sabato 17 maggio 2014

Un'Europa naturalmente LGBT!

Dal 2007, il 17 maggio di ogni anno, si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, un momento di riflessione e azione per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale che Arcigay e Arcylesbica dal 2009 valorizzano su tutto il territorio nazionale con campagne ed incontri di sensibilizzazione. Una data simbolo, ma di grande importanza perché il 17 maggio ricorre l’anniversario dalla rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità nel 1990. Nonostante alcuni importanti passi avanti negli ultimi anni nel campo del rispetto dei diversi orientamenti sessuali, sembra ancora lunga la strada del riconoscimento dei diritti della comunità gay, lesbica, bisessuale e transgender (LGBT) tanto che ad oggi sono ancora più di 70 paesi al mondo dove le relazioni consensuali tra persone dello stesso sesso sono reato, talvolta punibili con l’ergastolo, come ha recentemente deciso il Governo dell’Uganda, quando non addirittura con la pena di morte.
Ma non occorre andare lontano per raccogliere i pregiudizi e l’ignoranza che ancora condiziona le relazioni, anche di media e istituzioni, nei confronti della comunità LGBT. Recentemente l’Associazione Nazionale contro le Discriminazioni da Orientamento Sessuale (Anddos) ha interpellato con un sondaggio nei propri circoli sparsi per l’Italia i suoi 100.000 iscritti in merito alla legge contro l’omofobia purtroppo snaturata dall’iter parlamentare e arenatasi in Senato. “È emersa una consapevolezza e un’insofferenza diffusa in merito alla situazione politica e sociale - ha spiegato l’associazione in un comunicato stampa - un’insofferenza dovuta, in gran parte al sensazionalismo con cui i media trattano quotidianamente le questioni LGBT, tenendo spesso in vita quei pregiudizi e che quelle mistificazioni della realtà che impediscono di fatto il riconoscimento dei diritti nel nostro Paese, a differenza della maggior parte dei Paesi europei e occidentali”.
La violenza mediatica che ha assunto il dibattito sui diritti civili “e l’inadeguatezza di certa classe politica mettono in pericolo la sicurezza quotidiana delle persone LGBT. Non ci riferiamo alle aggressioni omofobe, purtroppo in costante aumento, che costituiscono tuttavia solo la punta dell’iceberg. Viviamo in un Paese che si rifiuta di recepire il messaggio storico di liberazione sessuale, libertà e laicità del movimento LGBT e che sembra voler cedere anche ad inquietanti spinte reazionarie” ha spiegato Adnoss. Questa mancanza di sicurezza si traduce con  l’impossibilità di vivere liberamente la propria sessualità e affettività, nel non avere a disposizione informazioni e assistenza sulla salute, nel non trovare opportunità di socializzazione e dover così affrontare percorsi ancora oggi difficili di accettazione di sé spesso in totale solitudine.
Ma l’Italia non è un’eccezione. Ancora, in moltissimi paesi europei le persone omosessuali sono vittime di aggressioni o di esclusioni. Per questo Arcigay, assieme a Anddos hanno diffuso una piattaforma in 10 punti, intitolata Come out e studiata dall’International Gay & Lesbian Association (Ilga Europe), che passa in rassegna tutte le azioni che il Parlamento europeo può mettere in campo per il pieno riconoscimento dei diritti delle persone Lgbti e chiede ai candidati e alle candidate italiani al Parlamento Europeo di misurarsi da Bruxelles e da Strasburgo con tutte le limitazioni che ancora oggi impediscono nell’Unione di essere naturalmente LGBT! La piattaforma è il cuore della campagna A far l’Europa comincia tu, sostenuta dalla Fondazione Open Society Institute, che Arcigay e Anddos hanno presentato la settimana scorsa in vista delle elezioni europee 2014 con la messa on line del sito www.cominciatu.eu. “L’obiettivo - ha spiegato il presidente di Arcigay, Flavio Romani - è innanzitutto quello di portare al centro del dibattito di questa campagna elettorale il tema del riconoscimento dei diritti LGBT, che deve diventare la vera moneta unica di questa Europa. Oggi la mappa dei diritti è a macchia di leopardo e questa profonda diseguaglianza tradisce lo spirito con cui l’Unione europea è nata: non si può non considerarla una priorità. Ilga, la federazione internazionale Lgbti alla quale Arcigay aderisce, ha messo in fila dieci azioni per dare un’agenda al Parlamento europeo per il prossimo quinquennio: su quelle azioni chiediamo l’impegno dei candidati e delle candidate del nostro Paese”.
Tra le dieci azioni che compongono la piattaforma Come Out, si legge sul sito della campagna, ci sono l’adozione di una tabella di marcia per il riconoscimento di uguali diritti alle persone LGBT, la stretta sorveglianza sul rispetto dei diritti umani negli Stati membri, il completamento di una legislazione globale contro le discriminazioni e un impegno legislativo contro la violenza omo-transfobica e a tutela di chi, di quella violenza, è la vittima. Si chiede inoltre ai potenziali parlamentari la promozione di una definizione inclusiva di famiglia, che comprenda anche famiglie monogenitoriali e omogenitoriali, e la tutela dei diritti delle persone trans, anche attraverso la revisione dei requisiti per il riconoscimento giuridico di genere, tema che interessa in particolare l’Italia, dove quel riconoscimento è vincolato al completamento di un iter chirurgico. Le indicazioni di Come Out, infine, contengono precise disposizioni per azioni contro il bullismo scolastico, contro la discriminazione e le disuguaglianze nelle politiche per la salute, garanzie sulla piena attuazione della legislazione dell’Unione in materia di richiedenti asilo LGBT e l’invito rivolto a tutti i candidati di lavorare per rendere il Parlamento europeo un leader mondiale nella battaglia per l’uguaglianza delle persone.
Attualmente sono già più di 80 i candidati e le candidate italiani che hanno sottoscritto la piattaforma Come out, ma sul portale della campagna, oltre a permettere agli elettori e alle elettrici di firmare una petizione diffusa sul circuito change.org per sollecitare i candidati a metterci la faccia, verranno costantemente monitorati i candidati delle liste in corsa per il voto del 25 maggio registrando, in un database facilmente consultabile, ogni intervento o presa di posizione pubblica sulle istanze della comunità LGBT. Attraverso questa analisi dal basso si vuole far tesoro dell’opportunità offerta dal sistema delle preferenze (del tutto assente nelle elezioni politiche in Italia) e aiutare gli elettori e le elettrici a scegliere il nome o i nomi che danno più garanzie rispetto agli obiettivi auspicati dalla comunità LGBT. “Una sorta di miniprimarie, online e trasversali alle forze politiche che chiamano la comunità Lgbti e chi la sostiene a determinare dal basso una scrematura delle liste elettorali” ha aggiunto Romani e che nella fase post voto, diventerà uno spazio di monitoraggio tematico dei 73 eletti italiani, attraverso il quale verificare la coerenza rispetto agli impegni presi. “In questo modo - ha concluso Romani - monitoreremo le azioni e le dichiarazioni dei candidati e delle candidate prima, degli eletti e delle elette poi”. Ricordiamocelo il 25 maggio!
Alessandro Graziadei

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