È un quadro poco rassicurante quello che emerge da due recenti analisi che riguardano il settore immobiliare italiano: quella dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni 2025 dell’Ance che evidenzia come le case in Italia siano sempre meno accessibili e per 10 milioni di famiglie sia diventato ormai impossibile acquistare un’abitazione e quella condotta da Nomisma per Rockwool Italia sulla “Direttiva EPBD, un’opportunità di rilancio per il Sistema Paese”, che ci ricorda che il 54% delle abitazioni italiane appartiene ancora alle classi energetiche con le performance peggiori (classi F e G), e questo nonostante la casa rappresenti una leva importante per la transizione ecologica, soprattutto in considerazione della forte dipendenza dell’Italia dalle importazioni di fonti energetiche fossili da paesi esteri. Ma partiamo dal lavoro dell'ufficio studi dell’Ance che ha spiegato come oggi “per pagare il mutuo si arrivi a spendere la metà del proprio reddito, e per il 20% delle famiglie meno abbienti si va anche al di sopra dei due terzi”. Purtroppo anche optare per un affitto non sembra sempre la soluzione visto che per l'Ance, anche questa ipotesi nelle grandi città si sta rivelando sempre di più fuori portata delle famiglie più fragili.
L’altro fenomeno messo sotto i riflettori dall’associazione dei costruttori edili riguarda l’andamento dell’edilizia. Se le opere pubbliche hanno fatto registrare un corposo +21% nel 2024, grazie soprattutto ai finanziamenti derivanti dal Pnrr, nel complesso il settore edile ha fatto chiudere lo scorso anno con un netto -5,3%, complice soprattutto il -5,2% della nuova edilizia e il -22% fatto registrare dalle riqualificazioni energetiche. E, sempre secondo le previsioni Ance, non andrà meglio nell’anno appena iniziato visto che le previsioni per il 2025 indicano, infatti, un calo del 7% malgrado il +16% delle opere pubbliche per effetto del Pnrr. Per la presidente Ance Federica Brancaccio, anche “I cambiamenti climatici e l’aumento della frequenza degli eventi naturali estremi, uniti alla fragilità del territorio italiano, richiedono un’attenzione particolare al tema della prevenzione e messa in sicurezza idrogeologica e sismica del territorio e degli immobili, pubblici e privati. Occorre spendere rapidamente i fondi disponibili per il dissesto idrogeologico e avviare un piano di prevenzione sismica degli edifici, destinando a tale finalità risorse adeguate a intervenire nelle aree a maggiore rischiosità”.
Quanto alla crisi climatica, è stato osservato dall'Ance, che questa impatta anche sulla disponibilità di risorse idriche e di riflesso sulle possibilità abitative. Negli ultimi anni, in Italia, si è registrato un significativo aumento delle zone colpite da siccità estrema, determinato da una riduzione delle precipitazioni e dall’incremento delle temperature, oltre che dall’aumento dei fenomeni atmosferici estremi (piene, siccità e ondate di calore). “È evidente che, in questo contesto, bisogna accelerare e potenziare la realizzazione del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico, in modo da aumentare l’efficienza nell’utilizzo dell’acqua in tutti i settori (civile, industriale, energetico, agricolo), attivando sistemi di monitoraggio, investendo in manutenzione e sviluppo delle reti e degli impianti, incentivando il riciclo e la raccolta delle acque”. Per Rockwool Italia anche il mondo dell'edilizia sta facendo la sua parte nella mitigazione climatica visto che oltre la metà dell’obiettivo fissato dalla Direttiva Case Green dell’Unione europea per il settore residenziale (il 16%) è già stato conseguito grazie agli interventi di riqualificazione energetica favoriti dagli incentivi fiscali messi in atto dal 2020 al 2023 (come superbonus 110%, ecobonus, bonus casa e bonus facciate). Questi interventi hanno consentito di ottenere l’8,9% di risparmio energetico e rimane pertanto da conseguire un ulteriore risparmio del 7,1% dei consumi energetici entro il 2030.
Tutto bene quindi? Non proprio. Nonostante i progressi compiuti, infatti, “Il quadro manutentivo degli immobili residenziali in Italia risulta ancora piuttosto obsoleto ed energivoro. Secondo i dati aggiornati a maggio 2024, oltre la metà delle abitazioni italiane è in classe F e G. In alcune zone d'Italia poi "La percentuale di abitazioni con le prestazioni peggiori raggiunge il 65%, incidendo sui consumi energetici del settore residenziale”. Secondo i calcoli di Nomisma, infatti, è necessario un ulteriore investimento di 83,4 miliardi di euro in interventi di riqualificazione, sia completi che di sola sostituzione di impianti, affinché si riesca a raggiungere l’obiettivo Ue in 5 anni intervenendo su circa il 10% degli edifici residenziali. Per sostenere questi investimenti, sarà indispensabile un mix di risorse pubbliche e private in modo da ridurre quanto più possibile l'impatto sulle casse dello Stato. Per Federico Castelli, amministratore delegato di Rockwool Italia “La Direttiva Case Green rappresenta per l’Italia un’opportunità di riqualificare parte del patrimonio residenziale nazionale, ancora oggi piuttosto obsoleto ed energivoro rispetto ad altre nazioni europee […] Riteniamo che grazie a un buon mix di investimenti pubblici e privati, l’obiettivo di ridurre del 16% le emissioni entro il 2030, considerato che metà percorso è già stato fatto, sia perfettamente raggiungibile e sostenibile a livello di costi annui”.
Se molte critiche ai bonus edilizi distribuiti post Covid-19 a pioggia e senza nessun collegamento con il reddito sono più che sensati, non possiamo dimenticare che oggi gli obiettivi della Direttiva Case Green rappresentano un’occasione non solo per riqualificare parte del patrimonio residenziale italiano e ridurre le emissioni atmosferiche, ma anche di contribuire a dare un impulso a tutta la filiera delle costruzioni, dalle imprese di produzione e installazione di impianti, alle aziende che realizzano interventi strutturali sull’involucro degli edifici, con conseguenti benefici economici anche per le casse dello stato, grazie alle entrate fiscali derivanti da tali investimenti. Oggi quando pensiamo a come potenziare l'"adaptation to climate change", cioè quell’insieme di misure che assicurano la salute delle persone di fronte ai cambiamenti climatici in atto (pensiamo ad esempio alle ondate di calore), non possiamo più prescindere dagli interventi anche sugli spazi abitati, pubblici e privati.
Alessandro Graziadei
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