Non sparate sull’Ispra. Il tentativo della lobbie dei cacciatori italiani di trovare il modo per eludere le regole dell’Unione e continuare la caccia in deroga ha preso questa volta di mira l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (Ispra). Un’interrogazione parlamentare la scorsa settimana ha tentato, infatti, di addebitare proprio ai pareri dell’Ispra la causa delle procedure d’infrazione dell’Unione Europea sulla caccia in deroga. Ma le principali associazioni animaliste Wwf, Enpa, Legambiente, Lav e Lipu chiedono ora alle istituzioni la difesa di questa importante autorità scientifica superpartes e respingono i tentativi di “sostituire la voce dei fucili a quella della scienza”.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale istituito con la legge 133/2008 è un autorità di prestigio internazionale, l’unica riconosciuta dalla legge nazionale per la tutela della fauna e ufficialmente indicata dalla stessa Commissione Europea come vincolante per tutte le questioni relative alla caccia in Italia, occupandosi di regolamentare la stagione e le attività venatorie in base ai cicli di vita e di riproduzione degli animali. Soltanto poche settimane fa, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il direttore generale della Direzione Natura, Biodiversità e Suoli della Commissione Europea (.pdf) aveva manifestato vivo apprezzamento ed elogio all’operato del personale tecnico-scientifico dell’Ispra, sottolineando l’affidabilità dei pareri scientifici da questi rilasciati ritenuti "strettamente aderenti alle esigenze di applicazione della principale normativa comunitaria per la difesa dell’ambiente”. Proprio per questo l'interrogazione presentata in aula alla Camera lo scorso 8 settembre dal parlamentare del Pdl Renato Farina sul tema della “caccia in deroga e le responsabilità dell’Ispra” ha creato le immediate reazioni tra gli animalisti.
Per la Lipu l’interrogazione non ha giustificazioni: “una parte estremista del mondo venatorio e i suoi spalleggiatori parlamentari vorrebbero far credere che le numerose procedure di infrazione sulla caccia aperte contro l'Italia, nonché le pesanti condanne inflitteci dalla Corte di Giustizia Europea, sempre per scorretta attività venatoria, siano da addebitare all'autorità scientifica nazionale e ai suoi ricercatori, mentre - ha aggiunto l’associazione - è noto come la responsabilità di tali condanne sia da attribuire alla non osservanza dei rigorosi pareri scientifici emessi dall’Ispra e alle continue ferite che un certo pessimo mondo venatorio italiano ha inferto alla normativa nazionale e comunitaria attraverso le deroghe”.
“Estromettere o ridimensionare significativamente i pareri dell’Ispra sulla caccia, sarebbe un atto grave e irresponsabile” è stato il duro commento di Antonino Morabito, responsabile nazionale fauna di Legambiente. “È inconcepibile che in un Paese che ama definirsi civile e democratico - ha fatto eco l’Enpa - l’autorità scientifica indipendente chiamata a fornire pareri super partes sulla caccia, sia messa sotto pressione con l’evidente obiettivo di rispondere agli interessi particolari di una sempre più ristretta minoranza, la cui attività ludica è sempre più insostenibile per l’ambiente”. “Se, come abbiamo più volte denunciato, l’Italia ha violato le normative comunitarie, la colpa non è di certo dell’Ispra, ma di chi ha fatto di tutto per non tenere in nessun conto tali pareri”.
Per molte associazioni animaliste si tratta quindi di una situazione intollerabile, che vede Ministeri, Provincie, Regioni ed ora anche l’Ispra sotto il costante tentativo di ricatto del mondo venatorio, capace di attacchi scomposti e in alcuni casi addirittura violenti come quelli mossi sui calendari venatori di alcune Regioni a cominciare dal Veneto.
Se non si può non sottolineare che la parte più responsabile del mondo venatorio non si è associata a questo attacco per Morabito “chiedere l’estromissione o il forte ridimensionamento di questo fondamentale istituto scientifico quale è l’Ispra potrebbe avere conseguenze gravissime sulle politiche ambientali e venatorie, inoltre - ha concluso il responsabile fauna di Legambiente - l’onorevole Farina non è l’unico a muoversi politicamente in questa direzione. Anche gli emendamenti alla proposta di legge AS 2422 presentata dall’on Divina (LN) e in discussione al Senato hanno lo stesso pericoloso comune denominatore.”
Forse “ritenendo insufficienti le centinaia di milioni di animali che uccidono ogni anno - ha ironicamente suggerito Massimo Vitturi, responsabile nazionale LAV caccia e fauna selvatica - i cacciatori, che non tollerano i limiti che la legislazione e la scienza impongono alla loro feroce attività, puntano simbolicamente le loro doppiette contro l’Istituto che fornisce i pareri sulla caccia in deroga, e che ha la colpa di non consentire loro di uccidere uccelli protetti nel resto d’Europa”.
Unanime quindi la richiesta di intervento indirizzata alla Prestigiacomo per voce del il presidente Lipu Fulvio Mamone Capria: “Il ministro dell’Ambiente intervenga con parole e fatti concreti contro gli indecenti attacchi nei confronti dell’Ispra e dei suoi ricercatori. È uno scandalo che in Italia parlamentari della Repubblica siano palesemente contro le istituzioni scientifiche. Siamo pronti a rivolgerci anche al Presidente della Repubblica per chiedere garanzie a favore della ricerca scientifica” e “invitiamo - ha suggerito il Wwf (.pdf) - la classe politica ad avere maggior rispetto della scienza [...] impegnandosi piuttosto a garantire la corretta applicazione delle norme vigenti anziché screditarle”.
“Da parte nostra - ha, infine, concluso Danilo Selvaggi, responsabile rapporti istituzionali Lipu - vigileremo come non mai perché la partita scientifica non venga mai truccata, e trasmetteremo tutte le informazioni alla Commissione europea e agli organismi internazionali”. Del resto, per rispondere all’eccesso di zelo dei cacciatori, che rappresentano solo 1% della popolazione italiana, non è più ammissibile mettere a rischio il patrimonio naturalistico nazionale ed internazionale a cominciare dalle numerose specie migratrici che attraversano il Bel Paese.
Alessandro Graziadei
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