sabato 7 ottobre 2023

La deforestazione finanziata!

 

Ci sono delle azioni  così palesemente insostenibili dal punto di vista ambientale e così facilmente stigmatizzabili dal punto di vista etico, che sembra impossibile per la redazione di Unimondo.org doversene occupare così di frequente. Eppure la deforestazione, con tutte le sue ricadute, come la perdita di biodiversità, la pauperizzazione degli ecosistemi i terreni più soggetti a frane e un aumento globale di CO2 con il conseguente acuirsi dell'effetto serra e del riscaldamento globale, sono ancora oggi incredibilmente problemi all’ordine del giorno. Un esempio è il rapporto investigativo dello scorso maggio, Pulping BorneoElaborato dall’Environmental Paper Network, ha rivelato come il Gruppo Royal Golden Eagle (RGE), il più grande produttore mondiale di viscosa (una materia prima fondamentale per l’industria tessile) e il secondo gruppo cartario indonesiano nella produzione di cellulosa, continui a basarsi sulla deforestazione, nonostante un impegno per la “sostenibilità” inopportunamente vantato da anni.  Il rapporto rivela come una catena di società di comodo e offshore con sedi in paradisi fiscali, con legami col Gruppo RGE, mettano quotidianamente a rischio una delle più grandi foreste pluviali rimaste al mondo. Secondo Sergio Baffoni, coordinatore della campagna contro la deforestazione della Environmental Paper Network, “Il Gruppo RGE e le sue controllate, APRIL, Sateri, Asia Pacific Rayon e Asia Symbol, avevano promesso di eliminare la deforestazione nelle loro catene di approvvigionamento, ma questo rapporto dimostra che la promessa non è mai stata mantenuta”.


Attraverso l’analisi di immagini satellitari, l’esame dei dati sulle esportazioni, quello  dei rapporti di monitoraggio delle navi da carico e dei dati di divulgazione dei fornitori, il rapporto investigativo rivela che Asia Symbol, una grande realtà che produce pasta di cellulosa per RGE in Cina, ha utilizzato legno proveniente da aziende che hanno recentemente disboscato ampi tratti di foresta pluviale tropicale nel Kalimantan, territorio indonesiano sull'isola del Borneo, un tempo l’habitat privilegiato degli oranghi del Borneo, specie oramai in pericolo di estinzione. Per Tom Picken, direttore della campagna Foreste & Finance di Rainforest Action Network “Il ruolo della RGE nella distruzione delle foreste è reso possibile solo da coloro che finanziano e giustificano le sue pratiche distruttive”. Di fatto 15 banche hanno investito più di 5 miliardi di dollari nelle operazioni del gruppo nel settore forestale dal 2016 ad oggi. Ad esempio, il Mitsubishi UFJ Financial Group ha fornito più di 430 milioni di dollari, nonostante la banca abbia politiche contrarie al finanziamento della deforestazione. “Nel frattempo, il Forest Stewardship Council (FSC) sta aprendo le porte alla APRIL, nonostante i legami con aziende che praticano la deforestazione illegale siano ancora in corso. Queste banche e altri operatori commerciali dovrebbero smettere di ignorare la deforestazione che rimane parte del modello di business della RGE”, ha concluso Picken.


