sabato 20 settembre 2014

Nucleare: c’è chi apre e c’è chi chiude?

Historia magistra vitae… A volte sì, altre no. Così mentre il Governo giapponese ha concesso alla centrale nucleare di Sendai, nella Prefettura di Kagoshima, il permesso di riaccendere due reattori e riprendere la produzione di energia elettrica, stabilendo che i reattori gestiti dalla Kyushu Electric Power Co rispondono ai requisiti di sicurezza imposti dalla Nuclear Regulation Authority (NRA), l’organismo che ha il compito di valutare il rispetto della nuova stringente normativa sulla sicurezza nucleare dopo il disastro atomico di Fukushima, negli Stati Uniti un rapporto di 42 pagine della Commissione per la disciplina del nucleare (NRC) afferma che la scoperta di nuove linee di faglia sismica mette in dubbio la “presunzione di sicurezza nucleare” della centrale nucleare californiana Diablo Canyon. Basterà per chiuderla?
Dalla catastrofe nucleare di Fukushima dell’11 marzo 2011, tutte le 48 centrali ad energia nucleare del Giappone erano ferme. Una decisone che fin da principio è sembrata avere una natura transitoria, visto che il Governo nipponico ha sempre insistito sulla necessità del nucleare per tenere in piedi la forte produzione industriale e mantenere bassi i costi relativi all’energia nel Paese. Proprio per questo la decisione di riaprire la centrale nucleare di Sendai segna un nuovo punto di partenza per la politica energetica del Giappone che ha avviato una richiesta di valutazione della sicurezza alla NRA per altri 20 reattori, presenti in 10 centrali nucleari sparse per il Paese. La riaccensione dei due impianti che hanno ottenuto il benestare dell’autorità di controllo, però, non potrà avvenire prima di dicembre, visto che la Kyushu Electric Power Co deve ancora presentare gli ultimi documenti e ottenere il via libera definitivo dalle autorità locali.
Per il Primo Ministro giapponese, Shinzo Abe, che spera nella rinascita dell’industria nucleare nipponica “Lo spegnimento ha danneggiato l’economia del Paese” ed oggi “Gli standard di sicurezza che le centrali devono rispettare sono molto più severi, proprio per scongiurare un altro disastro come quello di 3 anni fa”.  Nonostante l’aumento del costo dell’energia e delle tasse però buona parte dell’opinione pubblica si oppone duramente alla ripresa dell’attività nucleare. È, infatti, particolarmente vivo il ricordo dei danni, la paura e il rischio di contaminazione seguiti allo tsunami del 2011, tanto più che la ricostruzione è ancora in corso, i tumori nei bambini aumentano e il tasso di suicidi nella città del disastro nucleare, ha raggiunto quota 1.500 dal 2011.
Il Superiore regionale del Pontificio Istituto Missioni Estere nel Sol Levante, padre Mario Bianchin, ha spiegato ad AsiaNews che anche “La Chiesa in Giappone è stata sempre contraria al nucleare, e i vescovi si sono espressi in tal senso in diverse occasioni. Per quanto riguarda invece la popolazione penso che in generale vi sia una sorta di allergia di fondo all’uso dell’energia atomica, ma non una vera e propria opposizione organizzata”. “I giapponesi - ha spiegato padre Bianchin - sono fatalisti, hanno questo concetto che se una cosa si deve fare va fatta. Qui nel Paese c’è un’espressione molto comune che tradotta recita più o meno Non c’è via di uscita, ed è questa che applicano alla questione”. Tuttavia il disastro energetico paventato dal governo Abe a causa della chiusura delle centrali non si è verificato. “Ci sono state nuove tasse, ma quelle riguardano il commercio e non l’energia. Credo che se volessero davvero, i giapponesi potrebbero fare a meno del nucleare” ha concluso Bianchin.
