domenica 21 settembre 2014

Italia: Facciamo insieme un passo di pace?

Se si allunga la lista delle guerre, la risposta dei Governi non può continuare ad essere l’intervento militare: siamo di fronte al fallimento di tutti i tentativi di soluzione dei conflitti attraverso il ricorso alle armi”. È la voce del vasto e variegato movimento pacifista italiano a ricordarcelo. Si è fatta sentire negli scorsi giorni a Pisa, con una serie di eventi “Nowar” organizzati dal Municipio dei Beni Comuni.
Oggi invece coordinati da Rete della Pace, Rete Italiana Disarmo, Campagna Sbilanciamoci e Tavolo Interventi Civili di Pace il pacifismo si è dato appuntamento a Firenze, in Piazzale Michelangelo dalle 11.00 per un evento nazionale che chiede di compiere insieme un passo di Pace! Così in contemporanea con quella che sembra essere la più grande marcia della storia in difesa dell’ambiente in strada a New York, Londra, Berlino, Parigi, Nuova Delhi, Rio de Janeiro, Melbourne, Roma e altre città nel mondo per chiedere alle autorità di tutti i Paesi di agire contro il riscaldamento globale, la società civile italiana si mobilita a Firenze anche contro tutte le politiche che promuovono la guerra.
Afghanistan, Congo, Libia, Iraq, Israele e Palestina, Ucraina, Siria… La lista delle aree di guerra in questi anni, e soprattutto in questi mesi, si è andata allungando e per quanto difficile e ambizioso, un passo di pace sembra quanto mai urgente e necessario. “Il momento storico che stiamo vivendo è caldo e vogliamo mandare un segnale chiaro alle istituzioni - hanno spiegato gli organizzatori - Siamo circondati da guerre e conflitti e non crediamo che si debba rispondere alle tensioni internazionali con le armi. Le guerre vanno prevenute con decisioni politiche diverse, i conflitti risolti con la mediazione e con il rispetto del diritto internazionale”. L’evento rappresenta un momento di raccolta e rilancio degli impegni chiesti alla politica, a partire da proposte che segnano un cambio di passo per la soluzione politica e nonviolenta dei conflitti, per la pace, per i diritti umani e per la giustizia, tanto che “Firenze, città aperta che ripudia la guerra” potrebbe essere il posto giusto per continuare a sviluppare quel percorso iniziato a Verona lo scorso 25 aprile con quell’Arena di Pace e Disarmo che è servita a portare avanti e a depositare in Cassazione a Roma lo scorso luglio il progetto di una Legge di iniziativa popolare sulla Difesa civile, non armata e nonviolenta.
Fermare le guerre e le stragi significa dare finalmente il primato del governo globale del pianeta e delle relazioni tra Stati alla politica multilaterale, ad un sistema delle Nazioni Unite da riformare e da potenziare - hanno ricordato in una nota i promotori della giornata - Significa cambiare il modello di sviluppo, non più orientato al consumo del pianeta per il benessere di pochi, ma alla sostenibilità futura ed al benessere di tutti; significa applicazione e rispetto da parte di tutti gli Stati degli accordi, delle convenzioni internazionali e dei diritti umani con meccanismi sanzionatori e con un sistema di polizia e di giustizia internazionale operativo; significa riconoscere il diritto d'asilo e dare accoglienza ai rifugiati; significa investire nella ricerca, nell'educazione, nell'ambiente, nell'economia e nel lavoro, nella giustizia sociale, nella democrazia, nella cultura, nel dialogo, nella difesa civile, nella cooperazione, in funzione della pacifica e plurale convivenza e del governo globale, convertendo qui le enormi risorse spese per armamenti e guerre decennali”.
Quello che lamentano i pacifisti è, quindi, un cambio di rotta netto, da una società che ha bisogno della guerra, ad una che ha il coraggio e la voglia di lasciare alla politica e non alle armi il primato nella risoluzione dei conflitti internazionali. “Se questo cambio di passo non si realizzasse in questa direzione - ha concluso il Tavolo Interventi Civili di Pace - sappiamo bene cosa ci aspetta: sono i 2.000 morti di Gaza, i 47 anni di colonizzazione e occupazione israeliana della Palestina, una vita sotto minaccia per il popolo israeliano, i prodromi della pulizia etnica, la violazione dell’autodeterminazione dei popoli in Ucraina, come in Palestina e nel Sahara Occidentale, le 200mila vittime del conflitto siriano e le circa 2.000 vittime che il conflitto iracheno sta mietendo ogni mese”. Ma la guerra che fa strage di civili e anche la guerra delle infiltrazioni mafiose e criminali, dell’uso del terrorismo anche da parte degli Stati, della tortura e della detenzione illegittima, dei rapiti e dei decapitati in diretta, dei fondamentalismi che spesso nascondono potenti interessi economici utili a soddisfare i nostri approvvigionamenti energetici. Una vera e propria “economia di guerra”, dove tutto può essere fonte di profitto a cominciare dalla proliferazione degli armamenti alla finanza speculativa, dai milioni di profughi e di disperati in fuga al saccheggio dei beni comuni, fino all'imbarazzante informazione, "troppo spesso strumentalmente e distorta dai poteri forti che influenzano e condizionano l’opinione pubblica”. Un esempio? “La guerra è una follia. La guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione”. Sono le parole del Papa pronunciate dal Sacrario di Redipuglia il 14 settembre in occasione dei cento anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale nel silenzio dell’informazione. 
Davanti a questo elenco infinito di drammatiche situazioni che si ripetono sistematicamente, diventando parte del nostro quotidiano come fossero disastri inevitabili, il popolo della pace propone oggi un'alternativa: “al cinismo ed alla violenza, vogliamo sostituire l’alternativa del coraggio, della nonviolenza, della disobbedienza civile”. Come ha voluto ricordare padre Alex Zanotelli "Noi non attendiamo più nulla dall’alto. La speranza nasce dal basso, da questo metterci insieme per trasformare Sistemi di morte in Sistemi di vita. Ce la dobbiamo fare!". Anche per questo oggi ci si vede in piazza Michelangelo per non dimenticarsi di quanto diceva Alexander Langer: “I movimenti per la pace devono sforzarsi di essere sempre meno costretti ad improvvisare per reagire a singole emergenze, ed attrezzarsi invece a sviluppare idee e proposte forti, capaci di aiutare anche la prevenzione, non solo la cura di crisi e conflitti”. 
Alessandro Graziadei

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