Il rapporto investigativo ha esaminato i documenti aziendali per documentare anche i legami di RGE con una nuova enorme cartiera che la PT Phoenix Resources International sta costruendo sull'isola di Tarakan, sempre nel Kalimantan nord-orientale. “Si prevede che la cartiera della Phoenix favorisca lo sviluppo di vaste aree di piantagioni monocolturali di legno per la produzione di carta, ai danni delle residue foreste pluviai dell’isola. Le aree più direttamente a rischio includono porzioni di oltre 600.000 ettari di foresta pluviale tropicale nelle concessioni forestali legate alla RGE nel Papua meridionale e occidentale”, ha dichiarato Syahrul Fitra, di Greenpeace Indonesia, ricordando che “La domanda di legno per alimentare questa cartiera minaccerà le comunità di queste regioni, favorendo la perdita di biodiversità e le emissioni di gas serra”. Di fatto “Questa cartiera è un segnale d'allarme lampeggiante per una nuova ondata di deforestazione su scala industriale, questa volta in Borneo”. A Sumatra, la domanda di legno da parte delle mega cartiere ha già portato a una deforestazione catastrofica e irreversibile, ora lo stesso modello potrebbe ripetersi su vasta scala nel Kalimantan, a partire da questa nuova cartieraSecondo un’indagine pubblicata lo scorso giugno da The Gecko Project anche nel vicino Stato di Papua Nuova Guinea l’espansione di piantagioni arboree per la produzione questa volta di biomasse ha distrutto migliaia di ettari di foresta pluviale,  oltre a minacciare le fonti di cibo tradizionali delle popolazioni indigene. Questo progetto di piantagione aveva iniziato ad abbattere le foreste incontaminate di Papua più di dieci anni fa, ma è stata interrotto nel 2014 perché non era finanziariamente sostenibile. Ora viene rilanciato grazie a milioni di dollari provenienti da due enti governativi indonesiani la cui missione è sostenere gli impegni del Paese in materia di cambiamenti climatici, ma il rapporto che stato co-pubblicato da cinque organizzazioni: Auriga NusantaraEnvironmental Paper NetworkGreenpeace InternationalRainforest Action Network e Woods & Wayside International è molto critico verso il sostegno del governo indonesiano al progetto sulle biomasse e solleva non pochi dubbi sulla coerenza delle sue politiche sul cambiamento climatico. 


Milioni di dollari di “finanziamenti verdi” destinati ad aiutare l'Indonesia a ridurre le emissioni di carbonio, infatti, sono stati utilizzati per aiutare un conglomerato indonesiano, Medco Group, a costruire una centrale elettrica alimentata dalla combustione di  biomassa legnosa. La Medco ha già disboscato ampie porzioni di foresta pluviale, impiantando al suo posto piantagioni di legname destinate a diventare biomasse. Ora i nuovi finanziamenti prevedono di espandere le piantagioni di altri 2.500 ettari e di abbattere altra foresta pluviale devastando il territorio ancestrale del popolo indigeno Marind, cacciatori-raccoglitori delle pianure di Papua, nell'estremo oriente dell'Indonesia. I quasi 4,5 milioni di dollari di finanziamenti per la centrale elettrica provengono da una società statale che ha sovvenzionato l’impianto per rispettare gli impegni assunti dall'Indonesia in materia di cambiamenti climatici generando energia rinnovabile. Ma la Medco ha ricevuto ulteriori finanziamenti da un fondo governativo che è stato utilizzato per incanalare il sostegno internazionale e aiutare l'Indonesia a ridurre le emissioni di gas serra proteggendo le foreste pluviali. Solo nell'ultimo anno, il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite e il governo norvegese hanno versato più di 100 milioni di dollari a questo scopo nel Fondo indonesiano per l'ambiente (IEF), lo stesso organismo che è stato utilizzato per finanziare la centrale elettrica di Medco a Papua. Questo significa che il fondo è stato utilizzato per finanziare sia la conservazione delle foreste, sia per finanziare un progetto basato sulla deforestazione, “Per questo ci siamo opposti fin dall'inizio. La biodiversità dell'Indonesia sarà danneggiata dal rapido sviluppo delle piantagioni di monocolture arboree per la biomassa”, ha dichiarato Yuyun Indradi, direttore di Trend Asia, una associazione che monitora le politiche energetiche del governo. Per Indradi è chiaro che "Banche, stati, operatori commerciali e fondi internazionali dovrebbero smettere di finanziare la deforestazione come modello di business".


Alessandro Graziadei


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