450 ml di sangue donato in 15 minuti di tempo è = ad 1 persona che salva 3 vite! E se questa proporzione si imparasse a scuola?
Ogni anno in Italia servono 2,4 milioni di unità di sangue. Sembrano tantissime, ma in realtà, parafrasando la celebre frase pronunciata il 20 luglio del 1969 da Neil Armstrong dopo quel primo passo sulla luna, "One small step for a man, one giant leap for mankind" (Un piccolo passo per l'uomo, un grande passo per l'umanità"), bastano 450 ml di sangue prelevato da un donatorǝ in una sola seduta di 15 minuti per salvare 3 vite. Un grande passo per l'umanità, tre vite salvate, con un piccolo passo di chi dona gratuitamente del sangue che si riforma naturalmente in sole 36 ore e si conserva per 42 giorni. Un gesto semplice e sicuro che diventa un’occasione per dimostrare la nostra sensibilità e la nostra solidarietà. È questa la proporzione che ci ricorda nella sua homepage la Federazione Italiana Donatori di Sangue (FIDAS), che da più di sessant’anni, con oltre 500 mila donatori e 80 Federate, è al fianco del Sistema Sanitario Nazionale per promuovere il dono volontario, periodico, anonimo e gratuito del sangue e dei suoi emocomponenti. In questo 2024 la FIDAS ha deciso di puntare sui più giovani, con la richiesta fatta martedì 30 gennaio dal Presidente FIDAS Nazionale Giovanni Musso all’onorevole Paola Frassinetti, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione e del Merito, di iniziare ad educare le nuove generazioni alla cultura della donazione del sangue già tra i banchi della scuola primaria e dei successivi cicli scolastici. Una consapevolezza, questa, da costruire anche attraverso i testi scolastici, con semplici ma importanti nozioni spiegate con un linguaggio adeguato ai vari livelli scolastici. “Lo studio di questi argomenti - ha spiegato il Presidente Musso nel corso dell’incontro - potrebbe aiutare a trattare in classe, in maniera originale e coinvolgente, concetti che sono alla base della vita di relazione, come la generosità, l’altruismo, il prendersi cura degli altri e la solidarietà, che sono anche principi fondanti della nostra Costituzione. Un percorso formativo mirato allo sviluppo dell’attenzione e della sensibilità verso i temi sociali comporterebbe un agevole avvio degli studenti al dono del sangue, una volta raggiunta la maggiore età. Senza traumi, ma richiamando con dimestichezza concetti studiati a scuola”.
La volontà di provare a raccontare la cultura del dono del sangue all'interno della scuola italiana era emersa all’indomani dell’annuale momento formativo organizzato a Roma lo scorso novembre dalla FIDAS Nazionale per i volontari delle sue 80 Federate. Dalla tavola rotonda su scuola e volontariato, in cui si era dibattuto sulle migliori pratiche da adottare per coinvolgere i giovani nelle tematiche sociali, era emersa la volontà di aprire un dialogo con il Governo per impostare un percorso virtuoso di buona cittadinanza nelle scuole, coerente con l’insegnamento dell’Educazione Civica. La disponibilità di sangue nel nostro Paese è un patrimonio collettivo a cui ognuno di noi può attingere in caso di necessità e in ogni momento, ma oggi il progressivo invecchiamento della popolazione è direttamente proporzionale a quello dei donatori, al quale però non corrisponde un adeguato ricambio generazionale, visto che il numero dei donatori tra i 18 e i 45 anni scende del 2% l’anno. Questo dato per i pazienti che quotidianamente hanno bisogno di trasfusioni e farmaci, può in prospettiva diventare un serio problema per la salute. Per la FIDAS, “Nonostante questo non intacchi, almeno per ora, l’autosufficienza del sistema sangue dobbiamo rilanciare con forza il messaggio e l’appello a donare come parte delle nostre abitudini. Un gesto civico di solidarietà, volontario, anonimo, responsabile, sostenibile e non remunerato. Questo riguarda anche la raccolta del plasma, ovvero la parte liquida del sangue, risorsa fondamentale per la creazione di farmaci salvavita”.
