Sta finendo la legislatura che ha approvato il maggior numero di leggi di iniziativa parlamentare per la tutela dell’ambiente. Eppure dopo l’illusione della conquista di nuovi e sempre più europei diritti civili guadagnati con la legge sulle unioni civili e quella legge sul biotestamento, subito compensate dalla mancanza del numero legale nella votazione sullo ius soli e dallo stallo della legge sui caregiver familiari, qualche dubbio sulla credibilità di alcuni di questi provvedimenti è d’obbligo anche in materia ambientale, visto che Governo e Parlamento sembrano essersi fatti dettare l’agenda politica più dagli umori della campagna elettorale che da reali convinzioni politiche. Al momento, dopo l'infelice proposta dei sacchetti biodegradabili a pagamento per l'ortofrutta, l’approvazione trasversale in Commissione Bilancio degli emendamenti a prima firma Ermete Realacci, che prevedono la messa al bando dal 2019 dei cotton fioc non biodegradabili e non compostabili e lo stop dal 2020 all’uso delle microplastiche nei cosmetici, rappresentano sicuramente due buone notizia per l’ambiente e fanno pensare all’Italia come ad una apripista europea nel contrasto dell’inquinamento che soffoca mari, fiumi e laghi non solo nel nostro Belpaese. “Ora vigileremo affinché si arrivi all’approvazione definitiva” ha commentato Stefano Ciafani direttore generale di Legambiente, ricordando l’impegno della ong che nel 2017 ha lanciato, insieme a Marevivo, Greenpeace, Lav, Lipu, MedSharks e WWF, l’appello #faidafiltro (sottoscritto da molte personalità del mondo della ricerca scientifica, dello spettacolo, dello sport, del mondo produttivo e dai rappresentanti delle aree protette italiane) per ribadire l’urgenza di arginare il problema dei cotton fioc non biodegradabili e delle microplastiche nei cosmetici.
Si tratta, purtroppo, di due battaglie fondamentali per la tutela ambientale. Se questa estate con la campagna #norifiutinelwc Legambiente ha rintracciato quasi 7.000 cotton fioc in 46 diverse spiagge italiane e ci ha ricordato le corrette abitudini per evitare che i cotton fioc finiscano in mare attraverso gli scarichi delle nostre case, il 20 dicembre l'ong ha pubblicato i risultati poco rassicuranti del secondo anno di indagini condotte da Goletta Laghi 2017 assieme ad ENEA sulla presenza di microplastiche nei laghi e nei fiumi italiani. Per Legambiente è chiaro che oggi “Il problema del marine litter e delle microplastiche in acqua non riguarda solo mari e oceani, che rischiano di diventare zuppe di plastica, ma anche i bacini lacustri e fiumi” visto che microplastiche, con dimensione inferiore ai 5 millimetri, sono state trovate nei laghi Iseo, Maggiore, Garda, Trasimeno, Como e Bracciano. Risultati analoghi, visto che le particelle di plastica sono trasportate il più delle volte dai corsi d’acqua, sono stati riscontrati in alcuni corsi fluviali immissari ed emissari di questi laghi: il fiume Oglio per l’Iseo, l’Adda per il Lago di Como, il Sarca immissario nella parte trentina del Garda e nel Mincio suo emissario.
“Tra i bacini lacustri che presentano più microparticelle - ha spiegato Legambiente - ci sono quello di Como e il lago Maggiore. Il primo con una densità media di 157.000 particelle per chilometro quadrato, nella parte settentrionale, e con un picco di oltre 500.000 particelle in corrispondenza del restringimento tra Dervio (Lc) e Santa Maria Rezzonico (Co). Il lago Maggiore invece presenta una densità media di 123.000 particelle per chilometro quadrato, con un picco di oltre 560.000 particelle in corrispondenza della foce del fiume Tresa, tra Luino e Germignaga (Va), sul quale insiste il depuratore”. Certo non se la passano bene neanche quello di Bracciano e di Iseo: il primo, presenta una media di 117.000 particelle per chilometro quadrato, mentre il secondo ha fatto registrare una media 63.000 particelle. Valori medi più bassi interessano il lago di Garda, con quasi 10.000 particelle per chilometro quadrato e il Trasimeno con 7.914 particelle su chilometro quadrato.
Per Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, quello che emerge è un dato inconfutabile: “Le microplastiche sono ormai sempre più presenti negli ecosistemi marini e terrestri, si tratta di un inquinamento di difficile quantificazione e impossibile da rimuovere totalmente. […]. Le cause sono per lo più legate alla cattiva gestione dei rifiuti a monte che deriva dagli scarichi degli impianti di depurazione e da quelli che ancora oggi finiscono nei fiumi e nei laghi senza trattamento alcuno”. Per fronteggiare questo problema e ridurre gli impatti, servono politiche di buona gestione su tutto il bacino idrografico, attività di sensibilizzazione e leggi efficaci di prevenzione come quelle approvate dalla Commissione Bilancio. Soprattutto “è prioritario che il monitoraggio delle microplastiche sia inserito tra le attività istituzionali di controllo ambientale previste dalle norme sulla qualità dei corpi idrici, come fatto per il mare e le spiagge, considerando le microplastiche come indicatore per la definizione dello stato di salute anche delle acque interne” ha aggiunto Zampetti.
“Dai dati ottenuti sulla presenza di microplastiche negli immissari ed emissari dei laghi subalpini - ha concluso Loris Pietrelli, ricercatore ENEA - è evidente la stretta correlazione fra numero di microplastiche e presenza di impianti di depurazione delle acque reflue urbane. Sarebbe pertanto opportuno migliorare i processi di depurazione e contemporaneamente migliorare ulteriormente la normativa in via di approvazione”. Infine, c’è da sperare che lo stop ai cotton fioc non biodegradabili e alle microplastiche nei cosmetici, sia accolto dal prossimo Governo senza ricorrere a deroghe, proroghe ed illeciti, come per anni è accaduto per il bando dei sacchetti di plastica e come ha fatto il Parlamento europeo, che ha da poco posticipato al 2030 il suo impegno nel riusare o riciclare tutti gli imballaggi di plastica.
Alessandro Graziadei
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