sabato 5 marzo 2011

Costa d’Avorio: l’allarme umanitario delle ong


In questi mesi la Costa d'Avorio è dilaniata dal conflitto tra i "due presidenti", Alassane Ouattara e Laurent Gbagbo, il primo vincitore alle elezioni del 28 novembre scorso è riconosciuto dalla comunità internazionale, il secondo in carica dal 2000 ha invalidato il voto per presunte irregolarità. A pagare le conseguenze di una sempre più marcata instabilità politica, oscurata dai clamori del Maghreb, è la popolazione civile, che dalle ripetute denunce delle ong sembra andare incontro ad una “catastrofe umanitaria” con centinaia di morti e migliaia di rifugiati. Youssouf Bamba, il nuovo ambasciatore della Costa d'Avorio alle Nazioni Unite, designato dal presidente Alassane Ouattara, ha lanciato l'allarme: “Il mio paese è sull'orlo del genocidio”.
Abobo, quartiere “caldo” della capitale economica Abidjan, è infatti sottoposto al coprifuoco da settimane, ed è stato teatro di numerosi scontri, anche con artiglieria pesante, tra le Forze di sicurezza di Laurent Gbgabo e il cosiddetto “Commando invisibile” formato da sostenitori pro-Ouattara. Secondo un bilancio diffuso dalla locale missione Onu (Onuci), gli ultimi scontri verificatisi ad Abobo hanno fatto almeno 26 morti, decine di feriti e portato alla fuga più di 20.000 persone. Solo mercoledì la polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di donne che manifestava in favore di Alassane Ouattara. Almeno sei manifestanti sono rimaste uccise.
“Nelle ultime ore - dice alla MISNA una fonte missionaria locale - colpi d’arma da fuoco e scontri saltuari vengono segnalati anche nei quartieri di Yopougon, Koumassi e nella località costiera di Grand Bassam, a est di Abidjan”.
L’ong Terre des Hommes sta intervenendo per dare soccorso alla popolazione civile. "Migliaia di persone sono in fuga e l'esodo potrebbe assumere proporzioni enormi", dichiara Alessandro Rabbiosi, delegato di Terre des Hommes in Costa d'Avorio. "A causa della violenza nelle strade di Yopougon, una delle municipalità di Abidjan, abbiamo dovuto chiudere la nostra Casa del Sole [nel frattempo saccheggiata], un centro d'accoglienza per bambini di strada che negli ultimi giorni aveva registrato il triplo di frequentazioni e di richieste d'aiuto e sostegno psicologico rispetto all'attività di routine".

Poiché migliaia di bambini sono costretti a lasciare le loro case per sfuggire alla violenza in Costa d’Avorio, per Save the Children la situazione può deteriorarsi rapidamente. “I bambini soffriranno più di tutti se la situazione politica non si risolverà rapidamente”, dice Guy Cave, Responsabile di Save the Children in Costa d’Avorio.
“Circa 20.000 persone hanno già dovuto abbandonare le loro case in cerca di salvezza nella vicina Liberia e molti di più potrebbero diventare gli sfollati all’interno del paese nelle prossime ore. Sappiamo che circa la metà di coloro costretti a scappare sono bambini e sappiamo anche che ciò genera in loro paura, disorientamento, vulnerabilità. Se le violenze e l’insicurezza cresceranno, i bambini ora in fuga saranno solo la punta di un grande iceberg”.
Ma Save the Children teme che la situazione, per coloro che restano in Costa d’Avorio, possa essere anche peggiore dal momento che il prezzo dei generi alimentari e della benzina sta salendo rapidamente. “Scorte e generi alimentari provenienti dal Nord sono limitati e il trasporto su strada è già notevolmente ridotto e ingolfato - prosegue Cave - se questa situazione continuasse o peggiorasse, il costo degli alimenti salirà ancora di più con pesanti e gravi conseguenze sui bambini e le rispettive famiglie”.
Anche l'ong Soleterre, ha deciso di rimanere nel Paese a fianco della popolazione che, con la stagione delle piogge alle porte, “avrà urgente bisogno di medicinali, acqua, cibo e ripari”. Tuttavia non nasconde la sua preoccupazione:

"Le iniziative da parte dell’Unione africana e delle Nazioni Unite rimangono vane", dicono da Soleterre, "il timore è che la Costa d’Avorio possa piombare nuovamente in una lunga guerra civile con esiti peggiori di quella formalmente conclusasi nel 2004 mentre il mondo, ancora una volta, guarda altrove". Esiti che per Human Rights Watch (Hrw) e Amnesty International sono già in atto da dicembre con “Uccisioni arbitrarie, case date alle fiamme, attacchi mirati contro individui simpatizzanti della forza politica opposta, abusi su base etnica... e tanti stupri”.
L’allarme delle ong è condiviso anche dalle istituzioni internazionali. Ginevra si è detta “estremamente preoccupata per l’escalation delle violenze armate [...] che stanno gravemente minacciando i civili” e mentre per l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay ricorda le “responsabilità dei candidati presidenti” e la “necessità di assicurare i colpevoli alla giustizia”, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres ha chiesto “un’urgente azione politica internazionale per risolvere la situazione di stallo e riportare la calma nel Paese. Tutti i cittadini della Costa d'Avorio devono sentirsi al sicuro nelle proprie case e non essere più costretti a fuggire in cerca di sicurezza”.
Alessandro Graziadei

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