“Era il 22 febbraio 2001 - ricorda la Rete Elettrosmog-Free Italia - quando al termine di un percorso articolato, partecipato e condiviso con un esteso movimento scientifico e sociale, di tecnici e cittadini preoccupati per l’azione sulla salute delle tecnologie per la trasmissione dell’energia elettrica e delle telecomunicazioni, il Parlamento italiano varò un’eccellente normativa ambientale”. Si trattava della Legge Quadro 36/2001 sulla tutela sanitaria dall’inquinamento elettromagnetico, che “prevedeva l’emanazione di una serie di decreti attuativi e l’espletamento di una serie di attività volte ad elevare il grado di protezione della popolazione e dell'ambiente”.
Eppure, sebbene sia ormai trascorso un decennio da allora, quei provvedimenti integrativi non sono mai stati approvati e il grado di protezione della popolazione dagli effetti dannosi dell’elettrosmog è pressoché inesistente. “Sulle ben 11 azioni normative previste - puntualizza la Rete - il Governo ne ha emesse solo 2, cioè quelle relative ai limiti di esposizione in bassa ed in alta frequenza che, come prevedono gli stessi decreti, dovevano essere riaggiornate dal 2006, cosa che non è stata fatta”. Quella sull’elettrosmog è così, di fatto, una riforma incompiuta, “cioè una riforma di principio, ma senza attuazione”. Una carenza particolarmente grave se si considera che proprio negli ultimi lo sviluppo di tecnologie inquinanti nel campo dell’energia e delle telecomunicazioni non ha precedenti.
“La conseguenza - spiega la Rete - è che anche nel nostro Paese cominciano a diffondersi a livello di massa fenomeni nuovi, come la elettrosensibilità e l’aumento rilevante di patologie leucemiche e tumorali anche nei bambini e negli adolescenti, mentre continua a destare allarme sociale la proliferazione selvaggia delle infrastrutture delle telecomunicazioni, che gli amministratori locali faticano a governare”.
Non è ancora certo e provato il legame tra alcune patologie e l’elettrosmog, ma senza evitare allarmismi non sono pochi i comitati nazionali a chiedere sul tema, almeno l’applicazione di un “principio di precauzione” (.pdf).
L’entità dei rischi legati all’esposizione ad un campo elettromagnetico - spiega Legambiente - dipende dall’intensità del campo e dalla distanza dalla sorgente. Già nel luglio 2001 lo Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha inserito i campi elettromagnetici nella classe 2B dei possibili cancerogeni, affermando che sussiste una consistente associazione statistica tra l’esposizione a campi elettromagnetici [...] ed un aumento del rischio di leucemie infantili”.
Ma non solo. Il 3 febbraio scorso l'International EMF Alliance, Alleanza Internazionale sui Campi Elettromagnetici, ha annunciato la pubblicazione sulla rivista scientifica Environmental Health di un nuovo parere scientifico sui pericoli per la salute umana derivanti dall'esposizione ai campi elettromagnetici.
Considerati i rischi ai quali è esposta la popolazione mondiale, il Seletun Scientific Statement - accordo redatto da sette scienziati provenienti da cinque paesi e coordinato dal prof. Olle Johansson dell'Istituto Karolinska in Svezia - ha chiesto ai governi una notevole riduzione dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici incluse le micro-onde, usate per le comunicazioni wireless, i campi a bassissime frequenze e i campi elettromagnetici.
“Le attuali linee guida usate nel mondo, basate su modelli e calcoli matematici, proteggono soltanto dai danni prodotti dal riscaldamento dei campi elettromagnetici” ha precisato Olle Johansson. “Nelle esposizioni prolungate e di bassa intensità, come avviene nella vita quotidiana, invece, intervengono anche effetti diversi non collegati al riscaldamento. Pertanto, gli standard internazionali attuali sono inadeguati e obsoleti” soprattutto per tutelare i gruppi di popolazione più vulnerabili come gli anziani, i malati, i bambini e i feti.
Alla luce di tutto ciò conclude la Rete Elettrosmog-Free Italia “È paradossale che questa consapevole (e complice) abdicazione agli obblighi di legge da parte del governo in carica avvenga in concomitanza di rinnovati allarmi ed appelli lanciati dal mondo scientifico internazionale”. Occorre “un'azione di denuncia, di informazione, di affermazione di principi e di valori per una 'battaglia di civiltà a difesa della salute, che si concretizzino in incisive modifiche e applicazioni di legge”.
Del resto se perfino il Parlamento europeo nell’aprile 2009 in una risoluzione ad hoc ha segnalato ai paesi membri l’urgenza di adottare seri provvedimenti cautelativi nei confronti delle esposizioni ai campi elettromagnetici non ionizzanti, forse anche in Italia è il momento di applicare la riforma “più significativa in campo ambientale della XIII Legislatura”: quella sull’elettrosmog.
Alessandro Graziadei
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