A 50 anni dalla prima Marcia organizzata da Aldo Capitini il 24 settembre 1961, domenica 25 settembre 2011 prenderà il via la XIX edizione della “Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli”. 6 ore di cammino per 24 chilometri di strade attraversate da esponenti laici e religiosi da ogni parte del globo, dai tantissimi rappresentanti di Comuni e Province italiane, da enti ed organizzazioni nazionali ed internazionali, ma anche da cittadini qualsiasi, per chiedere maggior impegno nella lotta alla povertà, per la giustizia sociale, contro le discriminazioni di sesso, religione e razza, per l'uguaglianza dei diritti e soprattutto per la pace.
Ma quest’anno la Marcia è “iniziata” in anticipo e rispondendo all’appello del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nel messaggio di capodanno aveva invitato tutti ad “Investire sui giovani, scommettere sui giovani, chiamarli a fare la propria parte e dare loro adeguate opportunità”, la Tavola della pace e il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani hanno deciso di creare, da oggi fino al 25 settembre, un grande spazio d’incontro, confronto e progettazione dedicato ai giovani attorno ad un ricco programma con tre parole chiave: pace, lavoro e futuro.
La risposta ha superato le aspettative. “Dovevano essere 1.000 e invece sono più di 4.000 - hanno raccontato gli organizzatori - i giovani che l’Italia continua a ignorare e che in questa vigilia della Marcia daranno vita alla tre giorni 1.000 giovani per la pace” ospitata a Bastia Umbra (PG). Si tratta di “un'università della pace con lezioni e laboratori per mettere a punto la nostra idea di pace” hanno raccontato alcuni dei partecipanti provenienti da ben 114 città di tutte le regioni italiane e coordinati da una ventina tra gruppi, reti e associazioni (tra le quali Acli, Terra del fuoco, Arci, Amnesty International, Associazione per la pace, Cipsi, Gruppo Abele e Libera).
Ma insieme ai giovani italiani ci sono anche molti protagonisti della “primavera araba” che stanno ancora lottando per la libertà, la democrazia e il rispetto dei diritti umani. “Ecco perché il meeting - ha spiegato il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali - è anche uno dei primi grandi incontri tra le due sponde del Mediterraneo post rivoluzionario. Vengono dalla Siria, dall’Egitto, dalla Tunisia, dall’Algeria, dal Marocco, dal Sahara, dalla Turchia, dalla Palestina e da Israele” con una presenza che è già di per sé testimonianza di pace, al pari di quella di alcuni familiari delle vittime dell’11 settembre e della guerra in Afghanistan, e che rappresentano quella società civile protagonista suo malgrado di tragedie che anziché fomentare l’odio diventano, qui a Bastia, esempi concreti “contro la guerra, il terrorismo e l’ingiustizia economica”.
Oltre alle testimonianze di chi la guerra l’ha subita, occasione unica per incontrare altri giovani, per confrontarsi e progettare insieme nuovi percorsi di pace, “Molti di questi ragazzi - hanno raccontato gli accompagnatori - sono stati impegnati in un lungo percorso di analisi della manipolazione delle parole e di riscoperta dei valori che sono iscritti nella nostra Costituzione e che devono essere rimessi al centro della nostra vita”. Nonviolenza, giustizia, libertà, diritti umani, pace e responsabilità diventano così le parole d’ordine utili ad animare tutti i gruppi di lavoro che cercheranno di rispondere alle principali domande dei nostri giorni: “come uscire dalla crisi e dalle crisi che stiamo vivendo? Perché ancora oggi si continua a morire di fame e di sete? Come sostenere chi sta lottando per la libertà e la democrazia nel Mediterraneo? Come mettere fine alle tante guerre che stanno insanguinando il mondo? Come possiamo fare pace a scuola? Abbiamo diritto ad un lavoro? Come possiamo costruire la pace nelle nostre città?”
“L’obiettivo dei lavori nei gruppi, ovviamente oltre lo scambio e l’approfondimento - hanno spiegato gli organizzatori - è la restituzione di un’idea di pace positiva e allargata, supportata dall’indicazione di azioni personali e collettive che si possono e vogliono fare nella direzione della realizzazione di questa pace”. Ecco perché anche le “prassi di pace” saranno tra i temi più sentiti del meeting e su cui si concentrano i laboratori che prenderanno spunto dall’incontro con numerosi esperti e personalità del movimento pacifista, a cominciare da quello con i giovani del ’61, protagonisti della prima Marcia Perugia-Assisi.
L'impressione è che questo meeting possa rivelarsi un’iniziativa molto interessante per almeno due motivi: segna e lega molteplici percorsi educativi realizzati nelle scuole e nelle città per riscoprire i valori costituzionali in occasione dei 150 anni della Repubblica e rappresenta un ulteriore investimento sui giovani, chiamati a fare la loro parte, in prima persona, nella costruzione di un mondo migliore, abbracciando per primi uno degli slogan anche della Marcia di domenica: Be part of solution!.
Ma oltre alle “soluzioni” che il protagonismo dei ragazzi formulerà in questi 3 giorni, la prima e più importante testimonianza di questa giovane e pacifica staffetta lanciata alla Marcia di domenica è la partecipazione perché, ancora oggi, a 50’anni dalla prima Perugia-Assisi “se vogliamo provocare un nuovo futuro - fanno sapere i ragazzi da Bastia - dobbiamo superare ogni forma d’indifferenza, di individualismo, di inerzia e di rassegnazione. Ognuno di noi deve stare dentro la storia da protagonista, con la propria coscienza, sensibilità e responsabilità”. Un modo per ricordare, a chi ancora lo ignora, che “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”, come ci spiega dal 1948 l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Così mentre i 4.000 giovani per la pace si stanno preparando alla Marcia di domenica non possiamo non pensare, con una buona dose di speranza e fiducia, alle parole di Aldo Capitini: “Un solo essere, purché sia intimamente persuaso, sereno e costante, può fare moltissimo, può mutare situazioni consolidate da secoli e far crollare un vecchiume formatosi per violenza e vile silenzio”. Domenica in marcia, di questi giovani “esseri”, siamo sicuri, ce ne saranno tanti.
Alessandro Graziadei
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