Italia, un paese per migranti? Così sembra, perché se il recente “clik day” ha evidenziato nonostante la crisi una grande richiesta di manodopera straniera nei più diversi settori, oggi anche nella società civile oltre sette italiani su dieci ritengono i lavoratori stranieri indispensabili alla nostra economia e il 52% è favorevole a concedergli il diritto di voto amministrativo.
A rivelarlo è il terzo rapporto Transatlantic Trends: Immigration 2010 (.pdf) curato, tra gli altri, dal German Marshall Fund of the United States e dalla Compagnia di San Paolo. La lunga indagine fotografa le opinioni sul fenomeno migratorio dei cittadini di Stati Uniti, Canada e di alcuni Paesi europei tra i quali Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Olanda e anche dell’Italia. L’Obiettivo? Interrogarsi e discutere su come stia cambiando l'atteggiamento di americani ed europei nei confronti dell'immigrazione e se il fenomeno sia percepito “come problema o come opportunità”.
A prima vista, secondo i dati del Transatlantic Trends (.pdf), i migranti sembrano sempre più accettati, ma la chiave di lettura generale del rapporto presenta ancora tante contraddizioni soprattutto nello Stivale. Perché se è vero, come si legge, che “sette italiani su dieci ritengono i lavoratori stranieri indispensabili alla nostra economia”, il 56% degli italiani è oggi convinto che anche gli immigrati in regola contribuiscano a far crescere la criminalità, mentre nel rapporto 2009 tale percentuale si fermava a quota 34%.
Stupisce, quindi, che più della meta degli intervistati italiani, uno dei dati più alti tra i Paesi monitorati, sia a favore del diritto di voto amministrativo agli immigrati regolari e che il 69%, dato record in Europa, non crede che i lavoratori stranieri tolgano lavoro agli italiani, ma piuttosto, nel 76% dei casi, ritiene che gli immigrati coprano i posti con carenza cronica di manodopera.
In generale, rispetto al 2009, cala in tutti i Paesi, con la sola eccezione del Canada, il numero delle persone che considera l'immigrazione più un problema che un'opportunità, mentre in Europa emerge un 47% che ritiene l'immigrazione una questione da gestire a livello europeo e non più solo nazionale.
Infine in tutti gli Stati monitorati, i cittadini sovrastimano il numero dei migranti residenti tanto che gli italiani credono che siano il 25% della popolazione, un dato ben lontano dal realistico 7% e che talvolta alimenta conflittualità che sono ben lontane dall’essere superate, sia a livello politico che sociale, tanto da far considerare al 45% degli italiani l’emigrazione ancora un problema.
Anche per questo il mese scorso L’OIM - Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e la Società Dante Alighieri hanno firmato Roma un protocollo d’intesa volto a sviluppare iniziative che favoriscano l’integrazione socio-lavorativa dei migranti in Italia. L’accordo - firmato dal Direttore dell’Ufficio Regionale per il Mediterraneo dell’OIM, José Angel Oropeza, e dal Presidente della Società Dante Alighieri, Bruno Bottai - intende muoversi nell’ambito delle attività previste dal Piano per l’integrazione nella Sicurezza “Identità e Incontro” approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso giugno. L’obiettivo è quello di colmare le contraddizioni del Transatlantic Trends puntando sulla possibilità di “promuovere e realizzare un percorso formativo a punti per immigrati che permetta la realizzazione di corsi integrati di lingua italiana di livello A1 e A2, corsi di orientamento culturale e lo sviluppo di un curriculum relativo all’educazione alla cittadinanza”.
Questo protocollo - ha affermato José Angel Oropeza - rappresenta il coronamento di una partnership che finora ha sempre avuto risultati efficaci” e che potrà rivelarsi particolarmente prezioso anche in vista del fatto che la nuova normativa, che al momento prevede l’esame di lingua obbligatorio livello A2 per gli stranieri che richiedono un permesso di soggiorno CE di lunga durata, “non ha ancora previsto l’organizzazione di corsi di lingua preparatori.”
Una proposta dall’indubbia utilità pratica, ma alla cui base per la Rete delle Scuole d’Italiano Migranti (Sim), sostenuta in una lettera aperta anche dal Gruppo Abele, c’è “un sistema di prove e crediti ai fini dell'ottenimento del permesso di soggiorno che rappresenta un nuovo ed ulteriore vincolo al diritto di soggiorno dei migranti sul territorio italiano, subordinandolo al raggiungimento di competenze ed obiettivi in ogni ambito dell'esistenza, dalla conoscenza della lingua italiana al raggiungimento di standard abitativi, dalla conoscenza di non meglio chiarite regole del vivere civile fino all'iscrizione al servizio sanitario”.
Una proposta, quindi, che premia più l’integrazione che l’interazione, attraverso un sistema di punti con cui verrà misurata la possibilità di un migrante di esercitare i propri diritti. “Solo un processo di conoscenza reciproca e non unilaterale - conclude la Rete Sim - che aiuta a sconfiggere i sentimenti di diffidenza ed i pregiudizi eliminerà i fantasmi agitati anche nelle linee guida previste dal Piano per l’integrazione nella Sicurezza stilato dal Governo, cioè che le diverse tradizioni e culture di provenienza entrino in collisione con il nostro assetto valoriale”.
Alessandro Graziadei
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