Negli ultimi anni, i dati raccolti dal Centro Nazionale Sangue evidenziano una costante diminuzione di unità donate e di donatori, in parte dovuto anche al gravoso effetto collaterale della situazione pandemica che ha messo a dura prova l’intero Sistema Sanitario Nazionale. Per il futuro, le prospettive non appaiono di certo migliori, ed è prevedibile che, in mancanza di interventi efficaci, tanto il Sistema sanitario quanto il mondo del volontariato italiano del sangue arrivino a punti critici. Cominciare dalle scuole a spiegare che donare il sangue è un modo per prendersi cura non solo della collettività, ma anche di sé stessi come donatori, con visite di idoneità fisica che permettono di tenere sotto controllo la qualità del sangue e il livello di salute di chi dona, potrebbe aiutare ad invertire questa tendenza. Parlare, quindi, in modo sistematico nella scuola e nei testi scolastici della cultura del dono del sangue assieme a quella della prevenzione, cosa che a lungo termine è un risparmio per tutto il sistema sanitario italiano, potrebbe essere un passo molto importante verso nuove generazioni più solidali e attente ad uno stile di vita sano. Per la FIDAS sarebbe un risultato molto importante perché: “Un‘adeguata sensibilizzazione e formazione fin da piccoli diventa elemento indispensabile per garantire che continuino a essere salvate una media di 1.800 persone al giorno”. L'importanza di questo impegno per la cultura della donazione e il pieno sostegno del Sistema Trasfusionale pubblico, basato sui principi del volontariato, quale parte integrante del Servizio Sanitario Nazionale anche mediante la piena attuazione della Legge 219/2005, ha portato la FIDAS e il suo Presidente Giovanni Musso ad incontrare martedì 20 febbraio anche il Presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana. “Un incontro particolarmente soddisfacente - ha riferito Musso - per l’attenzione ai temi trattati e alle istanze che FIDAS ha portato e intende continuare a portare avanti al fine di assicurare al nostro Paese l’autosufficienza di sangue ed emocomponenti e, di conseguenza, un futuro sereno al Sistema Trasfusionale italiano”.
Mantenere questa autosufficienza di sangue ed emocomponenti per la FIDAS è necessario per continuare a garantire le terapie salvavita alle migliaia di pazienti che quotidianamente si sottopongono a trasfusioni o alla somministrazione di farmaci plasmaderivati. Se l'impegno nella scuola è una delle tappe fondamentali di questo percorso volto a favorire quel principio della donazione volontaria, periodica, gratuita, responsabile, anonima ed associata, non può essere il solo strumento da mettere in campo nel prossimo futuro. Come ha ricordato Musso “È necessario intervenire prontamente per invertire l’attuale tendenza, riorganizzando le strutture con mentalità innovativa e con l’ausilio anche di sperimentazioni gestionali che realmente possano trasformare l’attuale assetto e renderlo pronto per le esigenze presenti e future”. Per questo dalla FIDAS è stato accolta con favore la risposta del Governo all’appello di tutto il Comitato inter-associativo dei volontari della donazione per rivedere il Decreto del Ministero della Salute n. 156 del 30 agosto 2023, che aveva introdotto la gratuità per l’attività di raccolta sangue ed emocomponenti da parte dei medici specializzandi. Non appena era stato approvato il relativo Regolamento, la preoccupazione da parte di tutto il Sistema sangue era subito emersa perché, non pagando più i medici specializzandi addetti ai prelievi di sangue, metà delle unità di raccolta dei centri trasfusionali pubblici italiani sarebbe entrato in crisi. E con queste l’intero meccanismo di gestione per la donazione di sangue, che avrebbe avuto un inevitabile e drammatico calo. “Le nostre legittime preoccupazioni hanno trovato ascolto - ha dichiarato Musso - i componenti della Commissione Sanità della Camera hanno recepito le difficoltà che si sarebbero generate, da Nord a Sud, per più della metà dei centri di raccolta, spesso convenzionati con le Università. Le Associazioni, che nella prima stesura del Decreto non erano state coinvolte nel percorso legislativo di modifica che introduceva la totale gratuità della prestazione, si sono mobilitate e le loro motivazioni e perplessità rispetto ai possibili danni derivanti dalla modifica introdotta, hanno trovato positiva accoglienza nel legislatore”.
Grazie a FiIDAS e alle altre realtà del Sistema sangue nazionale dal 14 febbraio il Decreto riconosce nuovamente sia a titolo gratuito, sia con contratto libero-professionale, la collaborazione volontaria e occasionale da parte laureati in medicina e chirurgia abilitati nell'attività di raccolta sangue ed emocomponenti. Un contributo fondamentale per continuare a fare della donazione del sangue quell'atto sempre semplice e sicuro che permette anche noi, semplici cittadini, e alle future generazioni, di poter salvare non una, ma tre vite ad ogni donazione. Perché come ricorda anche una delle ultime campagne di sensibilizzazione del Ministero della Salute, chi dona vita, dona sangue.
Alessandro Graziadei
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