domenica 23 marzo 2014

Gran Bretagna: nasce la coalizione anti-fracking

L’unione fa la forza, un vecchio adagio che ancora funziona, almeno per un cartello di associazioni ambientaliste britanniche che ha dato vita alla coalizione “Wildlife and countryside groups” per capire quanto seri siano i rischi del fracking. La fratturazione idraulica o fracking è un processo relativamente nuovo e a quanto pare estremamente pericoloso nel quale, dopo aver effettuato perforazioni orizzontali fino a una profondità di circa 3.000 metri, vengono pompati nel terreno ingenti quantità di liquidi sotto pressione. L’immissione dei liquidi crea delle spaccature nelle rocce e/o dei micro-sismi grazie ai quali viene liberato il gas o il petrolio che a questo punto può essere immagazzinato e avviato alla raffinazione. Questo “liquido da fratturazione idraulica” è però una miscela di acqua, sabbia e un cocktail di prodotti chimici tossici che ha pesanti conseguenze sul terreno e sulle falde acquifere
Per Royal society for the protection of birds (Rspb), National Trust, The Wildlife Trusts,  Wildfowl & Wetlands Trust (Wwt), Angling Trust e Salmon & Trout Associatione, esiste il pericolo concreto che “Il fracking scarsamente regolamentato danneggi le specie minacciate e inquini i nostri corsi d’acqua e per questo abbiamo posto al governo la  domanda Are we fit to frack?”, diventata lo scorso 13 marzo anche un corposo e documentato dossier (.pdf) che ha convinto gli ambientalisti a creare un fronte unico contro questa particolare tecnica di estrazione di gas e petrolio. “Abbiamo scoperto che il fracking su scala commerciale - ha spiegato il cartello di associazioni, che può vantare un sostegno trasversale di parlamentari sia dell’opposizione laburista che della maggioranza che appoggia il premier conservatore David Cameron - richiede un notevole sfruttamento della nostra campagna, minacciando la fauna selvatica e l’ambiente acquatico in una varietà di modi che la politica del Governo sembrano aver ampiamente sottovalutato”.  Per Martin Harper, Conservation director di Rspb, “anche se il Primo Ministro ha detto che in questo Paese abbiamo i più forti controlli ambientali e nulla andrà avanti se ci sono pericoli, la nostra relazione accende un riflettore sui rischi e rafforza la crescente preoccupazione per l’impatto che il fracking potrebbe avere sul nostro paesaggio e la fauna selvatica. Noi sosteniamo che deve essere fatto di più per garantire che le regole per il fracking siano adatte allo scopo”.
Nei prossimi anni le Camere inglesi dovranno prendere importanti decisioni che stabiliranno se l’estrazione commerciale di shale gas è realizzabile nel Regno Unito, come e a quale livello. Per Simon Pryor, natural environment director del National Trust, “Il dibattito sul fracking nel Regno Unito deve oggi essere basato sull’evidenza e l’evidenza contenuta nel dettagliato dossier Are we fit to frack rivela chiaramente che, se si tratta di offrire una protezione adeguata ad ambienti sensibili, la regolamentazione del gas di scisto deve essere migliorata”. Così mentre il governo è impaziente di vedere un rapido roll-out del fracking, “esiste il pericolo reale che il sistema normativo semplicemente non tenga il passo. Il governo dovrebbe escludere il fracking nelle zone più sensibili e garantire che le normative offrano una protezione sufficiente al nostro prezioso ambiente naturale e storico” ha aggiunto Pryor.
Proprio per fornire un supporto e un orientamento, la coalizione anti-fracking ha sintetizzato dieci raccomandazioni per renderlo più sicuro sulla base di un rapporto tecnico che è stato esaminato dal Centre for Ecology and Hydrology, uno dei principali istituti di ricerca ecologica britannici. Basterebbe “la creazione di zone naturali interdette all’estrazione del gas di scisto; effettuare valutazioni di impatto ambientale obbligatorio per tutte le proposte di estrazione; richiedere alle società di estrazione di essere sottoposte ad una regolamentazione mondiale; preservare i contribuenti da ipotetici costi e ricadute dell’inquinamento accidentale; prevedere un consulto con le società idriche nel processo di pianificazione dei lavori di estrazione; impedire a tutte le operazioni di fratturazione idraulica di inquinare le acque sotterranee; assicurarsi che le migliori tecniche disponibili per la gestione dei rifiuti minerari siano rigorosamente definite e regolarmente; garantire la piena trasparenza nelle attività dell’industria del gas shale; garantire il monitoraggio e test rigorosi e indipendenti delle operazioni di fracking e infine ridurre il più possibile e monitorare le emissioni di metano”.
Un decalogo che parte dalla consapevolezza che in Inghilterra la ricerca di nuove fonti energetiche sotterranee potrebbe causare gravi ripercussioni non solo sulle persone, ma per una serie di specie minacciate, tra le quali le oche zampe rosa, il salmone e i pipistrelli barbastelli oltre che causare la contaminazione dell’acqua di alcuni tra gli habitat più preziosi della Gran Bretagna, come i famosi “chalk streams”. “Questi corsi d’acqua cristallini sono noti a  pescatori e amanti della fauna selvatica, come le barriere coralline dell’Inghilterra, e l’85% dei chalk streams del mondo si trovano qui - ha aggiunto Harper -. Per questo chiediamo che tutte le aree naturali protette, le riserve ed i parchi nazionali siano frack-free zones, che valutazioni ambientali complete siano effettuate per ogni proposta di trivellazione e che l’industria del gas di scisto paghi i costi della sua regolamentazione e la bonifica di qualsiasi inquinamento”. A riguardo Paul Wilkinson, a capo del Living Landscape di The Wildlife Trusts, è stato ancora più tassativo sostenendo che il Governo Cameron  “non dovrebbe dare nessuna autorizzazione per lo shale gas prima di regolamentarlo in modo efficace e ridurre al minimo o eliminare i gravi rischi che il fracking pone”.
A preoccupare maggiormente il cartello ambientalista sono le ripercussioni sulle falde acquifere e le acque in genere. In occasione della presentazione di Are we fit to frack Martin Spray, direttore del Wwt, ha sottolineato come “Un singolo frack può utilizzare più acqua di  quanta ne usano 1.000 persone in un anno e se va male potrebbe contaminare l’acqua potabile. Questo è un grande onere per le comunità ed è un rischio che vogliamo sia gestito. Il rapporto espone chiaramente le garanzie che devono essere messe in atto prima che questa industria relativamente nuova sia in grado di operare con un certo grado di sicurezza nella nostra campagna”. Non solo. Janina Gray, responsabile scientifico di Salmon & Trout Association, ha ricordato anche che: “L’utilizzo dell’acqua da parte dell’industria dello shale gas del Regno Unito potrebbe aggravare la pressione sui fiumi e le zone umide, in particolare sui corpi idrici sensibili e su quelli che già soffrono per l’eccessiva astrazione, come ad esempio i chalk streams, e questo aggiunge un’ulteriore minaccia per le popolazioni ittiche in declino, delle quali il salmone atlantico è un ottimo esempio. Questo, unito al rischio di inquinamento delle acque, comprese quelle sotterranee, se non gestito correttamente  potrebbe avere un impatto significativo, forse irreversibile”. Anche per questo le associazioni sono decise ad intervenire ora, per garantire tutte le tutele ambientali necessarie e i quadri normativi adeguati prima che la trivellazione abbia definitivamente inizio e carta bianca.
Alessandro Graziadei

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