domenica 1 febbraio 2015

Il futuro della mobilità sostenibile: senza macchine o senza marciapiedi?

Le vie della mobilità sono infinite! C’è chi sceglie di eliminare direttamente le automobili, con uno scacco matto anche all’inquinamento e alle sue conseguenze sanitarie ed ambientali e chi prova ad eliminare i marciapiedi e le strisce pedonali per costringere automobilisti, ciclisti e pedoni a muoversi con maggiore attenzione ipotizzando così una mobilità più sicura e sociale. Due vie differenti che sembrano venire incontro alle esigenze sempre più pressanti di garantire, prevalentemente in un sistema di mobilità urbana, una mobilità sostenibile in grado di diminuire gli impatti ambientali, sociali ed economici generati dai veicoli privati e quindi agire principalmente: sull’inquinamento atmosferico e le emissioni di gas serra con le loro conseguenze su salute ed ambiente; sull'inquinamento acustico; sulla congestione stradale; sull'incidentalità; sul degrado delle aree urbane causato dallo spazio occupato dagli autoveicoli a scapito dei pedoni e sul consumo di territorio per la realizzazione delle strade e infrastrutture. 

Amburgo ha scelto il "modello Copenaghen" per rafforzarsi come città verde a misura d’uomo e per farlo punta sul “Grünes Netzun progetto di riorganizzazione della città che prevede l’unione di vie pedonali e piste ciclabili con un obiettivo ambizioso: eliminare del tutto la necessità di prendere le automobili per spostarsi in città. La città tedesca è la seconda città più popolosa della Germania, dopo la capitale Berlino, ed è anche la città non-capitale più popolosa dell'Unione Europea. Il suo porto è il maggiore della Germania e il secondo nell'Unione, ma parte avvantaggiata nella corsa ad un futuro più sostenibile grazie da una pianificazione lungimirante che può contare su un 40% della superficie urbana già coperta da aree verdi fatte di impianti sportivi, giardini, parchi, piazze e cimiteri. Secondo la portavoce della metropoli, Angelika Fritsch, il progetto contribuirà a trasformare Amburgo in un sistema integrato unico nel suo genere: “Altre città, tra cui Londra, hanno anelli verdi, ma la nostra rete ricoprirà una superficie che si estende dalla periferia al centro della città. In 15 o 20 anni sarete in grado di esplorare tutta Amburgo esclusivamente in bicicletta o a piedi”. Non solo, l’intera area comprenderà anche habitat per animali ben integrati con la rete ciclo-pedonale e soprattutto al riparo dal rischio di provocare incidenti stradali in caso di un loro attraversamento della città.

La scelta di una pedonalizzazione estesa non è l’unico vantaggio del progetto Grünes Netz di questa città-stato tedesca che mira ad avere un’enorme area destinata ad essere un polmone verde in grado di assorbire le emissioni di anidride carbonica, contribuendo a prevenire le inondazioni assorbendo l'acqua nel caso di forti ed inevitabili tempeste. Il cambiamento climatico, infatti, lascia poca scelta alla città di Amburgo, la quale sorge sulle rive del fiume Elba ed è attraversata da una fitta rete di canali destinata a salire progressivamente di livello. Secondo Insa Meinke, Direttore del North German Climate Bureau all’Institut für Küstenforschung, “oggi la temperatura media annuale è di nove gradi Celsius, 1,2 gradi in più di quanto non fosse 60 anni fa. Rispetto a 60 anni fa, il livello del mare qui si è innalzato di 20 centimetri. Essendo una grande città, Amburgo è veramente a rischio. Le mareggiate potrebbero far salire il livello di altri 30-110 centimetri entro il 2100”. Per questo occorre iniziare a dare il buon esempio.

Ma oltre ai benefit ambientali, ci sono anche quelli economici. Per Sven Schulze, analista presso l’Institute of International Economics di Amburgo, la rete verde potrebbe portare occupazione, perché potenzialmente può diventare “un’attrazione turistica” capace di catalizzare “sicuramente tanti investitori” anche per la solidità del progetto che coinvolge un gruppo di lavoro di 30 unità, aiutati dal personale dei singoli sette distretti in cui è divisa la città. La rete verde nelle intenzioni dell’amministrazione coprirà circa 7.000 ettari ed offrirà l’opportunità di vivere modernamente Amburgo, facendo escursioni e picnic, praticando sport acquatici, osservando la flora e la fauna ed eliminando le barriere architettoniche e sociali. Amburgo, infatti, cercherà di collegare meglio le zone periferiche al centro città scavalcando l’automobile a favore di un pendolarismo sostenibile e capace di mettere in relazione gli abitanti di centro e periferia.

Con l’obiettivo anche qui di aumentare la sicurezza e la socializzazione, ma con strategie che non prevedono la rinuncia all’uso dell’automobile, si stanno muovendo invece le amministrazioni di Londra, Washington, Chicago, Seattle, Buffalo, Auckland, ma anche di piccole città come Drachten in Olanda e Bohmte in Germania, che in alcune aree hanno rinunciato a marciapiedi, semafori, strisce pedonali, cartelli e spartitraffico. Un suicidio per i pedoni? A quanto pare no. “Rimuovi le barriere tra pedoni e auto e avrai strade più sicure": è l’idea alla base delle shared streets, le strade condivise. Il New York Times ha parlato di una “sperimentazione urbanistica radicale capace di convertire una via del centro alla libera circolazione in senso estremo”.  A quanto pare togliere tutti i divieti costringe automobilisti, pedoni e ciclisti a muoversi con maggiore attenzione. “I guidatori non potranno più semplicemente sfrecciare da un semaforo all’altro” ha spiegato Harry Osterman, responsabile a Chicago del progetto da 3,5 milioni di dollari che vedrà la luce entro quest’anno nella grande metropoli sul lago Michigan. “La strada in questo modo sarà più sicura e fruibile da tutti, diventerà un luogo di interazione in cui le persone, per muoversi, dovranno in un certo senso socializzare”.

Siamo sicuri? Per ora è andata così nella città di Drachten, in Olanda, dove dal 2002 in assenza di cartelli stradali gli incidenti sono diminuiti del 10 per cento e ad Auckland, in Nuova Zelanda, dove l’80 per cento dei frequentatori delle sei “strade condivise”, inaugurate di recente, dichiarano di sentirsi più al sicuro. A quanto pare una scelta di coraggio e responsabilità, per amministrazioni coraggiose e cittadini responsabili. 

Alessandro Graziadei

Nessun commento:

Posta un commento