sabato 23 aprile 2011

Nigeria: in bilico la stabilità dopo le presidenziali

Potrebbe innescarsi in Nigeriauna situazione esplosiva come quella che ha tenuto per mesi in scacco la Costa d’Avorio? “Il Paese ha dal 16 aprile un presidente eletto regolarmente, anche secondo il giudizio di numerosi osservatori internazionali - hanno riferito le fonti missionarie interpellate da Misna - ma le violenze che sono seguite all’elezione di Goodluck Jonathan, stanno confermando le divisioni tra il nord musulmano e il sud cristiano”.
Sia il neoeletto Goodluck Jonathan del Partito Democratico del Popolo (Pdp), che ha sospeso il ministro dell'interno contestandogli errori di conduzione del ministero, sia lo sconfitto generale Muhammadu Buhari, hanno preso le distanze dalle violenze. “Chiedo alla gente di calmarsi e rispettare la legge - ha ammonito Buhari all’indomani del voto, denunciando però che ai suoi sostenitori nelle regioni del sud-est e del Delta del Niger - non è stata data la possibilità di votare”.
Manifestazioni e scontri si sono registrati, a partire da lunedì, nelle città di Kano, Kaduna, Zaria e Sokoto, nel nord del paese e anche a Jos, città del centro teatro di frequenti contrapposizioni tra cristiani e musulmani. Qui la Croce Rossa nigeriana “distribuisce cibo e acqua a circa 5.000 persone che si sono rifugiate nel commissariati di polizia della regione - ha detto Umar Abdul Mairiga, coordinatore della Croce Rossa - Altre 3.000 persone sono fuggite da Jos verso il vicino stato del Bauchi, dove si sono già rifugiate 3.800 persone che vi erano sfollate dopo gli scontri del gennaio scorso”.
Mentre l'organizzazione non governativa Civil Rights Congress parla di oltre 200 morti, di “42.000 sfollati e circa 410 feriti a colpi d’arma da fuoco o di machete” parla la Croce Rossa Internazionale che lancia l’allarme della sezione locale: “Solo nel nord del Paese, il numero di sfollati è triplicato in tre giorni”. “Chiese, moschee e abitazioni sono state date alle fiamme - ha continuato Mairiga - Molte persone sono state uccise ma per ora abbiamo solo le prime informazioni e non siamo in grado di fornire cifre. Tutti i nostri volontari sono pronti e appena la situazione sarà un po’ più calma potranno andare nelle località interessate”.
Nel paese, che è oggi l’ottavo produttore mondiale di petrolio, urgono riforme per battere la corruzione e ridistribuire i proventi del petrolio, ma non solo. I contrasti hanno una matrice religiosa e politica. A Goodluck Jonathan, 53 anni, cristiano del sud divenuto presidente nel maggio dello scorso anno, alla morte di Umaru Yar’Adua, viene imputato di non aver rispettato la regola non scritta, ma applicata all'interno del Pdp: “un candidato è investito per due mandati, poi ci deve essere l'alternanza tra un candidato del nord e uno del sud”.
Ma se Yar'Adua era del nord, ha sollevato più di qualche interrogativo in parecchi stati del sud anche la vittoria di Goodluck con percentuali “bulgare”, sopra al 95% dei consensi. Così il Congresso per il Cambiamento Democratico (Ccd), principale partito di opposizione che ha espresso il candidato sconfitto Muhammadu Buhari, 69 anni, già capo di un giunta militare nel 1984-85, ha ufficialmente contestato i risultati e inviato nelle scorse ore alla Commissione elettorale una denuncia di irregolarità del voto in 22 stati.
Al momento non sembrano però emergere irregolarità attorno al voto dei 34 milioni di nigeriani che si sono recati alle urne sui 73 milioni di aventi diritto. Goodluck Jonathan ha ottenuto il 57% dei voti contro il 31% di Muhammadu Buhari. Goodluck è stato proclamato vincitore al primo turno perché, come prevede la costituzione, ha ottenuto la maggioranza assoluta a livello nazionale e superato il 25% dei consensi in oltre due terzi dei 36 stati che compongono la federazione nigeriana.
Anche per l'Unione Europea, il voto è sembrato regolare e il responsabile della politica estera, Catherine Ashton, ha lanciato un appello alla moderazione dopo l'esplosione delle violenze. Secondo la Ashton “queste elezioni sono un passo importante verso il consolidamento della democrazia nel Paese e dovrebbero portare a una migliore governabilità”. L’Unione Europea, ha aggiunto la Ashton, “condanna qualsiasi tentativo di destabilizzare questo processo”.
Il neo presidente e il nuovo parlamento hanno di fronte ora due sfide fondamentali: la lotta alla corruzione e la riforma dell'economia fondata sul petrolio. La Nigeria le cui riserve sono stimate in 40 miliardi di barili, deve fare i conti con quel 70% dei nigeriani che vivono sotto la soglia della povertà. Prima però il presidente Jonathan deve tener fede a quanto dichiarato dopo la sua elezione: “Nessuna ambizione politica giustifica il sangue anche di un solo nigeriano”. 
Alessandro Graziadei

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