorire la diffusione delle energie sostenibili, per creare sistemi virtuosi di produzione, autoconsumo e condivisione dell’energia tramite le così dette “comunità energetiche” (CER). Una comunità energetica è una realtà composta da enti pubblici locali, aziende, attività commerciali o privati cittadini, i quali scelgono di dotarsi di infrastrutture per la produzione di energia da fonti rinnovabili attraverso un modello basato sulla condivisione. Si tratta dunque di una forma energetica collaborativa, incentrata su un sistema di scambio locale per favorire la gestione congiuntae ridurre la dipendenza energetica dal sistema elettrico nazionale. Ogni partecipante della comunità energetica deve installare un “energy box”, un dispositivo che consente di collegare l’edificio e l’impianto alla rete locale, per assicurare la condivisione in tempo reale delle informazioni su produzione, autoconsumo, cessione e prelievo dell’energia. In questo modo i “consumatori passivi” si trasformano in “consumatori attivi” e produttori di energia, in quanto in grado di cedere l’energia prodotta in eccesso oltre al proprio fabbisogno agli altri soggetti collegati alla “smart grid”, un’infrastruttura intelligente che collega tutti i soggetti della comunità energetica, la quale normalmente comprende anche sistemi di accumulo dell’energia elettrica non immediatamente utilizzata. Le comunità energetiche in Italia, inoltre, possono ottenere un beneficio tariffario per 20 anni gestito dal Gestore Servizi Energetici (GSE), con un corrispettivo unitario e una tariffa premio, quest’ultima pari a 100 euro/MWh per i gruppi di auto consumatori e 110 euro/MWh per le comunità energetiche.
La nuova Direttiva UE RED II contribuirà alla promozione e alla diffusione delle comunità energetiche in tutta Europa, seguendo le orme del Nord Europa dove questo modello di sviluppo è già maturo e presente da molti anni ed ha contribuito a ridurre le disuguaglianze sociali e l’impatto ambientale permettendo di usufruire di condizioni energetiche rinnovabili economicamente competitive, garantendo importanti benefici per le collettività locali coinvolte. Un’ottima idea anche per il Belpaese, ma secondo un recente focus di Legambiente, nonostante le molte rassicurazioni dell’ormai ex Ministro della transizione (poco) ecologica Roberto Cingolani (ora advisor di Palazzo Chigi per le questioni energetiche), “In Italia anche le comunità energetiche, come le rinnovabili, faticano a diffondersi come dovrebbero. Nonostante siano una soluzione utile e concreta per contrastare il caro bollette, l’emergenza climatica e la povertà energetica, sono, infatti, pochissime quelle realmente attive o che stanno ricevendo gli incentivi statali erogati dal GSE, il Gestore dei servizi energetici”. A pesare su questo ritardo sono la mancanza degli incentivi da parte del MiTE, le lungaggini burocratiche di Arera sull’emanazione delle regole attuative, che si uniscono ai successivi ritardi nelle registrazioni delle CER e al ricevimento degli incentivi, oltre a preventivi ancora piuttosto onerosi richiesti per diversi allacci alla rete. Dati alla mano, per la ong, “Sulle 100 comunità energetiche mappate su comunirinnovabili.it in questi tre anni (sino a giugno 2022) dall’associazione, tra quelle già operative, in fase di attivazione o in progetto, ad oggi sono 45 quelle in fase ancora “embrionale”, e solo 55 quelle che si trovano in uno stadio più maturo dell’iter di realizzazione, fra chi è già legalmente costituito, chi ha realizzato solo gli impianti e chi sta ultimando la procedura di registrazione presso il portale del GSE dedicato alle comunità energetiche”.
Legambiente ha chiesto a quest’ultime 55 realtà, attraverso un sondaggio telefonico, a che punto fossero e delle 44 realtà che hanno risposto sulle 55 totali, solo 16 hanno dichiarato di essere riuscite ad arrivare a completare l’iter di attivazione presso il GSE e sono, dunque, operative. Solamente 3 realtà, la comunità energetica di Vitulano, il Residence Cicogna e un autoconsumatore collettivo di ACEA Pinerolese, hanno ricevuto tramite bonifico la prima tranche di incentivi statali. Le restanti 28 comunità energetiche stanno incontrando difficoltà burocratiche o sono in attesa del completamento dell’iter normativo. Tra le molte in ritardo “Anche la Comunità Energetica Solidale di Napoli Est sottoposta, prima, al blocco causato della Sovrintendenza ai Beni Culturali che ha impiegato mesi prima di concedere il nulla osta all’impianto fotovoltaico da 53 kW posizionato sul tetto della Fondazione Famiglia di Maria, e poi alla lentezza dell’iter di registrazione presso il portale del GSE che deve ancora dare il riconoscimento di operatività. In particolare, la mancanza di un solo documento, facilmente richiedibile mettendo in sospeso la pratica come previsto, ha visto il diniego del riconoscimento e la necessità di ricominciare l’iter burocratico di richiesta della registrazione”. Per Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “Nessun ritardo è più tollerabile. Lo abbiamo già detto lo scorso gennaio quando abbiamo raccontato le storie simbolo dei grandi impianti a fonti rinnovabili bloccati a causa di burocrazia, amministrazioni locali e regionali, Sovrintendenze e comitati Nimby e Nimto. Lo ribadiamo oggi, anche per le comunità energetiche sotto scacco di ritardi burocratici e mancanza delle regole attuative. Per permettere il pieno sviluppo di queste realtà, è necessario e urgente non solo accelerare il processo di pubblicazione delle regole attuative di Arera, le cui consultazioni si sono chiuse lo scorso 29 settembre; ma occorre anche accelerare sulla partita degli incentivi su cui chiediamo al nuovo Governo di lavorare da subito”.
I problemi e i ritardi fin qui raccontati, che si uniscono al caro bollette e all’aumento generalizzato dei costi, sono l’emblema di una situazione che rischia di diventare socialmente pericolosa. “L’intero Paese si sta muovendo per realizzare comunità energetiche in quanto riconosciute come strumenti strutturali per aiutare famiglie, imprese e territori. Un movimento che coinvolge periferie, piccoli comuni, aree del centro Italia ferite dal sisma, il terzo settore e che ha mosso finanziamenti importanti. La nostra Penisola non perda questa occasione” ha concluso Cifani. Come dimostrano le molte esperienze europee le CER sono molto convenienti: uno studio di Elemens e Legambiente stima un risparmio medio per la bolletta elettrica fino al 25%, fermo restando che ogni comunità energetica può strutturare il proprio comparto tecnologico (potenza installata, impianti di accumulo, smartgrid...) per puntare a percentuali anche più elevate. Soldi risparmiati, questi, che potrebbero efficacemente tamponare gli effetti del caro energia durante questo inverno.
Alessandro Graziadei
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