Ma se Fukushima in patria sembra già essere dimenticata, almeno dal Governo, in California si è sempre più convinti che il prossimo terremoto sulla costa occidentale degli Stati Uniti potrebbe facilmente ridurre in macerie i due reattori della centrale nucleare Diablo Canyon. Insabbiato per almeno un anno, un rapporto della NRC è stato recentemente diffuso dal Nuclear Information & Resource Service e da Beyond Nuclear. Secondo l’ispettore della NRC che ha redatto il documento, il dottor Michael Peck, i reattori “Sono zeppi di difetti, non sono in grado di sopportare potenziali impatti sismici di cinque grandi, hanno linee di faglia nelle vicinanze, violano le leggi statali sulla qualità dell’acqua e sono vulnerabili a tsunami e incendi”. I reattori gemelli di Diablo Canyon si trovano a otto miglia a ovest di San Luis Obispo, tra Los Angeles e San Francisco, circondati da faglie sismiche, ma le specifiche di progetto non sono mai state interamente modificate per tenerne conto, né sono state aggiornate in relazione alla nuova scoperta delle faglie di Los Osos, San Luis Bay e Shoreline, quest’ultima posizionata ad appena 600 metri dai noccioli della Diablo. La grande faglia di San Andrea poi è a sole 45 miglia di distanza dalla Diablo, una distanza pari a circa la metà rispetto all’epicentro del sisma giapponese. Una scossa pari a quella che ha generato lo tsunami che ha colpito il Giappone da una qualsiasi delle linee di faglia prossime alla Diablo la ridurrebbe ad un inferno radioattivo, come è successo a Fukushima.
L’ingegnere nucleare Arnie Gundersen ha ammonito riguardo alle condotte di aspirazione a livello del mare della Diablo. Quando lo tsunami ha colpito Fukushima, ha scritto, “l’impianto di raffreddamento lungo la costa è stato trasformato in una discarica di metallo contorto”. Poi c’è il fuoco. La Diablo Canyon, ha detto Gundersen “non ha mai, mai rispettato le norme di sicurezza antincendio, nemmeno per un secondo e nemmeno per sbaglio”. Non possiamo più però parlare di incidenti. “Non quando la società e il suo presunto regolatore sanno entrambi che l’impianto non rispetta le norme antisismiche e antincendio”. Come se non bastasse il proprietario della Diablo, la Pacific Gas & Electric (PG&E) è in una grossa crisi legale e finanziaria. La Commissione Californiana sulle Utenze Pubbliche (CPUC) ha appena proposto una sanzione di 1,4 miliardi di dollari a carico dell’azienda per un’esplosione di gas del 2010 e un incendio che ha ucciso otto persone e distrutto un quartiere a San Bruno. Il governo federale ha annunciato 28 capi d’accusa, il che significa che la sanzione della CPUC può essere la punta di un iceberg molto costoso per la PG&E che è stata già multata con 38 milioni di dollari per l’esplosione di una conduttura nel 2008 a Rancho Cordova.
Per Beyond Nuclear “Azioni di massa dei cittadini hanno fatto recentemente chiudere due reattori costieri a San Onofre. Si deve fare lo stesso alla Diablo prima del prossimo terremoto e prima che sia troppo tardi”. Le conseguenze ora le sappiamo. A Fukushima da tre anni si sta vivendo una drammatica replica di Chernobyl e la California potrebbe essere il teatro della prossima catastrofe nucleare.Se preoccupa il nucleare civile non è certo da sottovalutare la minaccia del nucleare militare. In Italia è stato lanciato al Governo l’appello collettivo “Esigiamo il disarmo nucleare totale” per la prosecuzione coerente dell’impegno e della lotta per la messa al bando delle armi nucleari, che raggiunge e sostiene quello internazionale della più vasta campagna International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN). L'appello che può essere sottoscritto da tutti su Peacelink è promosso da vari enti ed associazioni, nonché da personalità impegnate da molti anni sul terreno della denuclearizzazione. "La nostra speranza è che l’ attivismo e l'impegno per il disarmo nucleare totale e per la denuclearizzazione siano al primo posto negli ideali dei giovani, affinché la guerra esca per sempre dalla Storia - ha spiegato Alessandro Marescotti presidente di PeaceLink - La presenza dello smisurato arsenale nucleare nel mondo è certamente il più grave pericolo per la sopravvivenza dell'umanità, perché arma di annientamento e sterminio, creata dall'uomo stesso: la sua eliminazione è dunque il compito prioritario, è una lotta civile umanistica ancora prima che umanitaria, perché implica l'alto ideale della tutela della specie umana, del pianeta e dell'ecosistema in cui viviamo e soprattutto del futuro dell’umanità".
Alessandro Graziadei

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